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domenica, Set 13

40 anni fa usciva Scary Monsters di David Bowie. Che NON è il suo ultimo capolavoro



Da Wired.it :

Eppure viene sempre definito così. Storia di un album che usciva il 12 settembre 1980 con l’epiteto di “purga” (affibiato dallo stesso Bowie) e che suona ancora freschissimo

Ground control to Major Tom”, cantava David Bowie in Space Oddity nel 1969, il suo primo, grande successo. “Ashes to ashes, funk to funky, we know Major Tom’s a junkie” (“Cenere alla cenere, funk al funky, sappiamo che il Maggiore Tom è un tossico”) cantava in Ashes To Ashes nel 1980. Demolendo il mito dell’astronauta protagonista di uno dei suoi più grandi successi, chiudendo i conti con il passato e parlando anche di se stesso in un pezzo straordinario che è anche una lunga confessione. Ashes To Ashes è il brano più famoso di Scary Monsters, l’album del 1980 che, a torto o ragione, è stato sempre considerato l’ultimo grande disco di David Bowie. Tanto che, in epoca recente, ogni suo album a cui si voleva fare un complimento veniva definito “la cosa migliore dai tempi di Scary Monsters”. Che usciva il 12 settembre del 1980: dunque ha 40 anni, e suona ancora freschissimo.

La celebre copertina di Scary Monsters di David Bowie

David Bowie arrivava dall’esperienza della storica Trilogia Berlinese (Low, “Heroes” e Lodger), che aveva toccato vette altissime a livello artistico, ma non era stata un grande successo di pubblico. Così, nel febbraio del 1980, il Duca Bianco arrivava ai Power Station Studios di New York, insieme allo storico produttore Tony Visconti, consapevole di dover realizzare, per la prima volta dai tempi di Young Americans, un disco dal potenziale commerciale. Una settimana prima, intanto, era diventato effettivo il suo divorzio dalla moglie Angela. Anche questa esperienza in qualche modo sarebbe finita in Scary Monsters. Che chiude un’epoca, quella sperimentale della seconda metà degli anni ’70, e allo stesso tempo ne apre una nuova, proiettando Bowie verso le atmosfere della New Wave e un suono più pop, ma anche verso il successo commerciale (sarebbe diventato il disco più venduto da Young Americans), che lo avrebbe portato all’esplosione di Let’s Dance. Ma Scary Monsters è davvero l’ultimo capolavoro di David Bowie? Probabilmente no: tra i suoi grandi dischi si possono contare sicuramente 1. Outside, altro lavoro “berlinese” registrato con Brian Eno, del 1995, oscuro e sperimentale, e ovviamente Blackstar, uscito a pochi giorni dalla sua scomparsa, l’8 gennaio 2016.

Da New York a Londra

Come i dischi precedenti, Scary Monsters nasce a partire dalla registrazione della sezione ritmica: Dennis Davies alla batteria, George Murray al basso e Carlos Alomar alla chitarra, insieme per il quinto disco consecutivo. Alla chitarra solista doveva esserci Tom Verlaine dei Television: arrivò, invece, Robert Fripp, autore delle storiche parti di chitarra su Heroes. In una canzone ci sarà anche Pete Townsend, il carismatico leader degli Who. Alle tastiere suonerà pure Roy Bittan, che stava registrando The River di Bruce Springsteen lì vicino. Ai Power Station Studios si lavorò per due settimane circa, completando un solo brano. Tutti gli altri rimasero in sospeso, come degli strumentali. Bowie decise di prendersi un po’ di tempo per pensare. La band si ritrovò così due settimane dopo, a Londra, ai Good Earth Studios: Bowie, a sorpresa, arrivò con delle canzoni pronte, una cosa che, ai tempi della Trilogia Berlinese, non aveva mai fatto. Aveva portato con sé testi intensi, che non improvvisava più davanti al microfono come nei dischi precedenti, e melodie costruite alla perfezione. Stava nascendo Scary Monsters.

Ashes To Ashes: Major Tom è un tossico

Ma parliamo di Major Tom. Ashes To Ashes è uno dei brani più grandi mai composti da Bowie: ritmi in levare dalle influenze ska, chitarre funk, tappeti di sintetizzatori e una melodia sinuosa che introduce la voce disincantata di Bowie. Il suono Wurlitzer che accompagna la base ritmica doveva essere realizzato con un piano Wurlitzer che stentava ad arrivare (e non arrivò mai). Così si prese un pianoforte a coda e lo si trattò con un apparecchio chiamato Eventide. L’inconfondibile tema della canzone, invece, è stato creato con un guitar synth (un sintetizzatore che viene controllato da una chitarra) suonato da Chuck Hammer. È la sperimentazione di fine anni ’70 che confluisce in un perfetto brano pop. È il seguito di Space Oddity: 11 anni dopo il lancio, il Maggiore Tom manda al Centro di Controllo un messaggio che rivela tutta la sua insensibilità, il suo isolamento, la sua insicurezza. In quel “ashes to ashes, funk to funky, we know Major Tom’s a junkie” c’è anche la lotta di Bowie per liberarsi dalle sue dipendenze. Ashes To Ashes è – così la definì Bowie a NME – una canzone sulla fanciullezza perduta. Ma in quei versi “I’ve never done good things, I’ve never done bad things, I never did anything out of the blue” (“Non ho mai fatto cose buone, non ho mai fatto cose cattive, non ho mai fatto niente di inatteso”) c’è anche l’insoddisfazione che caratterizzava Bowie in quel periodo. Ashes To Ashes è dunque un consuntivo degli anni ’60, la conclusione di un cerchio narrativo. Il Duca Bianco vuole dirci: Tom è lassù da qualche parte, l’abbiamo perso, lasciamolo in pace.

Il Paintbox e il New Romantic

Il successo di Ashes To Ashes si deve anche al celebre video di David Mallet, innovativo perché usava la tecnologia del Quantel Paintbox, un sistema computerizzato che permetteva di manipolare in diretta le riprese: le scene girate su una spiaggia così furono trattate con un effetto di solarizzazione. Il cielo è nero, il mare è rosa. Sullo sfondo, alcune comparse che erano state prese dalla scena New Romantic, tra cui Steve Strange dei Visage. In primo piano c’è Bowie in quello che forse fu il suo ultimo, grande travestimento, quello del clown Pierrot dall’espressione triste, inseguito da un bulldozer e rimproverato dalla madre anziana. Anche questo trucco è preso dal passato e dall’esperienza da mimo che ha maturato l’artista con Lindsay Kemp nei ’60.

Fashion e quell’ironia sulla moda

Se la scena New Wave era entrata nel video di Ashes To Ashes con i figuranti New Romantic, c’è un altro brano che è diventato un simbolo del movimento, Fashion. Nato da una demo chiamata provvisoriamente Jamaica, che univa funk e reggae, si regge su una linea di basso che riprende quella di Golden Years. Ma è la chitarra di Robert Fripp, acida e stridente, che regala al pezzo un tocco unico e immediatamente riconoscibile. Bowie canta in maniera fredda, quasi robotica, un testo che ironizza sul mondo della moda. Un mondo che, probabilmente ignaro di questa ironia, ha subito preso il pezzo e l’ha utilizzato come abituale colonna sonora delle sfilate. Ma Fashion può essere letto anche come un testo sulla natura effimera, oltre che della moda e del ballo, della politica: nei versi “move to the left, move to the right” (“gira a sinistra, gira a destra”) “talk to me, don’t talk to me” (“parlami, non parlarmi”) c’è tutto questo, ma anche le alterne fortune di Bowie come celebrità e punto di riferimento dello stile negli anni ’70.

Relazioni pericolose

Scary Monsters, la canzone che dà il titolo dell’album, e il terzo singolo estratto, è una cavalcata dominata dalla chitarra di Robert Fripp in cui David Bowie canta con accento cockney di una storia d’amore claustrofobica, di una ragazza che ha “terrore per gli spazi chiusi”,  “vaga intontita per strada e non riesce a socializzare” e “chiede amore e io le do una mente pericolosa”. Relazioni pericolose, come quelle della China Girl di Iggy Pop, che poi riprenderà lo stesso Bowie. Come quelle di Up The Hill Backwards, che uscì come quarto singolo. È un brano solo apparentemente spensierato, una sorta di filastrocca, che viaggia su un ritmo rock’n’roll alla Bo Diddley, ma con le immancabili chitarre stridenti di Fripp. In realtà, parla del divorzio: si riferisce a questo “Il vuoto creato dall’arrivo della libertà e le possibilità che sembra offrire”. E, ancora più chiaro: “Siamo legalmente menomati, è la morte dell’amore”.

La stessa vecchia roba travestita di nuovo

I quattro scintillanti singoli, tutti sulla facciata A dell’album, rischierebbero di oscurare un lato B che invece è pieno di perle, e non ha un attimo di cedimento. Teenage Wildlife è sostenuta dalla linea di chitarra, insinuante e pulita (un po’ come suonava su Heroes) di Robert Fripp, e vive su una progressione e un crescendo eccezionali, con la voce appassionata di Bowie che sale fino all’esplosione del ritornello. Si parla ancora di vittime della dittatura della moda, e anche degli epigoni di Bowie che si affacciarono sulla scena di fine anni ’70 (“Sei un magnate dal naso rotto, uno dei ragazzi della New Wave, la stessa vecchia roba travestita di nuovo”): Gary Numan (il cantante famoso per Cars) era convinto di essere uno dei bersagli, e ne era anche piuttosto orgoglioso. La voce del Duca Bianco è strepitosa anche in Scream Like A Baby, grazie a un effetto molto particolare (su due linee vocali, viene contemporaneamente alzata e abbassata l’intonazione). Il brano riprende un suo vecchio pezzo dei ’70, I Am A Loser (scritto per gli Astronauts) e, nelle mani di Bowie e del suo team, entra pienamente nel mood di Scary Monsters e viene accostato ad alcune hit dell’epoca, come Enola Gay degli OMD (per le classiche tastiere tintinnanti del ritornello). Kindgome Come è l’unica cover del disco (è scritta da Tom Verlaine dei Television) e arriva prima di Because You’re Young, dedicata al figlio che all’epoca aveva nove anni (Duncan Jones, oggi affermato regista cinematografico): alla chitarra c’è Pete Townsend, il chitarrista degli Who, di cui Bowie è sempre stato un grande ammiratore. Una volta arrivato in studio ci si aspettava qualcuno dei suoi classici show, il mulinello con le braccia mentre suonava la chitarra, la stessa chitarra sbattuta contro gli amplificatori. Si trovarono di fronte un uomo molto educato.

Se Robert Fripp immagina di suonare con B.B. King

Scary Monsters ha una struttura circolare. Si apre con It’s No Game e si chiude con la stessa canzone, ma in una versione molto diversa. It’s No Game (Pt.1) è un pezzo sorprendente. Introdotto da una voce femminile giapponese e sostenuto dai loop di chitarra di Robert Fripp (Bowie gli aveva chiesto di immaginare di suonare in un duetto con B.B. King e di rispondere a modo suo al bluesman), vede il Duca Bianco urlare in un modo che non avevamo mai sentito. La canzone parla di fama e del fascino della morte improvvisa come notizia sensazionale a uso e consumo dei media. La voce femminile che attacca è di Michi Hirota, attrice che a quel tempo stava lavorando a teatro a Londra in The King And I: la parte in giapponese avrebbe dovuto essere cantata dallo stesso Bowie, e la donna doveva solo insegnargli la pronuncia. Fu lui a chiederle di recitare per i brano. It’s No Game (Pt.2) è la stessa canzone, eseguita in un modo più classico, compassato, con un altro testo. Bowie se la prende con i fascisti, quasi a voler chiudere le tante illazioni e polemiche che, negli anni ’70, erano emerse rispetto alle sue presunte idee politiche. Quanto alla paura di essere ucciso, neanche tre mesi dopo l’uscita del disco, divenne tragicamente realtà, con l’assassinio di John Lennon.

Una specie di… purga

Al momento dell’uscita di Scary Monsters David Bowie non era convinto di aver fatto un grande disco. In un’intervista a NME confessò di provare un senso di inadeguatezza come artista: “Ho questa lunghissima catena con una palla di borghesia all’estremità che mi trattiene”. In un’altra occasione definì il disco indolore, scelta singolare, soprattutto perché parliamo di un album molto personale. In seguito avrebbe detto che Scary Monsters “è una specie di purga. Ero io che sradicavo da dentro di me i sentimenti con i quali mi sentivo a disagio”. Insomma, Scary Monsters è Bowie che fa i conti con se stesso, è una sorta di esorcismo, un liberarsi dagli spaventosi mostri che aveva dentro di sé. È per questo che suona catartico, energetico, vitale. Il successo è dovuto alla grande musica al suono dei primi anni ’80: si inseriva benissimo nel solco della New Wave, con i suoi sintetizzatori e le chitarre elettriche stridenti, suonate in modo non convenzionale. “Sentimmo in qualche modo che avevamo finalmente realizzato il nostro Sgt. Pepper, dichiarò il produttore Tony Visconti. Bowie non avrebbe più lavorato con lui per molto tempo. E Scary Monsters chiuse di fatto l’epoca degli album d’avanguardia di Bowie. Ma, vi prego, non consideratelo l’ultimo.

 

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[Fonte Wired.it]