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10mila passi al giorno, non sempre bastano per stare in salute

da | Mag 6, 2025 | Tecnologia


Pedometro e outfit pronti per la camminata. Le linee guida internazionali consigliano 150 minuti a settima di attività fisica moderata: come si traducono in cifre sul contapassi? Si potrebbe puntare a 10mila passi al giorno, come si sente dire da decenni un po’ dappertutto. Ma sarebbe sbagliato: si tratta infatti di una raccomandazione di massima, priva di un reale riscontro nella letteratura scientifica. Come è nato questo mito? E come andrebbe valutata realmente la giusta soglia di attività fisica settimanale? Vediamolo insieme.

Il primo pedometro

Siamo nei favolosi anni ‘60, e la nostra ambientazione è un Giappone che ha appena celebrato il suo ritorno sulla scena internazionale, ospitando nel 1964 la 18esima edizione delle Olimpiadi. Sull’onda di questa nuova passione per lo sport, nel 1965 un’azienda locale, la Yamasa, lancia sul mercato il primo pedometro indossabile, decidendo – con un’astuta mossa di marketing – di chiamarlo manpo-kei, o “contatore dei 10mila passi”.

Di scientifico nella scelta vi è ben poco, ma molti circoli di appassionati iniziano a prendere in parola il claim della Yamasa, lanciando la mania dei 10mila passi quotidiani tra i podisti dilettanti giapponesi. Perché si trasformi in un mito di portata internazionale, però, serve ancora un tassello: le ricerche svolte (in buona fede, sia chiaro) da un team di ricercatori guidati dall’esperto di salute pubblica giapponese Yoshiro Hatano.

In quel periodo, il dottor Hatano lavorava all’università di Kyushu, e con il suo team stava cercando di trovare una soluzione all’ondata di obesità che si era abbattuta sul paese a causa dei cambiamenti nella cultura alimentare e nello stile di vita dei giapponesi. Accortosi della nuova mania che imperversava tra gli appassionati di camminate, decise di verificare quanti passi compiessero in media i suoi concittadini nell’arco di una giornata, e di provare a quantificare quanti ne servissero per raggiungere un livello di attività fisica ottimale.

Con i suoi calcoli, Hatano stabilì che in media un loro giapponese sedentario faceva circa 3.500/5mila passi al giorno; mentre un appassionato di camminata compiva circa 8.500 passi durante i suoi 70 minuti medi di camminata giornaliera, a cui andavano sommati altri mille/3.500 passi derivanti dalle attività quotidiane, per un totale compreso tra i 9.500 e i 12mila passi al giorno. Perfettamente in linea con la previsione involontaria fatta dalla Yamasa per il lancio del manpo-kei, 10mila passi al giorno sembravano effettivamente la giusta media per considerarsi una persona attiva.

10mila passi al giorno

La pubblicità del manpo-meter dell’azienda Yamasa

Il mito entra in crisi

Nato per caso, come abbiamo visto, e confermato altrettanto per caso dalle ricerche di Hatano, il mito dei 10mila passi al giorno iniziò velocemente a diffondersi in tutto il mondo, spinto dall’entusiasmo dei media, e dalla diffusione dei contapassi tra gli appassionati di fitness. Presto, istituzioni blasonate come l’Oms, l’American heart foundation e lo Us Department of health and human services si trovarono a sponsorizzarlo se non come dato scientifico, quantomeno come raccomandazione di buon senso, utile per raggiungere la giusta quantità di attività fisica giornaliera. Non tutti concordavano, ovviamente, ma il mito continuò a diffondersi indisturbato.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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