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martedì, Nov 17

5G, aperta in Europa la prima base militare di ricerca



Da Wired.it :

In Lettonia una base dell’esercito diventa il primo sito sperimentale sul 5G nel Vecchio continente. Con un occhio alla minaccia cibernetica dalla Russia

In Lettonia la prima base militare per fare ricerca sul 5G (foto: Lmt)
In Lettonia la prima base militare per fare ricerca sul 5G (foto: Lmt)

Nel 1492, dalle parti di Ādaži, venti chilometri a nord di Riga, si combatte una delle battaglie con cui i cavalieri livoniani, gemmati dall’ordine teutonico, impongono il loro controllo sull’antica regione tra Estonia e Lettonia. Secoli dopo, in quella stessa località, si gioca un’altra partita altrettanto strategica: quella per il 5G e l’uso che se ne può fare in ambito militare. Da reti più sicure e veloci per comunicare tra comando e soldati sul fronte a un controllo avanzato dei droni, fino all’uso della realtà virtuale per allenare le forze armate. Proprio nella base militare di Ādaži il ministero della Difesa della Lettonia e il più importante operatore di telecomunicazioni mobili locale, Lmt, hanno avviato il primo laboratorio militare per tecnologie basate sul 5G in Europa.

Tra i test ai blocchi di partenza, uno riguarda l’assistenza medica da remoto attraverso occhiali per la realtà aumentata, mentre un secondo prevede il potenziamento dei droni con sensori avanzati e di veicoli a guida autonoma. Ancora: il 5G garantirà flussi di comunicazione più veloci e robuste e un scambio più ampio di dati tra il comando e la linea del fronte. E se si integrano sistemi di intelligenza artificiale e machine learning, le informazioni possono essere elaborate in tempo reale per modificare, affinare le tattiche o anticipare le mosse altrui, per esempio attraverso il riconoscimento di oggetti. L’ultima sperimentazione ricorda la Danger room degli X-Men: un programma di allenamento in realtà virtuale, attraverso caschetti con i quali ricreare ambienti e scenari con cui formare i soldati.

In Lettonia la prima base militare per fare ricerca sul 5G (foto: Lmt)
In Lettonia la prima base militare per fare ricerca sul 5G (foto: Lmt)

Il fronte russo

Benché anche altri paesi europei siano impegnati a sondare l’uso del 5G in campo militare, quello lettone, presentato alla conferenza di settore Techritory, è il primo sito nel Vecchio continente interamente dedicato alla ricerca e sviluppo in questo settore. “Non è una scelta che mi sorprende”, commenta Aldo Ferrari, docente all’università Ca’ Foscari di Venezia e a capo del programma Russia, Caucaso e Asia centrale per l’Istituto di studi di politica internazionale (Ispi): “Con la Polonia e l’Estonia, la Lettonia è all’avanguardia nella conflittualità occidentale verso la Russia”.

Proprio nella base di Ādaži dal 2017 è dislocato un battaglione canadese di 540 uomini sotto l’egida di una missione dell’Organizzazione del trattato nord-Atlantico (Nato), che ha l’obiettivo di rafforzare le posizioni in Europa centrale e dell’est dopo l’invasione della Crimea da parte della Russia. A maggio è venuta a galla la notizia che nelle settimane precedenti una campagna di disinformazione sul Covid-19 aveva preso di mira propri le truppe di stanza ad Ādaži e che l’operazione era riconducibile a gruppi manovrati dal Cremlino.

In Lettonia la prima base militare per fare ricerca sul 5G (foto: Lmt)
In Lettonia la prima base militare per fare ricerca sul 5G (foto: Lmt)

La sfida del quinto dominio

Se sempre più il fronte si sposta in quello che viene definito il quinto dominio, ossia lo spazio cibernetico, diventano strategiche le infrastrutture per muoversi più velocemente in rete, come il 5G, che raggiungerà il gigabit al secondo. A ottobre il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha annunciato un investimento di 600 milioni di dollari nel 5G per scopi militari. Alcune basi, come racconta Wired, diventeranno dei laboratori per sperimentare applicazioni, dal controllo dei droni alla telemedicina. Proprio come in Lettonia.

Secondo la società di ricerche di mercato Markets and markets, gli investimenti nell’abbinata 5G-difesa passeranno dai 64 milioni di dollari del 2020 a 1,3 miliardi del 2025, con una crescita annua media del 57,9%. La quinta generazione di telecomunicazioni mobili può reggere fino a un milione di dispositivi per chilometro quadrato, dotando un territorio di una miriade di sensori per captare ogni minimo segnale. “Stiamo già osservando come gli scenari di guerra stiano cambiando per il ricorso alle tecnologie esistenti”, fanno sapere da Lmt. È il caso dei ribelli in Yemen, per esempio, che hanno utilizzato droni commerciali per concludere degli attacchi. “Il 5G influirà su questi aspetti ancora di più”, proseguono dall’azienda: Cambierà alla radice anche il modo di comunicare all’interno delle organizzazioni militari, rendendo possibile uno sviluppo effetti di una comunicazione orizzontale”.

In Lettonia la prima base militare per fare ricerca sul 5G (foto: Lmt)
In Lettonia la prima base militare per fare ricerca sul 5G (foto: Lmt)

I progetti in casa Nato

Al momento il programma 5G ad Ādaži è tutto lettone, dai registi dell’operazione (il cui importo non è stato dichiarato, neppure dopo richiesta di Wired) ai fornitori delle tecnologie usate, come le società che forniscono realtà virtuale e caschi per esplorarla (rispettivamente Exonicus e LightSpace Technologies) o quella per la gestione dei mezzi a guida autonoma (Src Brasa). Tuttavia Lmt non esclude di aprire le porte ad altri investitori e partner, anche perché “molte tecnologie possono avere un doppio uso, anche civile”, spiegano.

La priorità, tuttavia, è quella militare. La Lettonia collabora già con la Nato su due programmi 5G (Niag e Nato Sto) e uno europeo (Imugs) per carri armati e droni a guida autonoma. E ora mette sul piatto il centro di Ādaži. Il sito, spiegano dall’azienda, “è disponibile per tutti i nostri partner Nato come un luogo permanente per testare applicazioni d’uso del 5G in campo militare”. A cominciare proprio dal battaglione dislocato nella repubblica baltica. Senza contare che a pochi chilometri di distanza, in Estonia, la Nato gestisce un centro di ricerca informatica che spingerà anche sulla difesa in ambito 5G.

Gli occhi sono puntati sul gigante russo, che è sì abile nella guerra cibernetica ma ha accumulato ritardo nello sviluppo del 5G e fa affidamento sulla Cina per costruire le sue infrastrutture. Wired ha chiesto anche alla Nato un commento sul progetto, senza ricevere risposta al momento della pubblicazione.

Quella baltica è un’area dove la tensione cova sotto la cenere. “Da quanto Estonia, Lettonia e, sul fronte orientale, la Polonia sono entrate nell’Unione europea e nella Nato, hanno portato molto della loro percezione storica della Russia in queste istituzioni e sono l’avanguardia di questo rapporto sempre più difficile”, spiega Ferrari. E aggiunge: “Molto della posizione intransigente occidentale verso la Russia, che pure non ha ragione, dipende dalla posizione di questi Paesi. Basta il confronto con la Turchia per rendersene conto, verso cui non si va oltre limitate proteste”. Proprio una recente visita dello stato maggiore della Nato alla base di Ādaži ha confermato la posizione tattica dell’avamposto. A cominciare proprio dalla strategia alleata per difendere le telecomunicazioni.

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[Fonte Wired.it]