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lunedì, Gen 27

10 anni fa nacque l’iPad: una rivoluzione dimezzata


Son passati 10 anni dal giorno in cui, presso lo Yerba Buena Center for the Arts Theater di San Francisco, con lo sguardo di chi sta pensando “l’ho fatto di nuovo“, Steve Jobs mostrò al mondo il primo iPad. 10 anni esatti. A distanza di 10 anni occorre aver maturato la giusta consapevolezza per poter giudicare in modo distaccato ed equilibrato quanto successo nel frattempo e quanto quel giorno abbia significato per il modo di pensare il computing, il mobile e il rapporto con il personal computer.

Una rivoluzione dimezzata

Occorre parlare di rivoluzione dimezzata non in virtù dei risultati conseguiti nel mondo dei tablet, quanto più nella prospettiva delle abnormi (smisurate?) ambizioni che il primo iPad suggeriva. Non serve troppa memoria per ricordare quanti analisti predissero la fine del personal computer, l’inizio di una conversione completa e totale dal desktop al mobile, l’ecatombe dei produttori di pc e altro ancora. Nulla di questo si è realizzato, così come la tv non determinò la scomparsa delle radio e molti altri casi simili nella storia della tecnologia.

L’errore fu quello iniziale: l’iPad si presentava sì con un grandissimo potenziale, ma al tempo stesso portava in sé limiti oggettivi che nel giro di pochi anni si manifestarono con chiarezza. Il device che più di ogni altro doveva diventare lo strumento imprescindibile di qualsiasi professionista, soprattutto, in breve tempo diventò il più fedele amico dell’uomo sul divano, “second screen” d’eccellenza a braccetto con la televisione. Altro che mobilità: per molti anni l’iPad è rimasto confinato ad accessorio casalingo, quel notebook comodo e leggero che intimamente in molti desideravano.

Da strumento di produttività, eccolo diventare così rapidamente fonte di intrattenimento, senza tuttavia mai rinunciare a quelle proprie ambizioni originarie. A distanza di anni il traffico Web da tablet rimane una quota minoritaria, ma nel frattempo sia il ruolo “da divano” che quello “business” si sono radicati e assestati. Oggi l’iPad, sinonimo primo di “tablet” per il mercato, è una nicchia forte e sicura, ma non ha mai davvero sfondato nella misura in cui era previsto a distanza di pochi mesi dall’esordio. Una rivoluzione spuntata, insomma, sfumata nell’evoluzione.

Lo strappo di quel giorno era e rimane, comunque, decisivo.

Il più grande acceleratore

Occorre infatti tornare a quegli anni per interpretare in che contesto nascesse l’iPad, ed il contesto può essere ricordato in una parola sola: Netbook. L’informatica era infatti improvvisamente affondata in questo compromesso al ribasso che prometteva nulla di buono: piccoli laptop dalle specifiche ridotte, dal peso dimezzato e dalle performance affossate.

Il risultato era – diciamolo – imbarazzante. I Netbook non soddisfacevano alcuna necessità e al contempo invadevano un campo che secondo molti apriva a grandi potenzialità. C’era un desiderio strisciante che si faceva largo tra gli utenti, le cui abitudini di consumo stavano ormai mutando sulla spinta della telefonia mobile (l’iPhone, esatto), ma che ancora non trovavano sfogo in una soluzione realmente in grado di interpretarne i bisogni.

Poi, d’improvviso, ecco Jobs. Ecco il suo cilindro. Dal quale spuntò una tavoletta.

Se non fosse arrivato l’iPad saremmo arrivati comunque ove siamo oggi? Sicuramente. Ma l’iPad determinò una decisiva accelerazione sotto molti punti di vista, incanalando tanto i desideri degli acquirenti quanto gli investimenti delle case produttrici. Dopo i tablet venne l’era dei tablet pc, fu chiaro il bisogno in casa Microsoft di evolvere il concetto di Windows e l’intero ecosistema informatico fu travolto da questa deflagrazione. A prescindere da quel che i tablet sono stati e sono tutt’oggi, l’arrivo dell’iPad ha generato uno tsunami di innovazione che ha coinvolto pressoché ogni brand.

Nuovo iPad Pro

Mobile è possibile

L’iPad è servito inoltre come conferma per una rivoluzione che in realtà aveva già preso piede anzitempo: le app erano qui per rimanere. Non solo smartphone, insomma: le app potevano invadere spazi ulteriori, manifestarsi su schermi di superficie maggiore, assolvere a bisogni e utilità più importanti. L’app non era più solo un “minus” del concetto di software, ma erano un reale alter-ego funzionale e performante.

iPad significò “si può fare” e determinò un fondamentale rafforzativo sia per iOS che per l’intero ecosistema Apple.

iPad, oggi

Oggi l’iPad – pur in mezzo ad una selva di rivali – rimane uno dei migliori tablet in circolazione. Il migliore? A voi il giudizio. Il gap si è ridotto nel tempo e il dominio dei primi anni è sfumato, ma la tavoletta di Cupertino mantiene l’aura magica degli esordi e si conferma in termini di resistenza, qualità produttiva e performance. Una scelta di prim’ordine ancor oggi, ancora 10 anni dopo: da 339 euro in su, in varie versioni e dimensioni, per il divano come per il professionista, per il bambino come per lo studente, per il tavolo da cucina come per la sala riunioni.

Una rivoluzione dimezzata? Forse. Ma solo perché le aspettative erano semplicemente troppo alte. Lo dice la storia: nessuna tecnologia ha sostituito in toto la precedente, ma si è semplicemente arrivati ad un riequilibrio. La filosofia Surface ha forse salvato Microsoft, Windows e il mondo pc, intuendo la potenza dell’ibrido e calmierando la cavalcata dei tablet. Ma non avremmo avuto alcun Surface se l’iPad non avesse prodotto quel colpo di reni sul quale Steve Jobs ha messo una delle sue ultime firme.

L’iPad, oggi, rimane dunque un nome inciso a fuoco nella storia dell’informatica. E se a 10 anni di distanza conserva intatte le linee della prima ora, significa che fu davvero un’intuizione rara e genuina. Come solo alle grandi visioni succede. Come solo ai grandi visionari succede.



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