Seleziona una pagina
martedì, Lug 09

5 cose che cambieremmo della terza stagione di Stranger Things


La serie dei fratelli Duffer permette al pubblico di rituffarsi negli anni Ottanta. Undici e gli altri sono alle prese con la creatura più insidiosa del Sottosopra, mentre noi ci godiamo lo show anche se… qualcosina avremmo voluto fosse stata diversa

La terza stagione di Stranger Things, serie creata dai fratelli Duffer e ambientata a metà degli anni Ottanta ha debuttato su Netflix il 4 luglio con otto episodi dedicati alla minaccia della figura mostruosa e gigantesca del letale Mind Flayer. Undici e gli altri teenager hanno dovuto mettere da parte la quotidianità tipica degli adolescenti – tra scaramucce amorose, pomeriggi al cinema e giochi da tavolo – per salvare la cittadina di Hawkins e se stessi.

La terza stagione di Stranger Things è gremita di citazioni dalla pop culture americana degli anni Ottanta, basti pensare al personaggio del supersoldato ricalcato dal Danko interpretato da Arnold Schwarzenegger (con tanto di capelli a spazzola) che sembra un incrocio tra il T-800 e il T-1000 di Terminator 2: Il giorno del giudizio. Altri riferimenti hanno sortito effetti meno lusinghieri, e in alcuni casi lo sviluppo di alcuni personaggi è stato spiazzante. Ecco che cosa avremmo voluto cambiare.

1. Arrivano i russi

Da Gorky Park a Caccia a Ottobre rosso, sono innumerevoli i film hollywoodiani che hanno narrato la Guerra fredda. Stranger Things, fedelissima nel ricreare le atmosfere di quegli anni, non poteva esimersi dal mettere in campo il nemico numero uno d’America: il Soviet. E così nella sperduta cittadina di Hawkins si annida un covo di ricercatori e militari russi decisi a riprendere gli esperimenti del team capitanato dal mellifluo Dr. Brenner e riaprire il varco con il Sottosopra, universo buio e nebbioso popolato da entità fantasmagoriche e insidiose.

Tra scienziati russi che coltivano segretamente il sogno americano, soldati che parlano con accenti improbabili, torturatori che somministrano sodio pentotal, sarebbe stato meglio limitare semplicistici luoghi comuni.

2. Cosa è successo a Hopper

Che è accaduto allo sceriffo interpretato dal bravo David Harbour? Lo abbiamo ritrovato genitore diabolico roso dalla gelosia per il fidanzatino della “figlia” Undici, poliziotto nervoso e imbolsito che fuma come una ciminiera, impacciato e permaloso spasimante dell’amica di vecchia data Joyce e guerriero bastonato sonoramente dai sovietici. Allo sceriffo che si è preso cura facendo da genitore alla fuggitiva Undici si perdona tutto, quello che non si accetta è la decisione degli autori – i gemelli Matt e Ross – di farlo saltare in aria, per di più per mano di Joyce (con cui aveva appena concordato un “vero” appuntamento).

Per fortuna, alcuni indizi (come la prossimità al nucleo dell’esplosione e la breve scena a metà dei titoli di coda) lasciano supporre un suo ritorno.

3. I ragazzini separati

Nella terza stagione i personaggi principali di Stranger Things sono suddivisi in gruppetti e ognuno persegue una propria linea narrativa e una propria indagine destinata a ricongiungersi alla fine con le altre. Da una parte troviamo Hopper e Joyce, in cerca di indizi al vecchio laboratorio; da un’altra c’è la coppia formata da Nancy e Jonathan sulle tracce del mostruoso Mind Flayer, da un’altra ancora il simpatico Dustin unisce le forze con il più adulto (ma solo anagraficamente) Steve, con Robin e con Erica per stanare i russi.

In pratica Mike, Lucas, Dustin e Will, ovvero la banda di ragazzini nerd avidi giocatori di Dungeons & Dragons che avevano accolto nella loro cricca Undici si separano, rompendo la magica alchimia creata dalla loro prossimità che faceva di Stranger Things un degno erede dei Goonies.

4. Il destino di Billy

Il fratello bullo, arrogante e violento dell’emancipata Max è al centro di una trama orrorifica e tragica nella terza annata dello show. È lui il malcapitato scelto dal Mind Flayer, orripilante creatura del Sottosopra, per assoldare le vittime umane che formeranno il corpo – disgustoso e putrido – dell’incarnazione fisica di questa entità malevola e finora immateriale. Billy è cafone e prepotente ma il suo destino di schiavo del mostro che controlla la sua mente e il suo corpo distruggendoli lentamente e senza che lui possa opporsi è davvero troppo crudele.

L’atto di ribellione finale di quest’anima dilaniata è troppo breve e autodistruttivo per rendere onore a un personaggio – quello del bullo tormentato – che poteva essere esplorato molto meglio. Soprattutto, Billy avrebbe meritato una seconda possibilità.

5. Il 4k

Stranger Things, come molte produzioni firmate dalla piattaforma digitale Netflix, è girata in Ultra HD, ovvero a una risoluzione altissima con macchine da presa digitali. Questo rende la visione incredibilmente vivida e realistica ma per una serie che non è solo ambientata nel 1985 ma punta a ricreare trame, atmosfere, cultura, musiche, scenografie e fotografie dell’epoca, la perfezione dell’immagine è quasi un’eresia.

Contare i pori sul naso di Wynona Ryder, interprete della coraggiosa Joyce, quando il pubblico ha imparato a conoscerla in pellicole sgranate della seconda metà degli anni ’80 come Beetlejuice o Edward Mani di forbice fruite con la qualità dell’analogico toglie tantissimo alla veracità e al fascino retrò che lo show vorrebbe trasmettere.

Potrebbe interessarti anche





Source link