Seleziona una pagina
martedì, Nov 24

5 serie sulla vita militare che forse non avete visto



Da Wired.it :

Dal 20 novembre su Amazon Prime Video, Motherland Fort Salem è un inedito ritratto di un esercito al femminile. Qui trovate altri show in formato seriale che affrontano la quotidianità dei soldati

Alcuni dei più grandi film prodotti per il cinema sono di genere bellico: da Platoon ad Apocalypse Now, passando per La sottile linea rossa e molti altri hanno raccontato le aberrazioni della guerra e quelle della natura umana.

La narrativa seriale è varia e gli autori del piccolo schermo non potevano esimersi dal cimentarsi con storie incentrate su eventi bellici e sulla vita militare: l’addestramento, le prime esperienze in campo, la monotonia dell’attesa, la frenesia e la brutalità della prima linea. In occasione del debutto Motherland: Fort Salem, dal 20 novembre su Amazon Prime video, ecco qualche consiglio sulle altre serie ambientate nel clima marziale dell’esercito.

1. Motherland: Fort Salem

Prodotta da Freeform, la Cw della Disney (ovvero un canale che predilige il target teen), Motherland: Fort Salem non è esattamente lo show che ci si aspetterebbe dall’emittente di The Bold Type. Una serie quasi totalmente al femminile, illustra l’addestramento militare di un gruppo di giovani donne streghe. Alla fine del XVII secolo, durante le persecuzioni delle donne ritenute affiliate col diavolo, viene da queste pattuito col governo di mettere i propri poteri al servizio della patria. Oggi sono l’unica effettiva linea di difesa contro lo Spree, un’organizzazione terroristica – composta anche da streghe – rea di stare perpetrando una strage su scala mondiale. Al netto di qualche puntata nel trash (il tatuaggio che diventa glitterato dopo aver perso la verginità, i giochi di parole tra bitch e witch), Motherland è inusuale e interessante per come mette in scena – in modo assolutamente inedito per questo genere – l’esercito dal punto di vista femminile. Descrive le difficoltà della convivenza forzata tra reclute, l’accentuazione dei divari sociali tra privilegiate e meno, la rivalità esasperata di chi vuole emergere e fare carriera, la solidarietà che si crea grazie alla vita comunitaria.

2. Generation Kill

Stay frosty. Una delle miniserie migliori dello scorso decennio, Generation Kill raccontava la guerra in Iraq in un periodo in cui il conflitto non era ancora stata lasciato alle spalle. Prodotta nientemeno che da David Simon e Ed Burns di The Wire, osannata dalla critica per il suo piglio documentaristico che la faceva autenticamente sembrare uno spaccato di vita quotidiana al fronte, è basata sui racconti freschi, freschissimi dei marine di stanza in Iraq raccolti da un reporter di Rolling Stone. Il gergo semi incomprensibile e tuttavia suggestivo dei marine, le ricognizioni e lunghe attese, i tentativi esilaranti di comunicare con i locali, i frangenti di tensione assurda, i momenti di calma irreale e il volo poetico di uno di loro, il soldato dalla calma glaciale Brad Iceman Colbert (Alexander Skarsgård) sono tutti elementi memorabili di un’opera strepitosa.

3. Descendants of the Sun

Una delle serie non statunitensi più viste al mondo è questa produzione sudcoreana smaccatamente celebrativa dell’esercito. Va fatta una breve premessa: in Corea del Sud – un paese stretto nella morsa delle tensioni con la Corea del Nord, il Giappone e la Cina – il servizio militare è obbligatorio e dura più di un anno e mezzo (fino a poco tempo fa contemplava i due anni). L’esercito è un punto di riferimento – esiste addirittura un canale tutto dedicato alle star del kpop e dei k-drama che li segue nell’addestramento, e lo si evince anche da questa serie focalizzata su un gruppo di soldati delle forze speciali di stanza in Medio Oriente che descrive la vita militare con uno condizione ideale, i toni della commedia sferzati solo raramente da momenti drammatici. Descendants of the Sun scherza sugli argomenti giusti – l’avvenenza dei soldati che si allenano, i flirt impossibili tra monolitici ufficiali e medici idealisti – e sottolinea il lato umanitario delle missioni, incluso i rapporti amichevoli che si instaurano con le popolazioni locali, creando una serie sulla vita militare che riesce a far ridere senza essere sarcastica, a essere elogiativa senza essere indigeribile, leggera senza essere poco plausibile (questo se escludiamo il casting dell’attore dal volto innocente e infantile di Song Joong-ki nel ruolo del duro).

4. Band of Brothers – Fratelli al fronte

La serie bellica per eccellenza, che vedeva la collaborazione di Steven Spielberg e Tom Hanks nello sforzo produttivo e un cast spettacolare gremito letteralmente di volti noti – Damian Lewis, Simon Pegg, Stephen Graham, James McAvoy, Tom Hardy, Michael Fassbender, David Schwimmer, Michael Cudlitz e tanti altri ancora). Vent’anni fa questa serie dal titolo evocativo del monologo shakespeariano di Enrico V (il discorso di San Crispino) sulla spirito di fratellanza al fronte illustrava i destini dei membri di tre battaglioni durante la Seconda guerra mondiale, riuscendo a narrare le singole storie personali di una miriade di personaggi alle prese con uno dei momenti più drammatici della storia, mantenendo un’aderenza alla realtà e una spettacolarità di un sapore cinematografico senza precedenti. Sei anni dopo, nel 2007, Spielberg e Hanks realizzeranno una serie analoga, The Pacific, sempre basata su testimonianze di veterani ma incentrata sulla guerra nel Pacifico.

5. M*a*s*h*

Ispirata all’omonima pellicola diretta da Robert Altman, una delle più famose e importanti degli anni settantaMash è una serie longevissima (programmata per undici stagioni tra il 1972 e il 1983) accompagnata da una pioggia di premi e record imbattuti (suo il finale di serie più visto di sempre negli Usa, da più di cento milioni di spettatori). Affrontava un tema, quello della guerra di Corea, quando negli Stati Uniti era ancora incredibilmente scottante e delicata la questione della guerra in Vietnam. In più di 250 episodi ambientati in un ospedale da campo, metteva in scena situazioni incredibili che traevano ispirazione dalle testimonianze di veterani di guerra al pari di Band of Brothers e Generation Kill Conflitti geograficamente e cronologicamente diversi ma accomunati da un’unica posizione: la guerra è una follia. Qualche anno prima negli Usa aveva debuttato gli Eroi di Hogan, serie ambientata in un campo di concentramento nazista che riusciva paradossalmente a raccontare con piglio ironico le avventure di alcuni scaltri prigionieri che riescono a farsi puntualmente beffe dei loro ridicoli e incompetenti carcerieri tedeschi.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]