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lunedì, Ott 07

5 buoni motivi per chiedere un reboot di Stargate


Dopo svariati film e serie tv, la saga iniziata col film del 1994 rischia di essere dimenticata: ma sono molti i motivi per recuperare il suo riuscito mix di ironia, storia e avventura

Nell’ottobre 2009 iniziava negli Stati Uniti Stargate Universe, spin-off della serie televisiva che a sua volta era tratta dal film fantascientifico del 1994. La franchise generata da quella pellicola, che immaginava che si potesse viaggiare fra vari pianeti e dimensioni dell’universo attraverso reperti archeologici a forma di disco che in realtà erano manufatti di un’avanzatissima civiltà aliena, ha avuto numerose incarnazioni, tutte più o meno di successo, e ancora oggi mantiene vivo il suo fascino. Con tante serie che oggi vengono riproposte in revival o reboot, perché non ripensare anche a questa? Ecco alcuni motivi per farlo, a nostro insindacabile giudizio.

1. Gli universi, ovviamente

Basata su una rielaborazione del ponte di Einstein-Rosen, ovvero particolari curvature dello spaziotempo che permettono istantaneamente di trasportarsi da un punto all’altro del cosmo, l’idea alla base di Stargate apre in effetti a possibilità narrative infinite, immaginando che, attraverso questi ingegnosi portali, si possa viaggiare in un attimo da un pianeta all’altro, andando incontro dunque a innumerevoli nuove civiltà e ad altrettante avventure.

Non è un caso che, dopo il film, siano stati molti i titoli seriali sfornati da questa saga. La prima, Stargate SG1 – andata in onda dal 1997 al 2007 – si ricollegava alla pellicola immaginando la resistenza dei pianeti della Via lattea della dominazione Goa’uld, alieni dalla tecnologia elaboratissima che si fingono divinità (come successo nell’antico Egitto) per sottomettere le altre civiltà; Atlantis, diffusa dal 2004 al 2008, utilizzava il pretesto dei viaggi dello Stargate per concentrarsi sulla ricerca della città perduta di Atlantide; Universe (2009-2011) seguiva una spedizione che rimane bloccata su una nave spaziale ai limiti dell’universo. Le variazioni sul tema potrebbero essere potenzialmente innumerevoli.

2. Le potenzialità dello streaming

Alla fine degli anni Zero ogni piano riguardante Stargate (compresi nuovi film spin-off di SG1 e Atlantis) fu abbandonato a causa della bancarotta della Mgm, studios che detiene i diritti di tutta la franchise. Un tentativo recente di riportarla in auge è stato fatto a dire il vero con Stargate Origins, una serie tv diffusa nel 2018 solo su una servizio online a pagamento chiamato Stargate Command: i dieci episodi ambientati attorno agli anni della Seconda guerra mondiale fungevano da prequel, immaginando la scopritrice degli stargate, una giovane Catherine Langford, alle prese con la comprensione di questi strani strumenti e con la minaccia dei nazisti, anche loro interessati.

Sebbene questa serie prequel non abbia poi dato i risultati sperati, tanto che nell’aria non c’è alcun progetto di una seconda stagione (o di nuove serie derivate di questo tipo), il fatto che il proliferare dei servizi di streaming dia a un più ampio numero di serie la speranza di venire ordinate fa ben sperare anche per Stargate. Tanto più che gli streaming sono sempre alla ricerca di saghe fantasy e fantascientifiche, tanto più se già note al grande pubblico: realtà come Netflix o affini potrebbero dare nuova linfa vitale a queste storie, magari con budget che produzioni così elaborate meritano.

3. Ah, quei personaggi iconici

La speranza di un ritorno di Stargate si traduce anche in quella di rivedere sullo schermo numerosi personaggi che hanno fatto la storia di questa saga seriale. Uno dei più amati di questi è sicuramente il comandante Jack O’Neill, per molti anni leader del gruppo di SG1: oltre a essere interpretato da Richard Dean Anderson, ovvero l’attore di McGayver, questa figura avventurosa tanto quanto ironica, era la quintessenza del carisma necessario a portare avanti una serie come questa. Oggi Anderson ha quasi 70 anni e difficilmente riuscirebbe a interpretare lo stesso personaggio con la stessa vitalità, ma sarebbe un ottimo mentore e potrebbe entrare nella storia in mille modi diversi.

Memorabile in SG-1 era anche Teal’c, il guerriero di Jaffa prima al servizio dei Goa’uld e poi passato al team degli umani, che con il suo senso pratico e morale inappuntabile e la sua completa assenza di ironia era un perfetto contraltare per O’Neill. Ma difficile dimenticare anche Rodney McKay di Atlantis, fisico supergeniale e a volte un po’ arrogante, o ancora Camile Wray di Universe, la prima lesbica dichiarata della franchise – e anche uno di quei personaggi talmente d’impatto che non si può che amarla o odiarla. La lista sarebbe sicuramente lunga (anche degli alieni, come ad esempio Thor), così come quella degli appigli con cui rivitalizzare la saga.

4. Passato e futuro

Quelle di Stargate sono sempre state vicende che partivano da un retroterra storico-archeologico per sviluppare da lì una vicenda puramente fantascientifica. In origine, ad esempio, il dio più potente venerato dagli antichi Egizi, Ra, non era altro che uno dei più importanti rappresentati dei Goa’uld venuti sulla Terra per schiavizzarne la popolazione. Allo stesso modo altre credenze che noi riteniamo di valenza storica, come la mitologia norrena o la leggenda di Atlantide, non sarebbero altro che conseguenza dei tentativi di razze aliene di proteggere o manipolare le varie civilizzazioni della galassia.

Anche qui gli ambiti in cui nuove potenziali serie potrebbero agire sono numerosi: dalla civiltà Maya alle leggende giapponesi, dall’esplorazione dell’Artico all’isola di Pasqua, sono tantissime le ispirazioni fra l’archeologico e il misterioso che potrebbero aprire nuovi scenari, senza contare l’introduzione di nuove specie aliene.

5. Quel po’ di ironia

Già nel primo film, ma soprattutto con la serie SG1, Stargate aveva dimostrato di riuscire a condensare tutti gli elementi che si sono citati finora in una cornice elaborata proprio per tenere in sé complessità e leggerezza. Ovviamente tutta la dimensione di avventura, con la guerra fra civiltà della galassia, parassiti alieni, tecnologie devastanti a servizio degli eserciti, era calibrata a uno spirito ironico e in un certo senso ludico, per non parlare di alcuni sottotesti romantici volutamente impacciati. Spostandosi su Atlantis ma ancora di più su Universe, questo bilancio è stato progressivamente abbandonato in favore di dimensioni narrative più drammatiche e più simili alla fantascienza classica.

Eppure è stata quella bilanciatissima formula iniziale a permettere all’universo di Stargate di espandersi con grande facilità nel mondo seriale. Nuove produzioni seriali dovrebbero dunque mirare a riproporre al pubblico quella ricetta ben miscelata di avventura, sagacia, tuffo nella storia ma anche fantasiosa evasione intergalattica. Pochi prodotti come Stargate sono riusciti a riprodurre questa formula, e sarebbe ora che l’originale ritornasse a riprendersi ciò che gli spetta.

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