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lunedì, Mag 18

5 serie dal successo annunciato che si sono rivelate flop clamorosi



Da Wired.it :

Non bastano budget da capogiro, produttori importanti come Steven Spielberg o i Marvel Studios, né autori geniali alla Vince Gilligan di Breaking Bad. Anche gli show preceduti da enorme hype possono rivelarsi epic fail

Le serie odierne, specialmente quelle per le quali sono stati investiti consistenti budget, vengono costruite a tavolino mischiando ingredienti – generi, personaggi archetipici, canovacci narrativi – precedentemente rivelatisi di successo in modi auspicabilmente nuovi e di sicura presa sul pubblico. Spesso, la loro creazione è affidata a sceneggiatori e produttori che in passato si sono già dimostrati in grado di ottenere i favori degli spettatori o che hanno saputo creare soggetti e storie inedite di insperata popolarità. Destinati al successo, a volte falliscono miseramente. È il caso di titoli come Battle Creek, cop show prodotto nientemeno che dal David Shore di Dr. House e dal Vince Gilligan di Breaking Bad, che si concludeva il 24 maggio 2015 con ascolti irrisori, oppure The Good Guys, creata da quel Matt Nix che aveva fatto della spy story Burn Notice una resiliente hit in patria.

Anche The Good Guys – che debuttò dieci anni fa, il 19 maggio su Fox, era un un buddy movie in versione televisiva incentrato su due poliziotti diversissimi. E, come Battle Creek, finì nel dimenticatoio nonostante sembrava essere nata vincente. Vediamo quali sono stati i successi annunciati del piccolo schermo che si sono rivelati clamorosi flop.

1. Terranova

Prodotta da Steven Spielberg nel 2011, questa serie fantascientifica ambientata nell’era del cretaceo è stata preceduta da una campagna pubblicitaria a tappeto che negli Stati Uniti ha visto l’episodio pilota – costato la modica cifra di 16 milioni di dollari – guadagnarsi l’anteprima nelle sale cinematografiche. La serie, prodotta da Fox, era incentrata sulla famiglia degli Shannon, i primi coloni scelti per salvare la nostra specie dall’estinzione dopo che il pianeta ha raggiunto livelli di sovrappopolazione insostenibili. Piuttosto che cercare un altro mondo con un’atmosfera e condizioni simili alla terra per trasferircisi, gli Shannon vanno nel passato per rifarsi una vita accanto alle creature preistoriche tanto amate da Spielberg. La serie era un mix di dramma e azione dal coinvolgimento emotivo pari allo zero assoluto; tra i produttori figuravano anche veterani della fantascienza televisiva come René Echevarria e Brannon Brava, mentre nel cast spiccava Jason O’Mara, ai tempi attore lanciatissimo sul piccolo schermo. Visti i costi esorbitanti e lo scarso successo di Terranova, il network decise di cancellare lo show dopo una stagione.

2. The Event

Nel 2010 il network americano Nbc, orfano di una serie di culto e di epocale fama come Lost, era in cerca di un nuovo show che girasse attorno a un mistero avvincente e tenesse gli spettatori incollati allo schermo come era riuscita a fare la storia dei sopravvissuti del volo Oceanic 815, tanto seguita che in Italia diventò la prima produzione televisiva a essere trasmessa da Sky in contemporanea (in lingua originale sottotitolata). The Event esordiva – guarda un po’ – con un aereo che inspiegabilmente scompare nei cieli, solo per rispuntare centinaia di chilometri più in là. “L’evento” è legato a un progetto governativo che per più di 60 anni ha permesso la reclusione di alcuni individui di origini aliena ma del tutto indistinguibili dagli umani. La serie puntava sull’elemento appassionante della cospirazione e al mistero dietro le reali intenzioni di questi esseri di un’altra galassia. Tuttavia, esattamente come accadde con una seconda serie che tentò, con espedienti analoghi, di bissare il successo di Lost – Flashforward – fu presto chiaro che il pubblicò non si sentiva molto coinvolto nei confronti di uno show che, almeno sulla carta, era destinato ad andare avanti per anni. Il canale spese una trentina di milioni di dollari solo per il primo episodio e per la campagna pubblicitaria, e anche in Italia Mediaset lo promosse con eventi tra pubblico e stampa (l’ombrello gadget distribuito all’epoca è durato molti molti anni in più della serie).

3. Inhumans

Firmata dai Marvel Studios, questa produzione disneyana del 2017 prometteva grandi cose, in particolare di regalare agli spettatori della televisione in chiaro, la statunitense Abc, uno show ai livelli delle cugine a tema supereroi Marvel di grande risonanza come quelle della piattaforma streaming pay Netflix o almeno come Agents of Shield (sempre di Abc), partito in sordina ma rivelatosi insospettabilmente resiliente. I protagonisti di questa serie, che come le precedenti è sopravvissuta una sola stagione, sono i Reali dotati di bizzarri superpoteri di Attilan, fino a quando un colpo di Stato non li trasforma in fuggitivi. Inizialmente Inhumans sarebbe dovuto essere un film per il cinema; presentato in pompa magna con tanto di anteprima cinematografica in Italia lasciò di stucco i fan che avrebbero dovuta promuoverlo viralmente su social ma che riuscirono  solo a commentare i ridicoli effetti speciali (dai capelli di Medusa alla realizzazione in Cgi del cane gigante Lockjaw) e una trama banale.

4. Life on Mars (Usa)

Il remake americano di un cult assoluto della serialità britannica, tanto di successo da vantare rifacimenti anche made in Russia e Corea del Sud, valse come ennesima prova che gli inglesi lo fanno meglio. La storia del poliziotto Sam Tyler, precisino e ligio alle regole, che si ritrova inspiegabilmente catapultato negli anni ’70 nella centrale di polizia di Manchester popolata da colleghi violenti e corrotti, fu rifatta nel 2008 da Abc. Nei panni del protagonista c’era il Jason O’Mara di Terranova, attore di sconvolgente inespressività incapace di trasmettere lo spaesamento del protagonista che non sa se è impazzito, intrappolato in una realtà creata da uno stato comatoso o realmente indietro nel tempo. Neanche Harvey Keitel, dall’alto della sua immensa statura, risultò credibile nei panni di Gene Hunt, lo scorbutico e rude capo di Sam diventato uno dei personaggi più iconici del piccolo schermo. La produzione statunitense (in Italia su Fox Crime), si avvantaggiava del traino della versione inglese, e annunciò che la serie avrebbe brillantemente trovato un finale alternativo – ancora più gagliardo – rispetto a quello originale, e invece ne creò uno brillantemente ridicolo che non ha visto quasi nessuno (noi purtroppo sì).

5. Camelot

Il Michael Hirst di Vikings, noto per il suo talento nell’adattare storie tra mito e leggenda in serie popolari, e Chris Chibnall, l’autore di Broadchurch poi diventato produttore di Doctor Who, furono ingaggiati dalla televisione via cavo StarZ per realizzare una serie ad alto budget incentrata su Re Artù, Merlino e i cavalieri della tavola rotonda. Un soggetto che affascina da svariati secoli e che si appoggia a un materiale letterario di riferimento, i cicli arturiani, trasposto con successo al cinema svariate volte, fu scelto dai capi di StarZ, i quali volevano applicare il trattamento a cui era stato sottoposto Spartacus (una versione adulta e appassionante che non lesina su sesso e violenza) alle vicende di un giovane King Arthur. Nel cast spiccava Joseph Fiennes nei panni di un Merlino rasato, giovane e ambiguo, ed Eva Green in quelli della seducente Morgana; eppure, la serie – annunciata come un trionfo dell’epica in versione televisiva ancor prima del suo debutto – venne asfaltata da Game of Thrones, atterrata su Hbo due mesi dopo.

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[Fonte Wired.it]