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giovedì, Mar 25

5 serie che raccontano serial killer realmente esistiti



Da Wired.it :

Da Ted Bundy ad Andrew Cunanan, dall’Unabomber americano allo scozzese Dennis Nilsen: le produzioni televisive sono sempre state affascinate dai serial killer. E così li hanno ritratti

È notizia di queste ore che Evan Peters, noto per aver partecipato a diverse stagioni di American Horror Story e per aver recentemente ripreso il ruolo di Quicksilver in WandaVision, ha trovato una nuova parte: interpreterà il serial killer Jeffrey Dahmer nella miniserie Monster: The Jeffrey Dahmer Story, che Ryan Murphy sta preparando per Netflix. Fra il 1978 e il 1991 Dahmer si è macchiato di 17 omicidi, resi ancora più efferati da pratiche come lo squartamento, il cannibalismo e la necrofilia, e quasi tutti rivolti a ragazzi e uomini omosessuali. La sua vicenda, oltre a essere particolarmente sanguinosa e malata, tocca anche i temi della salute mentale e del razzismo sistemico, visto che molto spesso Dahmer è stato lasciato libero da polizia e giudici quando coinvolto in crimini minori proprio per il suo essere bianco. In generale, comunque, le figure dei serial killer affascinano da tempo il mondo delle serie, a partire dalla creazione di David Fincher Mindhunter fino ad arrivare a numerosi titoli che si sono basati sulle loro storie vere.

1. American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace

C’è sempre Murphy dietro alla produzione American Crime Story che, nella sua seconda stagione andata in onda nel 2018 e sottotitolata L’assassinio di Gianni Versace, segue le vicende di Andrew Cunanan, truffatore e assassino dello stilista Gianni Versace il 15 luglio 1997. Interpretato da Darren Criss, Cunanan nasce in una famiglia di origini filippine e sfrutta la sua intelligenza fuori dal comune per affermarsi truffando uomini facoltosi con i quali si prostituisce. Entrato in contatto con Versace lo uccide a sangue freddo convinto di essere stato rifiutato e da lì scatta una delle più grandi cacce all’uomo nella storia degli Stati Uniti: prima dello stilista, il ragazzo uccide altre quattro vittime nel giro di tre mesi a metà 1997 (viene quindi più spesso definito spree killer, appunto per il lasso di tempo relativamente breve in cui sono avvenuti gli omicidi).

2. Des

Ancora inedita in la miniserie britannica in tre parti Des racconta la vicenda del serial killer scozzese Dennis Nilsen, arrestato nel 1983 e qui interpretato con calcolatissima freddezza da David Tennant. Fra il 1978 e l’anno del suo arresto Nilsen ha ucciso almeno 12 ragazzi e giovani uomini, che attirava a casa sua con varie scuse e poi strangolava e a volte anche affogava; ogni delitto ero seguito da un particolare rituale in cui il killer lavava, rivestiva e contemplava le sue vittime, per poi smembrarle e liberarsi dei corpi bruciandoli in falò oppure gettandoli nelle tubature, Nilsen è stato scoperto in seguito all’intasamento degli scarichi della sua abitazione, di cui lui stesso si era lamentato col proprietario di casa. La miniserie è stata apprezzata per la rappresentazione impeccabile e minuziosa di una personalità narcisistica e disturbata.

3. Ted Bundy: Falling for a Killer

Ted Bundy è stato uno dei più efferati e sfuggenti serial killer americani, che negli anni ’70 ha rapito, violentato e ucciso un numero imprecisato di giovane ragazze fra i 16 e il 23 anni: dopo decenni di smentite, l’uomo confessò di aver ucciso 30 donne, ma gli investigatori ritengono che il numero reale sia più alto. La docuserie Falling for a Killer, disponibile su Amazon Prime Video, racconta la vicenda con testimonianze e documenti dell’epoca, cercando soprattutto di ricostruire il punto di vista della sua fidanzata di allora, Elizabeth Kendall, e di sua figlia Molly. Bundy viveva proprio con la donna mentre raccoglieva le sue vittime (spesso conservandone i corpi o anche le teste decapitate), prima in Colorado e poi nello Utah; arrestato nel 1977, riuscì a evadere ma è stato riacciuffato nel 1978 in Florida, dove aveva iniziato a mietere nuove vittime. Definito come sadico e sociopatico, Bundy aveva anche un enorme carisma col quale conquistava le sue vittime e ingannava chi viveva attorno a lui: al contrario del film del 2019 in cui è interpretato da Zac Efron, accusato di rendere il personaggio fin troppo appassionante, questa serie ne delinea perfettamente i lati più oscuri e disumani.

4. The Ripper

Disponibile su Netflix, la britannica The Ripper ha il ritmo e la realizzazione di una fiction. Ricostruisce in quattro parti gli eventi e le indagini che hanno portato all’arresto del serial killer Peter Sutcliffe: l’uomo ha ucciso 13 donne e tentato di ucciderne altre sette fra il 1975 e il 1980 nell’area compresa fra West Yorshire e Manchester, ed è stato soprannominato dalla stampa britannica come lo Yorkshire Ripper, per via delle evidenti analogie fra i suoi metodi di uccisione e quelli del famigerato Jack lo squartatore (Jack the Ripper, in inglese). In particolare, le vittime predilette di Sutcliffe erano prostitute, data la sua fascinazione per la loro marginalità e fragilità. Dopo una caccia all’uomo imponente e costose nella storia della polizia inglese, che è stata più volte accusata di incompetenza non riuscendo a individuare il colpevole, Sutcliffe è stato individuato per caso, in quanto circolava con una targa contraffatta: arrestato, ha confessato dicendo che era stata la voce di Dio a incitarlo. È morto lo scorso novembre dopo aver contratto il coronavirus.

5. Manhunt

Manhunt è una produzione americana di Discovery che ricostruisce, grazie alle interpretazioni degli attori Sam Worthington e Paul Bettany, la caccia all’uomo perpetrata dall’Fbi nei confronti dell’Unabomber americano. Dietro a questo nome affibbiatogli dalla stampa si cela in realtà Theodore John Kaczynski, un uomo che, abbandonata la sua carriera accademica nel 1969, si ritirò in isolamento nel Montana per condurre una vita primitiva; mosso da posizioni anarchiche ed estremamente critico nei confronti della società capitalistica, fra il 1978 e il 1995 Kaczynski condusse una serie di attacchi terroristici inviando per posta 16 bombe su aerei e diversi luoghi cittadini, causando in totale la morte di tre persone e il ferimento di altre 23. Arrestato dopo che il fratello riconobbe il suo stile di scrittura in un manifesto pubblicato sul Washington Post nel 1995, Unabomber fu condannato alla pena di morte ma poi graziato.

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[Fonte Wired.it]