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giovedì, Gen 02

100 anni dalla nascita di Isaac Asimov, uno dei padri della fantascienza


Il 2 gennaio 1920 nasceva lo scienziato e scrittore di grandissimo successo che ha inventato le tre leggi della robotica, ancora oggi un riferimento fondamentale per chi si occupa di intelligenza artificiale

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Lo scrittore Isaac Asimov (foto: Deborah Feingold/Getty Images)

 

È stato uno scienziato brillante e un divulgatore prolifico e appassionato: ma Isaac Asimov, nato il 2 gennaio di 100 anni fa, è ricordato soprattutto come lo scrittore che più di ogni altro – con opere di grandissimo successo – ha fatto entrare la fantascienza nel novero della grande letteratura, e ha sviluppato intuizioni che sono ancor oggi un punto di riferimento imprescindibile per gli sviluppi dell’intelligenza artificiale e delle interazioni uomo/macchina.

Una carriera precocissima

Asimov era nato il 2 gennaio 1920 nel piccolo villaggio russo di Petroviči, nella regione di Smolensk, allora in preda alla guerra civile. Nel 1923 i genitori, di origine ebraica, decisero di trasferirsi negli Stati Uniti e si stabilirono nel quartiere newyorkese di Brooklyn, dove iniziarono a gestire un negozio di dolci e giornali. Asimov sviluppò fin da giovanissimo la passione per la fantascienza, nutrita dalla lettura delle riviste che arrivavano al negozio, e quella per la scrittura: il primo tentativo di racconto risale all’età di 11 anni, mentre a quattordici il giornale della scuola pubblicò la sua prima storia, Little Brothers.

Nel 1939 Asimov si laureò in chimica e fece il suo esordio letterario presso il grande pubblico, con la pubblicazione di Naufragio al largo di Vesta su Astounding Stories, leggendaria rivista a basso costo di racconti thriller e fantascientifici. Assieme ai suoi studi, che lo portarono a conseguire nel 1948 un dottorato in biochimica e poi a diventare docente all’università di Boston, negli anni Quaranta (oggi considerata l’età dell’oro della fantascienza statunitense) Asimov pubblicò molti dei racconti alla base di due delle sue opere più celebri, il Ciclo dei robot e il Ciclo delle Fondazioni, mentre nel 1950 – all’inizio del decennio che lo consacrò come scrittore – uscì il suo primo romanzo, Paria dei cieli.

Scrittore prolifico e poliedrico

Di idee progressiste, lo scrittore fu sempre un sostenitore del partito Democratico e un deciso difensore dei diritti delle donne e degli omosessuali, e, pur sostenendo il diritto all’esistenza dello stato d’Israele, espresse le sue preoccupazioni per i contrasti con i palestinesi che la sua nascita avrebbe provocato.

Pur avendo immaginato in molte delle sue opere un’umanità in viaggio nel tempo e nei più remoti spazi interstellari, Asimov amava poco viaggiare, era terrorizzato dagli aerei (ne prese solo due in tutta la sua vita) e incapace di attività atletiche che richiedessero coordinazione come nuotare o andare in bicicletta. La sua vita fu dedicata soprattutto al lavoro: era noto per la capacità di scrivere per otto ore tutti i giorni, e il corpus delle sue opere oggi è stimato in oltre 500 volumi tra romanzi, racconti e saggi di divulgazione (oltre a più di 90 mila tra lettere e cartoline).

Asimov morì a New York il 6 aprile 1992 per un infarto, causato dall’Aids che aveva contratto nove anni prima a causa di una trasfusione infetta durante un’operazione di bypass: nei suoi ultimi anni lo scrittore aveva tenuto nascosta la sua sieropositività – che fu rivelata dalla seconda moglie solo nel 2003 – per evitare alla famiglia lo stigma che all’epoca circondava la malattia.

Tra le sue opere figurano libri per ragazzi, ad esempio quelli del Ciclo di Lucky Starr, romanzi fantasy e gialli generalmente d’impianto deduttivo come la serie dei Vedovi neri, caratterizzati da un mix di umorismo e invenzioni a volte macabre, e moltissimi saggi di divulgazione scientifica. A essi Asimov si dedicò soprattutto a partire dagli anni Sessanta, con titoli che coprono praticamente tutte le branche della scienza: dalla chimica alla biologia, dall’astrofisica alla cosmologia, fino ad argomenti originali come una ricerca sulle possibilità di esistenza di forme di vita aliene (Civiltà extraterrestri, del 1979), o alla denuncia degli effetti del riscaldamento globale e del buco dell’ozono (Our Hungry Earth, scritto con Frederik Pohl nel 1991).

La sua figura di scrittore, però, è inscindibilmente legata al mondo della fantascienza, di cui è considerato uno dei maggiori esponenti dell’epoca ‘classica’ (assieme a Robert Heinlein e all’autore di 2001: Odissea nello spazio Arthur C. Clarke). E in particolare, a tre importantissimi cicli letterari: quello dei Robot, quello delle Fondazioni e quello dell’Impero.

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Isaac Asimov (foto: Rita Barros/Getty Images)

Il Ciclo delle Fondazioni e quello dell’Impero

Il più noto al grande pubblico è il Ciclo delle Fondazioni, da cui presto sarà tratta anche un serie tv prodotta da Apple Tv+. Il ciclo è composto da tre volumi di racconti scritti tra il 1942 e il 1949 (Cronache della galassia, Il crollo della galassia centraleL’altra faccia della spirale), a cui seguirono poi – tra il 1982 e il 1992 – due seguiti e due prequel.

In questa saga, influenzata fortemente dalla lettura della monumentale Storia del declino e caduta  dell’Impero romano dello storico inglese Edward Gibbon, Asimov racconta le vicende di un gruppo di scienziati che devono affrontare la caduta dell’Impero galattico e gli anni di caos e violenza che ne seguiranno. A guidarli è Hari Seldon, inventore della psicostoriografia, una nuova scienza che unisce matematica e sociologia e consente di prevedere quale sarà il comportamento più probabile delle masse – e quindi come sarà il futuro – attraverso complesse formule matematiche: una suggestione intrigante che ha affascinato per anni sociologi e psicologi.

Anche l’idea di un Impero galattico fu ripresa in forme diverse in molte opere di altri autori, a partire da Guerre Stellari, e Asimov stesso la sviluppò ulteriormente nel Ciclo dell’Impero: nei tre romanzi di questa serie (Paria dei cieli, Il tiranno dei mondi e Le correnti dello spazio), scritti tra il 1950 e il 1952, Asimov descrive il futuro della Terra – spopolata e divenuta radioattiva in seguito a un conflitto nucleare – e narra alcuni degli eventi che hanno portato alla nascita dell’Impero.

Il Ciclo dei robot

È però il Ciclo dei robot, scritto nell’arco di quarant’anni, a trattare i temi che oggi ci appaiono più vicini. La serie è composta da quattro romanzi e tre raccolte di racconti (più una quarta, Tutti i miei robot, del 1982, in cui Asimov ha incluso i racconti fondamentali per comprendere la ‘storia futura’ narrata negli altri due cicli).

I racconti sono ambientati in un futuro prossimo e narrano dell’invenzione dei robot positronici – automi intelligenti simili all’uomo e in grado di sostituirlo in molti compiti – e delle vicende dei tecnici che li costruiscono e collaudano. I romanzi, invece, si collocano in un futuro più remoto (tra circa duemila anni), quando gli emigrati dalla Terra avranno fondato delle prospere Colonie spaziali, e parlano del rapporto tra Terrestri e Spaziali e del ruolo dei robot nell’evoluzione dell’umanità.

A fondamento di tutte le storie di questo ciclo ci sono le tre leggi della robotica (un termine inventato proprio da Asimov), enunciate compiutamente per la prima volta nel racconto del 1942 Circolo vizioso (Runaround):

  1. Un robot non può recare danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno”;
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordino non vadano in contrasto alla Prima Legge”;
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o la Seconda Legge”.

Più tardi, a esse lo scrittore statunitense aggiunse la legge zero, enunciata in I robot e l’Impero (1985) e chiamata così secondo il principio per cui una legge con un numero più basso è sovraordinata a quelle che la seguono. Secondo la legge zero, “Un robot non può recare danno all’umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l’umanità riceva danno”.

Contro ogni dogmatismo

Soprattutto in queste storie appare evidente un peculiare tratto dello stile di Asimov: al centro della narrazione non ci sono tanto l’intreccio, l’approfondimento psicologico dei personaggi o gli elementi avventurosi o spettacolari, quanto la ricerca e la speculazione scientifica. Il quadro fantascientifico entro cui si muovono (quasi) tutti i racconti di questo ciclo è infatti uno spunto per approfondire non solo alcuni aspetti del mondo immaginato da Asimov, ma – più in generale – il funzionamento dei robot, affrontando temi che oggi ci appaiono comuni, ma certamente non lo erano all’epoca in cui furono concepite le storie: reti neurali, Big Data, machine learning, intelligenza artificiale.

Piuttosto delle previsioni sul mondo del 2019 (più di una, peraltro, molto vicina alla realtà), sono proprio i racconti del Ciclo dei Robot a fornire ancora oggi il maggior numero di spunti per riflettere sugli sviluppi delle nuove tecnologie. Ma il vero filo rosso che caratterizza tutta la vastissima opera di Asimov è il rifiuto di ogni dogmatismo (compresi quelli scientifici ed economici) e l’apertura a una continua ricerca, nella consapevolezza – come scrisse nel saggio del 1988 Grande come l’universo – che “in ogni secolo gli esseri umani hanno pensato di aver capito definitivamente l’Universo e, in ogni secolo si è capito che avevano sbagliato. Da ciò segue che l’unica cosa certa che possiamo dire oggi sulle nostre attuali conoscenze è che sono sbagliate”.

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