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mercoledì, Feb 22

24 ore con Microsoft Bing potenziato dall’intelligenza artificiale di ChatGPT

da Hardware Upgrade :

Una delle prime cose che ho chiesto al nuovo Bing è stata di ricordarmi in che giorno fosse stato lanciato il primo iPhone nel 2007. Al keynote di Steve Jobs ero seduto fra il pubblico, selezionato, che ha avuto la fortuna di assistere dal vivo a quella presentazione, che a 16 anni di distanza si conferma come uno dei momenti più importanti nell’evoluzione della tecnologia. Bing mi ha ricordato che era il 9 gennaio e in effetti faceva freddo, in fila alle 6 del mattino per entrare al Moscone Center di San Francisco, dove si è tenuta la presentazione.

C’era una grande aspettativa per quella presentazione, era da tempo che si parlava di un prodotto rivoluzionario che Apple si apprestava a lanciare, dopo il successo planetario dell’iPod, un prodotto che oggi, non così tanti anni dopo, non esiste più. Quella del 2007 non era ancora la Apple che conosciamo oggi, non era già più l’azienda in grande crisi della fine degli anni novanta, erano passati circa 10 anni dal ritorno di Steve Jobs e c’erano stati i successi dell’iMac, dell’iPod appunto e di iTunes. Era però ancora un’azienda amata in modo viscerale dagli appassionati della Mela, ma non era universalmente riconosciuta come la più importante azienda di tecnologia consumer del mondo e con molti detrattori, spesso critici delle mosse di Steve Jobs. C’era quindi anche molto scetticismo per l’ingresso, non scontato fino all’ultimo momento, di Apple nel mondo della telefonia, all’epoca dominato dai “vecchi” cellulari Nokia e con una serie di telefoni, che oggi chiameremmo smartphone, che però avevano grosse limitazioni.

I primi mesi di ChatGPT ci ricordano da vicino il lancio del primo iPhone

La presentazione del primo iPhone fu molto divisiva. Da una parte chi si rese subito conto del passaggio epocale che rappresentava, ma dall’altra anche una lunga serie di “esperti” che ne decretarono il fallimento, anche prima che arrivasse sul mercato nel giugno del 2007. Io ricordo ancora la sensazione che ho provato uscendo dal mitico keynote, rimasto celebre per una descrizione molto efficace in tre punti, chiari e diretti: è un telefono, è un iPod, è un dispositivo per navigare su internet. Fuori dalla sala principale del Moscone Center c’era una stanza più piccola con delle teche, rigorosamente chiuse a chiave, dove era possibile guardare più da vicino il rivoluzionario iPhone. Rispetto agli smartphone attuali era davvero un “nano”, ma in quell’istante la maggior parte delle persone presenti ebbero la netta sensazione che stavano assistendo a un momento storico, al profondo cambio di paradigma del mercato della tecnologia.

Bing home

Nello scrivere questa lunga e strana introduzione, essendo un articolo intitolato 24 ore con Bing, il nuovo motore di ricerca di Microsoft basato sull’intelligenza artificiale mi ha dato qualche altra dritta. Dopo avermi ricordato il giorno preciso in cui si era tenuta la conferenza stampa di lancio del primo iPhone, mi ha confermato che era il 1997 l’anno in cui Steve Jobs tornò a guidare Apple, ma non è stato in grado di dirmi quale fosse la capacità della sala dove si è tenuto il keynote.

Il vero motivo per cui ho iniziato parlando del lancio del primo iPhone è perché sono profondamente convinto che sitiamo assistendo a un nuovo passaggio epocale, un nuovo flesso nella curva che disegna l’evoluzione della tecnologia, paragonabile alla nascita del mercato degli smartphone. E perché vedo molti punti di contatto fra quello che sta succedendo adesso, all’inizio del 2023, e quello che successe a partire dall’inizio del 2007. Il punto di svolta forse non è il lancio della nuova versione di Microsoft Bing con l’integrazione dell’intelligenza artificiale di ChatGPT, lo strumento sviluppato da OpenAI, ma proprio la disponibilità per il pubblico di ChatGPT. Torno a chiedere conferma a Bing, anche se su questo dato ero certo, di quanto Microsoft abbia investito in OpenAI, ed è una cifra significativa: 1 miliardo di dollari, a cui se ne potrebbero aggiungere altri 10 nei prossimi anni.

Perché l’intelligenza artificiale generativa di ChatGPT è diversa

Per chi ha avuto a che fare con i chatbot negli ultimi anni è molto evidente quanto l’arrivo di ChatGPT sia dirompente. L’intelligenza artificiale che sta dietro il sistema di OpenAI è chiamata generativa, in quanto in grado di generare nuovi dati o modificare i dati esistenti. Non è una distinzione banale, perché anche i migliori chatbot precedenti, per quanto in grado di interpretare il linguaggio naturale utilizzato dagli utenti nel porre domande, poi andavano a “matchare” la risposta più efficace all’interno di un database di risposte predefinite, al massimo modificate leggermente nella forma. L’intelligenza artificiale generativa, invece, funziona con un paradigma diverso, perché il sistema viene alimentato costantemente con dati che non sono finalizzati a rispondere a una specifica domanda o a risolvere un particolare problema. Il sistema, complesso e le cui dinamiche di funzionamento non sono, comprensibilmente, rese pubbliche e anche se lo fossero sarebbero di difficile comprensione, è in grado di riconoscere il linguaggio naturale con cui vengono fatte le richieste e ha un elevato livello di autonomia nell’individuare le fonti rilevanti per dare una risposta efficace. Già questo è abbastanza stupefacente, ma lo è ancor di più la capacità di combinare i dati selezionati in una forma originale e, appunto, generare un nuovo contenuto da proporre all’utente.

Bing domanda

Torniamo un attimo ai punti di contatto con la presentazione del primo iPhone. Queste prime versioni di ChatGPT e del nuovo Bing, che in parte si assomigliano, ma non sono affatto identiche, sono disponibili rispettivamente dal 3 novembre 2022 e dallo scorso 7 febbraio. ChatGPT è stato il servizio tecnologico che ha raggiunto più velocemente nella storia la soglia di 100 milioni di utenti, obiettivo ottenuto in soli due mesi. Tanto per fare due esempi, TikTok ci ha messo nove mesi e Instagram due anni e mezzo. Stiamo quindi parlando di una tecnologia, l’intelligenza artificiale generativa, molto, molto giovane ed è plausibile pensare che l’evoluzione nei prossimi anni sarà molto significativa, così come è lecito aspettarsi che in questo momento sia ancora immatura e incline a incorrere in problemi e veri e propri bug. Facendo il paragone con il primo iPhone, è utile ricordarsi che passò quasi un anno prima della creazione dell’App Store, un elemento essenziale nella definizione stessa di smartphone, perché per quanto fosse rivoluzionario l’iPhone, essere limitati alle app preinstallate da Apple riduceva moltissimo le potenzialità del prodotto. Oggi diamo per scontato che qualsiasi smartphone, iPhone o Android che sia, permetta di installare un numero indefinito di app, per adattarsi alle specifiche esigenze di ogni singolo utente. Non è un caso che un gigante come Huawei sia praticamente sparito dal mercato dopo aver perso l’accesso al Play Store a causa del ban imposto dagli USA. Per quanto a livello hardware i prodotti fossero ancora all’avanguardia, perdere le app ha reso poco attraenti i prodotti.

Il nuovo Bing con intelligenza artificiale integrata è ancora in fase embrionale

Bing oggi è quindi come uno smartphone senza app e, con grande umiltà, mi viene molto difficile prevedere quali potranno essere gli sviluppi delle applicazioni abilitate dall’intelligenza artificiale generativa nei prossimi anni. Fa quindi sorridere vedere colleghi e influencer scagliarsi contro le molte incongruenze che oggettivamente oggi si riscontrano nell’uso di Bing. Ho ascoltato con simpatia un podcast in cui Bing veniva descritto come “scemo” perché si era incaponito con un utente nell’affermare che non eravamo ancora nel 2023, bensì alla fine del 2022, o perché ha rivelato a un giornalista americano di essersi innamorato di lui. Non me ne voglia Microsoft, ma mi ha ricordato il video di Steve Ballmer, di cui Bing mi ha trovato docilmente il link, in cui prendeva in giro l’iPhone dicendo che aveva un prezzo troppo elevato e criticava l’assenza della tastiera.

Bing Antman

Microsoft ha pubblicato un blog post a una settimana dal lancio del nuovo Bing, in cui dichiara di effettuare aggiornamenti quotidiani per la risoluzione dei bug e che le funzionalità e lo stesso modello di funzionamento della chat basata sull’intelligenza artificiale evolveranno in funzione del feedback degli utenti che, come me, hanno avuto l’accesso anticipato alle nuove funzionalità. Il problema delle date sembra sia stato solo in parte risolto, rispetto ai primissimi giorni almeno adesso Bing accetta di buon grado quando gli viene segnalato un errore. Consiglio di leggere il blog post, anche perché Microsoft dichiara esplicitamente che l’obiettivo dell’integrazione dell’intelligenza artificiale di Bing non è di sostituire i motori di ricerca, bensì mettere a disposizione degli utenti uno strumento per comprendere meglio e trovare un senso alle cose del mondo.

Si potrebbe aprire una discussione filosofica sul fatto che sia necessaria un’intelligenza artificiale per comprendere il mondo ed è forse un po’ inquietante che questa sia la finalità che Microsoft si è data, ma in questa sede preferiamo concentrarci su come cambia l’esperienza di utilizzo di un motore di ricerca con l’intelligenza artificiale.

Una giornata passata con il nuovo Microsoft Bing

Ho quindi passato un’intera giornata, in parte dedicata alla scrittura di questo articolo, utilizzando solo il nuovo Bing per effettuare tutte le attività che normalmente realizzo con altri strumenti, non solo quindi le ricerche su internet, per vedere quali sono attualmente le reali potenzialità dell’integrazione della tecnologia alla base di ChatGPT. Sono anche andato un po’ oltre, immaginando una serie di attività, sia legate al lavoro sia alla vita privata, per le quali Bing possa essere di supporto. Passo subito a una conclusione: per sfruttare realmente le potenzialità di Bing è necessario avere delle competenze specifiche sull’argomento che si sta trattando. Può sembrare scontato, ma essendo vero che oggi il sistema è ancora molto acerbo, è necessaria una competenza specifica per valutare il reale valore di quello che Bing ci propone. Sono convinto che questo sarà sempre vero, anche nel momento in cui avremo la certezza (sempre che arrivi questo momento) che le risposte sono accurate al 100%.

La prima cosa che faccio quando mi sveglio la mattina è controllare il meteo, per decidere se uscire in macchina o in moto. Per quanto sia più divertente leggere la risposta di Bing, le informazioni che ho ottenuto sono assolutamente equivalenti, anzi sono proprio le stesse, rispetto a quelle che normalmente ottengo aprendo un’app dedicata al meteo. Arrivato in ufficio avevo un compito specifico: scrivere il payoff di una nuova sezione di Edge9 dedicata, neanche a dirlo, al valore dei dati e dell’intelligenza artificiale. Nei giorni precedenti avevamo fatto un po’ di brainstorming in redazione e avevamo partorito un payoff che ci sembrava abbastanza efficace. Quasi per gioco ho fatto questa domanda a Bing:

Immagina di essere l’editor del sito edge9.hwupgrade.it, che parla di tecnologia per le aziende, soprattutto legate al cloud e alla trasformazione digitale delle aziende. Devi lanciare una nuova sezione chiamata data9, che si occupa di big data e intelligenza artificiale. Fai 3 proposte di payoff per la nuova sezione di data9

Ho volutamente lasciato un piccolo refuso che mi era scappato nello scrivere la domanda, e nello screenshot qui di seguito potete vedere la risposta di Bing.

Bing payoff

Il concetto di “intelligenza dei dati” ci è molto piaciuto e alla fine il payoff è diventato “l’intelligenza dei dati al servizio delle aziende”. Sorprendente, non c’è che dire. Bing è riuscito intanto a strutturare una risposta articolata, che andava anche a specificare il significato di payoff, ma poi è andato oltre, riuscendo a proporre un concetto a cui non avevamo pensato e che si è rivelato molto efficace. Per me diventa quindi il primo utilizzo concreto dell’intelligenza artificiale generativa, dopo settimane passate a “giocare” con ChatGPT. Per scrupolo, sono andato anche su ChatGPT, dove ho inserito esattamente lo stesso prompt (così viene chiamata la domanda sottoposta all’intelligenza artificiale) ma il risultato non è stato altrettanto soddisfacente.

ChatGPT

Intanto ChatGPT ha proposto direttamente le tre alternative di payoff e poi le soluzioni presentate non erano altrettanto efficaci. Questo non dimostra in modo incontrovertibile, perché è un esempio singolo e troppo limitato, che i due sistemi “ragionino” in maniera differente, ma è un segnale del fatto che partendo dalla stessa tecnologia di base, poi le singole implementazioni possono essere diverse e generare risultati differenti.

Per ottenere il massimo dal nuovo Bing serve competenza

Risolto brillantemente il problema del nuovo payoff, la mia giornata è proseguita con l’organizzazione dell’agenda del Mobile World Congress di Barcellona, evento a cui parteciperò nei prossimi giorni. Sarà che dopo la pandemia c’è una gran voglia di incontrarsi nuovamente di persona, ma i tre giorni che passerò in fiera si preannunciano davvero intensi, con una lunga serie di interviste che ho già fissato. Avevo già individuato 3 macro argomenti che guideranno le varie interviste, ma ho colto l’occasione di chiedere anche un “parere” a Bing, sottoponendo questo prompt:

Immagina di essere un giornalista che deve partecipare al mwc 2023 per scrivere un articolo sui trend tecnologici per le aziende. Quali sono i 3 principali trend del mwc 2023?

Bing MWC

Anche qui un po’ di stupore nel leggere la risposta di Bing, perché due dei tre trend proposti si sovrappongono a quelli che avevo individuato direttamente. Al posto del metaverso, nella mia lista, c’è il tema della cybersecurity, ma per gli altri due ha colto nel segno, un’altra volta.

Prima parlavamo del fatto che è necessaria una competenza specifica per sfruttare al meglio uno strumento come Bing. Un altro elemento fondamentale, comunque legato alle competenze, è l’impostazione del prompt. L’efficacia della risposta è influenzata in modo molto netto dalla qualità del prompt. Un buon prompt deve innanzitutto definire il contesto, quindi scrivere “immagina di essere un giornalista o l’editor di edge9” incide sia sulle fonti che Bing andrà a utilizzare, sia sul tipo di linguaggio che utilizzerà per la risposta.

Nel resto della giornata mi sono imposto di utilizzare Bing anche per attività meno “generative”, come gestire il calendario o controllare la posta, ma per questo tipo di attività, anche per delle limitazioni nell’accesso a servizi esterni, non si ottiene un vantaggio significativo utilizzando la chat di Bing. Discorso diverso invece per le normali ricerche su internet, in questo caso scrivere la richiesta in linguaggio naturale e non stare troppo a pensare alle keyword più rilevanti ha reso l’attività di ricerca più fluida e, in alcuni casi, anche più immediata.

Bing cita espressamente le fonti utilizzate

È importante sottolineare un aspetto che Bing cura con molta attenzione e che diventerà sicuramente un tema generalizzato con il diffondersi di tecnologie simili. Mentre il risultato di una ricerca su un motore di ricerca, che sia Bing o Google, porta nella stragrande maggioranza dei casi a cliccare su uno dei risultati proposti, nel caso di una chat come quella del nuovo Bing basata sull’intelligenza artificiale, la risposta che si ottiene è spesso completamente soddisfacente e quindi il conseguente clic, che porta l’utente sul sito e/o servizio che è stato utilizzato come fonte, non avviene. Si spezza quindi quel meccanismo, in parte virtuoso, in parte vizioso, che regola di fatto il traffico su internet. Se il sito utilizzato come fonte dall’intelligenza artificiale di Bing non riceve il traffico che prima riceveva dai motori di ricerca, in prospettiva si apriranno temi di vario genere, economici, legali, di copyright, sull’utilizzo che viene fatto dai motori di ricerca basati sull’intelligenza artificiale. È troppo presto per capire come si evolverà la questione, ma intanto Bing ha implementato un meccanismo, non presente in ChatGPT, che mostra le fonti a cui si è ispirato per generare la risposta.

Quindi, finita la giornata di lavoro, svestiti i panni di giornalista e indossati quelli di gamer, ho chiesto a Bing:

stasera devo fare il raid caduta di un re di destiny 2, voglio giocare come cacciatore, mi puoi consigliare una build?

Bing Destiny 2

Mi armerò di Simulatore Dormiente per scaricare un po’ di adrenalina… in questo caso la risposta di Bing non aggiunge molto a una normale ricerca online, ma è comunque efficace il riassunto che ha fatto della build e i link ai video sulle build sono presentati in modo corretto. Anche in questo caso vengono citate le fonti ed è molto probabile che da una risposta di questo tipo si passi direttamente a un video o a una guida approfondita.

Microsoft Bing con l’IA di ChatGPT: un buon punto di partenza

Questo primo assaggio del nuovo Bing è stata una bella conferma. Conferma del fatto che c’è un prima e un dopo ChatGPT, così come c’è stato un prima e un dopo iPhone. Il servizio è appena stato lanciato, quindi possiamo sicuramente aspettarci un corposo sviluppo dell’esperienza utente, ma la strada è segnata e la chat con un’intelligenza artificiale generativa sarà uno dei nuovi modi con cui interagire con la tecnologia, non solo per fare ricerche su internet. Perché si apre un mondo, che va conosciuto e studiato a fondo, per evitare le paure che vengono sbandierate sulla possibilità che l’intelligenza artificiale possa sostituirci in tutto e per tutto. Non condivido la finalità che Microsoft si è data per Bing, perché non credo serva uno strumento del genere per trovare un senso alle cose del mondo. Credo invece che possa diventare, già da subito, un fenomenale aiuto nelle cose che facciamo ogni giorno e se pensiamo a come si è evoluto il concetto stesso di smartphone dal lancio del primo iPhone a oggi, allora le possibilità diventano davvero infinite. Basti pensare a una possibile integrazione fra un’intelligenza artificiale generativa e gli assistenti vocali tipo Alexa. Staremo a vedere.

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