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martedì, Set 10

5 fronti aperti per il governo Conte bis dopo la fiducia


Dalla neutralizzazione dell’Iva all’introduzione del salario minimo fino alla gestione dei flussi migratori, sono tanti i dossier su cui il nuovo esecutivo deve concentrarsi fin da subito

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e quello della Cultura Dario Franceschini (foto: Fabio Cimaglia / LaPresse)

Il nuovo governo guidato da Giuseppe Conte non ha tempo da perdere: non appena avrà ottenuto anche la fiducia del Senato e sarà entrato ufficialmente in carica, dovrà prendere in mano tutti i dossier lasciati in sospeso dall’esecutivo precedente e darsi da fare per rispettare alcune importanti scadenze.

La prima è fissata al 27 settembre. Entro quel giorno il governo dovrà presentare la Nota di aggiornamento al Def, il Documento di economia e finanza. Si tratta di un documento col quale l’esecutivo aggiorna le sue spese, le misure che intende adottare, le previsioni di crescita e di indebitamento fatte ad aprile (il mese in cui si presenta il documento).

Solitamente non ci sono grossi cambiamenti. Quest’anno, però, il governo è cambiato e così il ministro dell’Economia. Roberto Gualtieri, che ha preso il posto di Giovanni Tria, potrebbe eliminare alcune voci di spesa, aggiungerne altre e proporre nuove coperture.

Il compito principale di Gualtieri sarà però quello di trovare 23 miliardi per evitare l’aumento automatico dell’Iva per le cosiddette clausole di salvaguardia. Non è ancora chiaro come lo farà: secondo la maggior parte degli osservatori, approfitterà sicuramente dei soldi che erano stati stanziati per il reddito di cittadinanza e quota 100 e che sono poi risultati di troppo; poi tratterà con la Commissione europea per finanziare il resto in deficit.

L’organo esecutivo dell’Ue sarà un attore molto importante anche nel dibattito sulla gestione dei flussi migratori. Finora, in Italia è prevalsa la cosiddetta linea dei porti chiusi. Ogni volta che la nave di una ong soccorreva i migranti in mare e chiedeva un porto sicuro – legalmente necessario per procedere con le operazioni di sbarco dopo i soccorsi ai naufraghi – il paese rispondeva con un provvedimento che vietava all’imbarcazione di avvicinarsi alle coste italiane, pena una pesantissima sanzione amministrativa. Matteo Salvini, che era il principale fautore di questa strategia, ora non è più al governo, e il Conte bis ha parlato a più riprese di un cambio di passo. In questi ultimi giorni la situazione non è tuttavia cambiata: i provvedimenti firmati dall’ex ministro dell’Interno sono ancora in vigore. Potrà farlo nei mesi prossimi ma solo se i 27 membri dell’Ue riusciranno a mettersi d’accordo sulla revisione del regolamento di Dublino – cioè il sistema che regola a livello comunitario l’approdo legale dei migranti nei paesi di prima accoglienza.

Più semplice sarà, forse, approvare la riforma del taglio dei parlamentari. Il Partito democratico finora si è sempre opposto all’iniziativa, almeno in una sua certa forma, ma l’obiettivo è stato inserito nell’accordo di governo finale del Conte bis, al punto 10, insieme a una conseguente riforma del sistema elettorale. I dem hanno cambiato idea rispetto al passato, ma si sono detti più aperti a discuterne se verrà rivista anche la legge che regola l’elezione dei parlamentari.

I due partiti potrebbero invece raggiungere un accordo in tempi relativamente brevi sul salario minimo. Nei mesi scorsi, entrambi si sono dichiarati a favore di questa misura e hanno presentato proposte di legge a riguardo. Ora dovranno trovare una sintesi. In palio, c’è la fiducia di un elettorato composto soprattutto da persone giovani e con un reddito basso, che finora si sono sentite trascurate dalla classe politica – e spesso hanno deciso di non presentarsi alle urne.

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