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venerdì, Lug 03

5 personaggi afroamericani delle sitcom che hanno fatto la storia



Da Wired.it :

Dai coniugi Jefferson a Willy, il principe di Bel-Air: ecco le figure che sono state pioniere di un nuovo tipo di rappresentazione sul piccolo schermo

Il riaccendersi, nelle scorse settimane, delle proteste legate al movimento Black Lives Matter ha riportato alla centralità alcuni temi, come la rappresentazione delle persone afroamericane sullo schermo. Fra i tentativi di contestualizzare opere considerate oggi razziste e l’eliminazione di episodi di serie ritenuti problematici, ci si torna a chiedere con insistenza in che modo i personaggi della comunità black siano trattati nelle produzioni televisive e cinematografiche. Un anniversario particolare, ovvero i 35 anni dalla conclusione della famosa sitcom I Jefferson, terminata il 2 luglio 1985, ci permette di riflettere su quali figure, soprattutto nelle sitcom appunto (che sanciscono le evoluzioni della società di più e prima di qualsiasi altra narrazione televisiva), siano state pioniere di un nuovo tipo di rappresentazione.

1. Good Times

Mai trasmesso in Good Times era uno spin-off della sitcom Maude, a sua volta spin-off del più celebre Arcibaldo. Per gemmazione, insomma, una famiglia afroamericana è riuscita finalmente, nel 1974, a ottenere la prima serata. James e Florida  sono qui due genitori di estrazione operaia che, con i tre figli J. J., Thelma e Michael, vivono in un quartiere popolare di Chicago, ispirato ai veri progetti di edilizia sociale molto in voga in quegli anni. Seppur con tono leggero, gli episodi mostravano le varie difficoltà che un nucleo famigliare di questo tipo deve affrontare nel quotidiano, senza mai perdere però la voglia di aiutarsi e star insieme. Diversi cambiamenti alla trama e soprattutto al cast principale (a un certo punto comparve anche una giovanissima Janet Jackson) hanno portato a scelte che non hanno mai convinto il pubblico, tanto che la sitcom è stata cancellata nel 1979, dopo sei stagioni. È rimasto, però il tentativo, forse tuttora inesplorato, di rappresentare senza caricature e pregiudizi le difficoltà reali di tanti afroamericani.

2. I Jefferson

Su tutt’altro piano sociale, l’anno successivo, nel 1975, debuttavano I Jefferson, un tentativo di sublimare in forma di sitcom l’american dream più puro e le peculiarità della comunità afroamericana. Anch’esso spin-off di Arcibaldo, lo show seguiva le vicende di George Jefferson, imprenditore a capo di una fruttuosa catena di lavanderie, e della moglie Louise, sempre pronti a bisticciare e a coprire le proprie bizzarrie agli occhi del coniuge; accanto a loro, la governante dalla lingua tagliante Florence Johnston e i vicini Tom e Helen Willis, la prima coppia mista della televisione americana. Il successo della serie, che è durata per 11 stagioni prima di essere cancellata all’improvviso (e senza spiegazioni) nel 1985, è stato tale da arrivare con la sua ottava stagione nella top 5 delle più viste negli Stati Uniti e si è aggiudicata 13 nomination agli Emmy. Sebbene i protagonisti rappresentassero delle figure afroamericane che si erano adeguate a un modello borghese bianco-centrico, è stata notevole la loro fortuna nel mostrare al grande pubblico personaggi in cui identificarsi al di là del colore della pelle, toccando a volte temi importanti come il razzismo, l’alcolismo, l’uso delle armi o l’analfabetismo negli adulti.

3. I Robinson

Spiace che le recenti terribili accuse nei confronti dell’attore Bill Cosby spazzino via decenni di eredità televisiva. È pur vero che I Robinson, altra sitcom di culto con personaggi afroamericani, ha dei meriti che vanno oltre il suo protagonista. Debuttando nel 1984, ovvero praticamente 10 anni dopo I Jefferson, I Robinson ne raccoglie l’eredità, mostrando un altro nucleo famigliare borghese di colore, incentrato sul medico Cliff Robinson e sua moglie,  l’avvocata Clair. I due si occupavano dei cinque figli senza rinunciare alla carriera e riuscendo a essere presenti come grandi modelli di ispirazione: in mezzo alle tante battute c’era spazio per temi più impegnati, come la dislessia o le gravidanze adolescenziali. Non sono mancate, però, le accuse di rappresentare una situazione socio-economica fin troppo idilliaca, dove si evitavano spesso e volentieri riferimenti a razzismo e discriminazioni. Importante è stato anche lo spin-off A Different World, dedicato all’inizio alla figlia Denise che seguiva le orme dei genitori all’Hillman College, ovvero un (fittizio) esempio degli historically black and universities, istituzioni famose per accogliere studenti di colore e mai rappresentate sullo schermo fino ad allora.

4. Willy, il Principe di Bel-Air

Dopo essere diventato una star dell’hip hip negli anni ’80, Will Smith ha deciso che era giunto il momento di conquistare anche la televisione: nel 1990 è nato così il progetto di Willy, il principe di Bel-Air, sitcom su un ragazzo cresciuto in un quartiere povero e difficile che si ritrova all’improvviso fra gli agi e i divertimenti garantiti dagli affluenti zii nel quartiere più in di Los Angeles. Difficile dimenticare anche solo uno dei personaggi, dall’imperioso zio Phil (in fondo dal cuore tenero) alla zia Vivian, che cambia addirittura volto, dal buffo cugino Carlton all’acido maggiordomo Geoffrey. Anche qui ci troviamo comunque in un contesto sociale fortunato, sebbene la trama stessa della serie faccia confrontare in continuazione il protagonista con le sue più umili origini e con i vari pregiudizi di classe che le persone di colore devono subire. Il successo stesso del programma, che ha catapultato ancora di più Smith nell’olimpo delle celebrità e ha permesso a sei stagioni di andare in onda, ha offerto a tanti giovani afroamericani la rappresentazione di un riscatto davvero possibile.

5. Girlfriends

Nel 1993 la Fox ha puntato molte risorse su una sitcom intitolata Living Single (inedita in Italia), che si concentrava sulla vita di sei giovani donne afroamericane, tutte amiche e tutte di successo (una di queste era la rapper Queen Latifah). Messa spesso a confronto con la contemporanea Friends – in cui tutti i protagonisti erano bianchi e alcuni nemmeno così tanto realizzati nella vita –, la serie è stata accolta benissimo dal pubblico per cinque stagioni. Dopo la sua chiusura nel 1998, a raccoglierne l’eredità è stata Girlfriends, produzione di Upn (e poi The Cw) con Joan, interpretata da Tracee Ellis-Ross (Black-ish, L’assistente della star), e il suo gruppo di amiche che vivevano in California. Dipinte come donne contemporanee e molto sfaccettate, le protagoniste si barcamenano fra vita privata e lavorativa affrontando temi come la sessualità, il diventare madri, le relazioni (spesso interraziali), ma anche e soprattutto la condizione di essere donne di colore nel 21esimo secolo. Girlfriends si è conclusa nel 2008 dopo otto stagioni, ma rimane ancora oggi, insieme a Living Single appunto, uno dei casi più riusciti nella rappresentazione di personaggi femminili afroamericani convincenti e complessi.

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[Fonte Wired.it]