Seleziona una pagina
martedì, Nov 17

5 cartoni animati brutti ma belli



Da Wired.it :

Potevano sembrare kitsch, oppure noiosi, assurdi e infantili, in realtà avevano il loro perché. Come He-Man e i dominatori dell’universo, che il 21 novembre festeggia 35 anni dalla sua fine

Dell’infinità di cartoni animati che hanno affollato le reti televisive nostrane negli ultimi decenni, alcuni sono passati alla storia per la loro originalità, per la perfezione della fattura, per l’impatto che hanno avuto nella cultura popolare. Altri erano semplicemente dimenticabili, brutti oppure insignificanti.

Esiste, tuttavia, una categoria che oggi chiameremmo guilty pleasure, ovvero produzioni particolarmente trash, kitsch e assurde che però hanno conquistato il cuore dei telespettatori. Insomma, fanno parte della categoria “brutte ma belle”, come He-Man e i Dominatori dell’universo, che il 21 novembre 1985 festeggia 35 anni dalla sua fine.

1. He-man e i dominatori dell’universo

Un palestrato super abbronzato che indossa un costumino striminzito e sfoggia uno spiazzante caschetto biondo è il protagonista di questo cartone animato americano imprescindibile. Come la maggior parte delle serie animate prodotte negli Stati Uniti, nasceva con intenti commerciali, ovvero vendere le riproduzioni degli oggetti presentati nel corso delle puntate. Tuttavia, He-man e i dominatori dell’universo, futura icona della comunità lgbt, era molto di più. Un principe apparentemente stupido e pigrone nascondeva in realtà una doppia natura: si trasformava – per il potere di Grayskull! – nel potentissimo He-Man, il protettore del pianeta Eternia, governato dalla magia e popolato da variopinti incroci tra uomini e animali. He-man e i suoi amici, compresa la leggendaria tigre mutante Battle-Cat, combattevano su base quotidiana l’oscuro Skeletor, l’immancabile cattivo sopra le righe e isterico. Nonostante i forzati propositi didattici, le declinazioni trash, l’animazione povera e le trame ripetitive, questo cartone animato incentrato su un guerriero alla Conan il barbaro  era divertentissimo, super inclusivo e tipicamente “guilty pleasure”, l’emblema appunto del brutto ma bello.

2. Excel Saga

Il fumetto sperimentale insensato trasposto in anime (realizzato nel 1999 e trasmesso due anni dopo su MTV) è un altro emblematico brutto ma bello (anzi bellissimo). Excel è una teenager entusiasta e logorroica al servizio dell’immancabile organizzazione alla conquista del mondo. Tutto quello che fanno lei e la sua partner, la timida e virtualmente indistruttibile Hyatt, è portare avanti missioni fallimentari i cui esiti non riescono minimamente a scalfire la dilagante positività di Excel e il suo amore infinito per Sua Eccellenza Il Palazzo, bello e austero leader dei cattivi.

Il senso dell’assurdo e l’assoluta confusione che regnano in questo cartone sembrano seguire un registro ideale, ma la verità è che non ha davvero un minimo di coerenza, continuità e direzione. Tuttavia, l’incontrollabile follia delle situazioni e i personaggi totalmente inutili ma geniali – come il bimbo Pedro, gli orribili Pucchu, il misterioso Quell’uomo e, soprattutto, il depressissimo cane Frattaglia – ne fanno un autentico capolavoro nonsense di bellissima bruttezza.

3. Chobin, il principe stellare

Il successo di questo cartone animato per bambini, della metà degli anni ’70, resta un mistero. Brutto era soprattutto il protagonista, un piccolo principe alieno pressoché informe che somigliava a una goccia d’acqua gigante con tanto di ciuffo e piedini. Chobin raccontava le avventure di questo extraterrestre caduto sulla terra e costantemente in pericolo, perché perseguitato dal cattivissimo di turno, l’esagitato Brunga. Costui era ed è un vero e proprio mito dell’animazione, non ultimo di una lunga schiera di villain votati alla distruzione del mondo, psicopatici, logorroici, macchiettistici e con l’abitudine di prendersela con i propri accoliti (quei poveri e adorabili pipistrelli). Chobin sopravviveva a tutti gli attentati grazie agli animali del bosco, a un nonnetto e alla sua nipotina. Chobin era, come Astroboy, una dei pochissimi cartoni animati a sfondo fantascientifico adatto ai più piccoli. Per quanto a prima vista brutto, vantava alla regia Rintaro di Capitan Harlock, il quale donò al cartone un’iconografia deliziosamente fiabesca.

4. Lovely Sara

Non si contano i bambini protagonisti di cartoni animati giapponesi perseguitati dalla sfiga più nera che hanno traumatizzato la nostra infanzia. Il re di tutti gli orfani degli anime è senz’altro il Dolce Remì, mentre sul versante femminile l’eletta è Sara Morris. Bimba ricchissima, sembra destinata a un futuro radioso, fin quando il padre non decide di farla tornare in Inghilterra dall’India dove ha trascorso un’infanzia paradisiaca. Qui dovrebbe ricevere l’istruzione adatta a una nobile inglese, ma il papà perde le sue ricchezze e Sara finisce per diventare la sguattera del collegio. Permeato da un tragico fatalismo e costellato di personaggi memorabili – l’acida Miss Minci, la perfidia e invidiosa Lavinia e, soprattutto, l’inquietante bambola PriscillaLovely Sara descrive le vessazioni e le umiliazioni subite dalla smunta ed emaciata protagonista, che affronta tutto stoicamente. Come buona parte delle protagoniste sventurate dell’animazione nipponica, anche Sara vanta origini letterarie: è infatti la protagonista del romanzo La piccola principessa che quasi tutte le bimbe della generazione anni ’80 hanno letto, appassionandosi spasmodicamente al fato della poveretta. Per il cartone vale lo stesso principio: brutto, triste e tragico, sfoggia un’eroina che con grazia e nobiltà si dimostra superiore ai suoi aguzzini e viene premiata con un ritorno di fortuna.

5. Tutti in campo con Lotti

Un giovanotto goffo si allena per diventare un campione di golf. È il soggetto di uno di quei cartoni animati che sulla carta sembrerebbe destinato all’oblio e invece decolla diventando tutto sommato popolare. I cartoni di genere spokon, ovvero i manga sportivi, hanno trattato davvero qualsiasi disciplina; non stupisce che dopo essersi focalizzati sugli sport più amati dalla fascia di pubblico di riferimento, come il calcio, il basket e il tennis, abbiano pescato tra i meno ovvi. Così nasce Tutti in campo con Lotti, anime su un ragazzo, un po’ tracagnotto e apparentemente imbranato, con la passione per il golf che sogna di partecipare agli Us Open. Come una partita di golf potesse risultasse esaltante agli occhi dei bambini ce lo chiediamo anche noi, che lo abbiamo visto con entusiasmo, eppure questo cartone riuscì nel miracolo.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]