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giovedì, Ott 10

5 ragioni che hanno reso Lady Oscar indimenticabile


Quarant’anni fa debuttava il cartone animato con protagonista Oscar François de Jarjayes, eroina della Rivoluzione francese. Ecco perché è stato memorabile

Delle migliaia di eroine dei cartoni animati giapponesi è forse la vera regina: Lady Oscar, protagonista dell’adattamento omonimo del manga Versailles no Bara (La rosa di Versailles) della divina Riyoko Ikeda che il 10 ottobre compie 40 anni. Ambientato negli anni che precedettero la Rivoluzione francese, incentrato sul Capitano delle guardie della regina Maria Antonietta, su di questa e sugli uomini e le donne che vi satellitarono intorno, Lady Oscar si ispira alla letteratura francese e russa che racconta la grande storia fatta di guerra, colpi di stato e rivoluzioni sullo sfondo di grandi storie d’amore (e d’odio) di personaggi fittizi come Oscar François de Jarjayes, nobildonna cresciuta dal severo padre come un maschio per perseguire la carriera militare. Delle giovani donne dalle esistenze travagliate, dagli amori impossibili e dal destino più o meno tragico che popolano i period dell’animazione nipponica Lady Oscar è la più memorabile. Ecco perché.

1. Oscar e il girl power

Il buon padre voleva un maschietto ma ahimé, sei nata tu“. La premessa menzionata nella (sublime) sigla italiana è chiara: dopo l’ennesima figlia femmina, papà Jarjayes decide di crescere l’ultima nata come se fosse il maschio tanto desiderato, destinato alla carriera nell’esercito. Quattordici anni dopo è la spadaccina migliore di Parigi, è tosta, fiera, rigida. Per chi è appartiene alla generazione degli anni ’70 e ’80 è il primo grande esempio di girl power, specialmente quando la protagonista comincia a far pace con il proprio lato femminile – ammettendo l’attrazione per gli uomini della sua vita – e con i propri ideali – quando comincia a mettere in discussione i privilegi del suo stato sociale e le prevaricazioni di genere di cui sono vittime le altre donne come Rosalie, Jeanne, la figlia della contessa di Polignac o la stessa Maria Antonietta. Protettiva verso di queste, manda a quel paese il padre che colto dai rimorsi della senilità decide di darla in sposa e si concede all’amato in una notte magica in una foresta.

2. La rivoluzione

Come accennato, il cartone di Lady Oscar racconta i venti anni che precedono la Rivoluzione francese tramite le esistenze di Oscar e Maria Antonietta. La fascinazione delle autrici di manga nipponiche per la storia francese (ma anche russa, italiana e della Vecchia Europa in generale) è nota, tuttavia di rivoluzionario nel fumetto e nella sua trasposizione animata c’è altro, in particolare l’impressionante fedeltà ai fatti. La Ikeda studiò con meticolosa ossessività la storia dell’epoca, si perse tra le biografie di Maria Antonietta così come dei personaggi minori (il conte di Fersen, discutibilissimo tombeur de femmes), e tra i volumi illustrati dedicati alla moda a corte. Il risultato è un affresco accurato – e riportato con dedizione da Osamu Dezaki (il regista), Shingo Araki e Michi Himeno (i character design) e Koji Makaino (autore delle musiche) di un periodo storico reso molto, molto più appassionante dalle vicende personali dei protagonisti, a partire dalla relazione tra Maria Antonietta e Fersen.

3. Cosa ne sai dell’amore

Non esistono giovani spettatori di Lady Oscar che da adolescenti e poi da adulti non abbiano affrontato le pene d’amore di chi è diviso dall’attrazione per due persone. La stragrande maggioranza degli shojo vi gira attorno, da quelli contemporanei come Georgie o Candy Candy a quelli successivi come Nana o Hanayori Dango. A volte i triangoli amorosi diventano quadrilateri (come nel caso di Georgie divisa tra i fratellastri e il nobilotto Lowell), a volte gli uomini di cui le eroine dei cartoni e dei manga si innamorano corrispondono a una fase (nel caso di Candy, Anthony è l’amore infantile, Terence quello adolescenziale e Albert quello adulto). Oscar trascorre, non ricambiata, buona parte della propria vita infatuata del bello e impossibile Conte di Fersen, mentre il più mesto e leale André si strugge di gelosia nell’ombra. Alla fine Oscar ricambia André e il percorso sentimentale che segue, compresi le insicurezze lancinanti e i colpi di testa (la comparsata al ballo vestita da donna) è stato di fondamentale ispirazione per tutti noi.

4. Lady e gentleman

Lady Oscar si può considerare un’eroina Lgbtq. Lo è stata e lo è a prescindere dal suo orientamento sessuale, grazie alla sua non conformità. Dopo la fase di ribellione adolescenziale che accompagna la decisione del padre e dopo aver imparato ad apprezzare la libertà concessa agli uomini, Oscar gioca sull’ambiguità del proprio aspetto – è bellissima, altissima, slanciata e androgina. Da ragazzina flirta con Maria Antonietta, fa strage di cuori femminili a corte e lascia che chi la circonda la confonda per un uomo. Vive in bilico tra l’attrazione che le donne provano per lei e l’attrazione che lei prova per gli uomini e, anche se alla fine vira verso l’eterosessualità, lo splendido ed elegante equilibrio con cui conduce la propria esistenza è esemplare.

5. Fioretto e moschetto

Quando Oscar corre tiene la mano sull’elsa della spada, quando punta con il fucile discosta l’orbita dal mirino: può sembrare curioso, ma spetta a uno shojo – a un cartone studiato appositamente per il pubblico femminile – il primato di rappresentazione più verosimile della vita di un militare. La menzionata cura con cui la Ikeda ricostruì, tramite ricerche storiche, le esistenze dei soldati delle guardie reali prima e di quelli cittadini poi (verso la fine Oscar partecipa alla presa della Bastiglia) è quasi certosina. A ogni cambio di divisa di Oscar (bianca, rossa, blu) corrisponde un avanzamento di carriera (e uno stato d’animo); nel corso del cartone e tramite la quotidianità di Oscar assistiamo alle esercitazioni dei suoi uomini, al cameratismo tra soldati, alle rivalità tra generali, il tutto raccontato in un modo tanto affascinante da rendere intrigante un mondo, quello della vita militare, che il pubblico di un cartone animato per ragazzine avrebbe difficilmente trovato interessante.

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