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lunedì, Ago 30

5 film e serie per celebrare il mito del Mostro



Da Wired.it :

Il 30 agosto si festeggiano il compleanno di Mary Shelley e il suo seminale romanzo Frankenstein – Il moderno Prometeo. Cogliamo l’occasione per ricordare alcuni imperdibili adattamenti recenti.

Oggi, 30 agosto sarebbe stato il compleanno di Mary Shelley l’autrice di Frankenstein – Il moderno Prometeo, e oggi si celebra il Frankenstein’s Day. Il classico della letteratura britannica che descrive la follia di uno scienziato ossessionato dal desiderio di dare la vita in laboratorio e culminante con la resurrezione di una creatura destinata a un’immortalità solitaria, vanta un numero impressionante di adattamenti cinematografici e televisivi. La parabola dello scienziato che abbandona la propria creazione e della società che la rifiuta additando come un mostro un essere sensibile e senziente degenerando in carneficina si presta a svariate interpretazioni: piccolo e grande schermo l’hanno declinata nei generi dell’horror, del romance e dell’action, in parabole sociali e metafore filosofiche. Per festeggiare il Frankenstein’s Day, ecco cinque tra film e serie ispirati al mito da vedere, molto diversi tra loro.

1. Frankenstein di Mary Shelley (1994)

La celeberrima versione del mito di Frankenstein secondo l’acclamato regista britannico Kenneth Branagh. Trasposizione monumentale con Robert De Niro nei panni della Creatura (un gigante sfigurato dal colera e avvolto in una rete da pesca) e un Kenneth Branagh egomaniaco come lo scienziato che interpreta, è una versione fedele, roboante ed estremamente sopra le righe rispetto alla fonte. Viktor è un giovane studente di medicina dedito a esperimenti con l’elettricità che in un laboratorio privato tenta di dare la vita artificialmente e un essere formato cucendo pezzi di cadaveri. Il risultato è una creatura che lo inorridisce e che abbandona, solo per diventarne l’oggetto di una vendetta metodica scaturita dal dolore del rigetto. Una delle poche versioni che mette in scena un mostro parlante (come nel romanzo) e include l’epilogo al Polo Nord (come nel romanzo).

2. Frankenstein del National Theatre (2011)

Fenomenale e visionaria versione teatrale della tragedia del nuovo Prometeo diretta da un Danny Boyle fresco di Oscar (per The Millionaire) e distribuita in formato televisivo e cinematografico poco dopo, è un’opera di impressionante impatto emotivo largamente merito del talento attoriale dei due protagonisti, gli attori inglesi – entrambi famosi per aver interpretato Sherlock Holmes in televisione – Benedict Cumberbatch e Jonny Lee Miller. La pièce teatrale si concentra sulla relazione violenta e perversa tra la Creatura e il “padre” che lo rifiuta, impersonati dagli interpreti che si scambiano la parte dando vita a una rappresentazione moderna ben più estrema, violenta e crudele dell’originale letterario ma con il medesimo impatto filosofico e le medesime riflessioni esistenziali.

3. Penny Dreadful (2014)

La versione più bella, tragica e struggente del mostro di Frankenstein (qui interpretato da un Rory Kinnear strepitoso) mai portato su uno schermo è quella di una serie horror che fa incontrare i protagonisti di classici del gotico inglese, da Viktor a Dorian Gray passando per Dracula e Mr Hyde. Lo scienziato svizzero è un giovane arrogante e ossessivo che dà vita a due a due creature: Adam, di aspetto simile agli umani, e Calibano, essere spaventoso che nella serie fa il suo esordio nei panni di un impiegato del teatro dell’orrido Grand Guignol. Triste, colto, romantico e amante della poesia, sopprime un lato oscuro violento che si materializza in presenza del suo spietato creatore, al quale ha chiesto di creargli una compagna. Nel corso della tre stagioni di questa memorabile serie dark, la Creatura stringe amicizia e si innamora della bellissima protagonista, Vanessa, impersonata da Eva Green, solo per vederla morire e ritrovarsi e piangerla ai piedi della sua tomba.

4. Frankenstein (2015)

Viktor ed Elizabeth Frankenstein sono due scienziati di mezz’età che riescono a replicare un essere umano con una stampante 3D e un processo di replicazione artificiale delle cellule di loro invenzione. Il prodotto di tale esperimento è Adam, un ragazzo bellissimo, innocente e con una maturità infantile vittima, ben presto, di una degenerazione dei tessuti che lo trasforma in un mostro. Abortito dai “genitori”, che lo sopprimono e si dedicano subito alla creazione di un altro modello, Adam si risveglierà su un tavolo di obitorio per poi iniziare un esistenza urbana tragica e ai margini di una società che lo disprezza scatenandone una violenza cieca e disperata. Al netto dell’ambientazione contemporanea, è la trasposizione recente dell’opera della Shelley più fedele (e truculenta) all’originale tra quelle che adottano il punto di vista del “mostro”.

5. Frankenstein’s Love (2017)

Viene dal Giappone il nome “takotsubo”, la patologia detta anche sindrome del crepacuore provocata da un lutto o da altra intensa prostrazione psicologica. E sempre dal Giappone proviene questo drama che offre una versione originalissima del romanzo della Shelley. Ken è un mostro (ma con un volto bellissimo e un fisico da atleta) che ha trascorso più di un secolo vivendo da solo in una foresta a ridosso di una cittadina nipponica, con la sola compagnia di una radio, prima di incontrare una studentessa. Malato di colera, è stato risuscitato a fine Ottocento da un scienziato che ha appreso in Germania la teoria di Viktor e ha ridato vita al giovane iniettandogli delle spore fungine attivate da scosse elettriche.

Ken è mite, altruista e innocente ma i suoi sentimenti – tristezza, paura, orgoglio – alterano l’equilibrio del suo cuore scatenando i funghi che lo tengono in vita, di volta in volta letali o innocui per chi lo circonda. Romance tenero che riesce a essere fedele alla fonte rivoluzionandola, deve molto alla scelta del suo protagonista Go Ayano (Rurouni Kenshin), attore i cui ruoli più famosi sono da sicario ma qui nella parte del mostro timido e gentile.





[Fonte Wired.it]