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venerdì, Ott 16

5 episodi dei Simpson da rivedere prima delle elezioni Usa



Da Wired.it :

Da sempre la serie animata ambientata a Springfield si occupa di politica. Ma con l’avvento di Donald Trump, e ora con il timore di una sua possibile rielezione, certe puntate assumono un significato molto diverso

La clip de I Simpson con Homer che passa in rassegna 50 motivi per non riconfermare Donald Trump alla Casa Bianca si inserisce in una ricca tradizione di messaggi politici lanciati dalla longeva serie animata. Da sempre, infatti, la famiglia di Springfield non si esime dall’osservare con ironia e sarcasmo i lati più contraddittori della società americana. È una tradizione che risale alle primissime stagioni: nonostante l’atteggiamento spesso bipartisan di mostrare tutte le opinioni in campo (è successo, per esempio, con il tema dell’uso delle armi), su questioni quali l’ambiente, l’immigrazione, i diritti lgbt+ e molte altre… I Simpson sono spesso vicini a idee progressiste e democratiche. Ovvio che un personaggio come Trump, pur essendo comedy gold – come si dice in inglese – , sia anche oggetto di pesante satira. Qui gli episodi della serie che più di altri affrontano la cosa pubblica.

1. Il signor Lisa va a Washington (stagione 3, episodio 2)

Per I Simpson la politica è una cosa seria e per questo non si deve esitare a denunciarne le storture. In questo episodio della terza stagione (il cui titolo originale richiama il film di Frank Capra del 1939, Mr. Right Goes to Washington con un neosenatore che combatte la corruzione) Lisa vince una gita nella capitale grazie a un tema particolarmente patriottico. A Washington D.C., appunto, ha l’occasione di partecipare a un concorso che mette in competizione gli scritti di altri studenti ma, quando assiste alla scena di un membro del Congresso che riceve una mazzetta, decide di cambiare il suo testo trasformandolo in un’accorata denuncia contro la corruzione. La ragazzina ha anche la possibilità di visitare i monumenti più significativi della città simbolo degli Stati Uniti e il fatto che il politico venga alla fine arrestato ristabiliscono in lei la fiducia nelle istituzioni. Ironia della sorte, il saggio di Lisa in inglese s’intitolava What Makes America Great, inconsapevole premonitore, nel 1991, dello slogan Make America Great Again usato da Trump 25 anni dopo.

2. Telespalla Bob Roberts (stagione 6, episodio 5)

Tra i villain più subdoli, e per questo anche estremamente affascinanti della serie, c’è Telespalla Bob, che è al centro dell’episodio 5 della sesta stagione in cui sfida il sindaco Quimby e vince le elezioni comunali presentandosi come un candidato conservatore e repubblicano. La sua preoccupazione principale, una volta eletto, è quella di rendere la vita dei Simpson un inferno, vendicandosi soprattutto su Bart; quest’ultimo e Lisa, però, si mettono a indagare sulla sua vittoria e, grazie alle soffiate della “gola profonda” Smithers, riescono a svelare importanti brogli e a far condannare nuovamente Bob. La puntata è interessante perché finiscono nel bersaglio sia i repubblicani sia i democratici, e anche perché molti degli elementi della trama sono ricavati da avvenimenti reali legati al Watergate, con riferimenti al film Tutti gli uomini del presidente e anche al primo dibattito televisivo fra Nixon e Kennedy.

3. Bart al futuro (stagione 11, episodio 17)

I Simpson sono famosi per le loro cosiddette previsioni. L’episodio Bart al futuro, andato in onda nel marzo del 2000, anticipa l’elezione di Trump 16 anni dopo: in una visione indotta in Bart da uno sciamano, Lisa Simpson è la prima donna eletta presidente degli Stati Uniti nel 2030 e deve salvare la nazione dal dissesto finanziario in cui l’ha lasciata il presidente uscente, Donald Trump appunto. Nel frattempo il fratello, cresciuto fino a diventare una rockstar spiantata, viene perseguitato dal fantasma dell’ex presidente Billy Carter, che cerca di insegnargli un po’ di buon senso. Tutta la puntata è una metafora per insegnare al giovane protagonista l’importanza del assumersi le proprie responsabilità, e al contempo mostra la complessità e l’irreparabilità del sistema politico con il quale è costretta a confrontarsi Lisa. Di sicuro, nessuno immaginava che l’ipotesi così assurda di vedere Trump presidente potesse avverarsi.

4. Arrivando in Homerica (stagione 20, episodio 21)

Nonostante sia andato in onda nel 2009, quindi sotto la presidenza Obama, questo episodio racconta in modo paradossale alcuni temi legati all’immigrazione che diverranno anche loro tristemente premonitori. Nel mezzo di una trama piuttosto assurda, gli abitanti di Ogdenville, immigrati di origini norvegesi, sono costretti a sfollare e trovano riparo a Springfield, dove vengono impiegati in lavori di fatica; ben presto, però, la convivenza inizia a farsi difficile e i cittadini di Springfield, sentendo il bisogno di difendersi dagli stranieri, costruiscono un muro attorno alla città. Ma poiché lo fanno costruire proprio agli stessi ogdenvilliani, hanno modo di conoscerli meglio e scoprono che in fondo non sono molte le differenze che li dividono. Il muro viene dunque abbattuto. ma l’intero episodio è un lucidissimo ritratto dell’atteggiamento irrazionale contro gli stranieri. Persino questi fatti diventeranno realtà con il muro fatto costruire da Trump al confine con il Messico, anche se qui siamo ancora in attesa di un lieto fine.

5. Politicamente Inetto, con Homer Simpson (stagione 23, episodio 10)

Siamo nel 2012 e lo spettro del populismo, anche se non preoccupante come negli anni seguenti, inizia a fare capolino e I Simpson non potevano non occuparsene. Ovviamente al centro di questo episodio c’è Homer, che realizza un video in cui critica una compagnia aerea e diventa virale. Decide allora di creare un suo talk show politico, intitolato Questioni di pancia, in cui in sostanza dà voce alle frustrazioni dell’americano medio. Il risultato è talmente convincente che il partito repubblicano gli chiede di indicare il candidato alle presidenziali: la scelta di Homer ricade sul celebre chitarrista Ted Nugent, il quale si rivela un totale incompetente e non viene eletto (Nugent stesso, con grande dose di autoironia, partecipa come guest star all’a puntata nei panni di se stesso). Scottato dall’esperienza, Homer chiude il talk show e decide di non occuparsi più di politica, ma rimane comunque l’idea che ormai chiunque possa essere preso in considerazione (o addirittura sul serio) per ruoli pubblici di primissimo rilievo. All’annuncio della campagna presidenziale di Trump, mancavano solo tre anni.

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[Fonte Wired.it]