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sabato, Ago 31

5G, conviene comprare già oggi uno smartphone?


I primi dispositivi stanno arrivando sul mercato a prezzi salati. Come regolarsi con l’implementazione della tecnologia? E cosa aspettarsi in termini di prestazioni?

5G al Mobile world congress (foto: Wired)
5G al Mobile world congress (foto: Wired)

Le rivoluzioni, nella telefonia, non sono poi molte, e quelle epocali, appena uscite, ci mettono di fronte alla sempiterna domanda: ci serve davvero? Non fa eccezione il 5G, che da qualche mese fa capolino anche nella penisola e promette di rivoluzionare la nostra vita. Le caratteristiche per riuscirci ci sono, ma occorre capire se questo momento, cioè la fase di lancio, è quello giusto per abbracciare la tecnologia.

Velocità e latenza

Sulla carta, come detto, il 5G è davvero rivoluzionario e le frecce al suo arco sono molte. La prima e più intuitiva è la velocità, che passa dal gigabit offerto dal 4G ad almeno 10 gigabit, con picchi fino a 50. Questa, però, è la velocità raggiungibile da qui ai prossimi anni, perché entro il 2025 si conta di arrivare a ben 100 gigabit. Dati meravigliosi, ma che vanno contestualizzati, come vedremo a breve.

Altro motivo di gaudio è la latenza, che da specifiche tecniche appare molto molto bassa. Si parla di meno di un millisecondo, un valore che solletica la golosità dei fan dell’intrattenimento digitale, come videogame online e streaming.

In realtà occorre, al solito, distinguere i proclami marketing dalle caratteristiche reali, che possono portare a qualche delusione. Del resto, quella del 5G è una tecnologia giovane e al momento deve farsi spazio tra apparecchi di nuova generazione, infrastrutture vecchie e comunque non del tutto aggiornate, offerta di servizi “ibridi” tra i vecchi e i nuovi.

E il risultato è che, oggi, il 5G soffre di un evidente collo di bottiglia tecnologico. Prendiamo, per esempio, proprio il discorso sulla latenza. La latenza, nel campo telefonico, è il ritardo col quale un segnale inviato da un dispositivo arriva a destinazione ed è un concetto ben separato dalla classica velocità di cui siamo abituati a sentir parlare. A grandi linee, è la stessa differenza che passa tra la velocità massima raggiunta da un auto e la sua accelerazione.

Per quanto sia importante la velocità raggiunta da un mezzo, diventa altrettanto importante il tempo che il mezzo impiegherà a raggiungerla. Quando, nel caso del 5G, si parla di “meno di un millisecondo”, o comunque di un valore basso, diciamo inferiore ai 4 millisecondi, si considera la così detta air latency, cioè il tempo che il segnale telefonico impiega dal dispositivo (lo smartphone, per esempio) all’antenna. Col 4G è di almeno 10 millisecondi, quindi in teoria 4 millisecondi sarebbero già un bel salto in avanti.

Tuttavia, qui cozziamo contro un’altra triste realtà: il 5G è splendido, ma non supera, ahimè, le leggi della fisica. E dunque, così come col 4G, anche il 5G sottende a parametri quali la distanza tra il dispositivo e l’antenna, il numero di dispositivi collegati a quell’antenna, la potenza del segnale e via dicendo.

Questo, già di per sé, porta a tradire l’aspettativa del famoso millisecondo, ma c’è un problema un po’ più grosso: la air latency non è l’unica latenza in ballo. C’è da considerare pure la end-to-end mobile latency, cioè quella che va dall’antenna al Ran (Radio access network), vale a dire il “cuore” del sistema telefonico dell’operatore, e poi da qui al gateway che dà l’accesso vero e proprio a internet. Il tutto passando per una fitta rete di apparecchi intermedi, senza considerare tutti i controlli di sicurezza dei dati.

Tanto per essere chiari, se un dato passa per un firewall, per un banale controllo, viene rallentato. Poco, pochissimo, perché i firewall sono ormai molto efficienti, ma comunque è un passaggio che inficia le prestazioni della tecnologia. Ed è solo uno, dei tanti passaggi da considerare, visto che pure in questo caso ci sono centinaia di altri parametri dai quali il 5G, alla pari del 4G, non scappa.

Al momento il 4G patisce una end-to-end mobile latency di circa 30-40 millisecondi, mentre il 5G mira a portarla a 5 millisecondi. Tuttavia con le reti del 4G, chi ha uno smartphone 5G non beneficia della maggiore velocità, perché la latenza “da uno a quattro millisecondi”, come minimo, raddoppia, ma in realtà diventa dieci volte tanto. È un parametro che, capite bene, influisce in modo importante sulle prestazioni di una rete.

5G (Getty Images)
5G (Getty Images)

L’agognato momento del download

Ecco, una volta considerati questi fattori, arriva finalmente il momento di scaricare dei dati, ed è qui che entra in gioco la end-to-end internet latency. Vale a dire il tempo che effettivamente impieghiamo a ricevere dei preziosi byte. L’insieme di latenze, piccole o grandi che siano, dilatano il tempo necessario a effettuare i download. Puoi avere una rete con velocità a 100 gigabit al secondo, ma se impieghi, facciamo un’iperbole, un quarto di secondo per iniziare il download, ecco che quel valore scende a 80. E senza considerare, come detto, distanze, congestioni delle reti e molti altro ancora.

Per risolvere buona parte di questi limiti tecnici, il 5G, come noto, supporta le onde millimetriche, così chiamate perché si tratta di onde con lunghezza da 1 a 10 millimetri, che funzionano nella banda 26,5-27,5 MHz. Si tratta di onde molto efficienti, ma dato il loro scarso potere di penetrazione (per esempio, attraverso le pareti), occorre utilizzare delle antenne più piccole e diffuse. Serviranno tempo e investimenti per arrivarci. Nel frattempo chi può accedere alle reti 5G avrà più un’esperienza 4G deluxe: a metà strada tra il 4G e il 5G, ma un po’ più verso il primo che verso il secondo. È sempre una questione di tempo, perché le infrastrutture sono tante, complesse e costose, e aggiornarle richiede programmazione e investimenti, tanto più che il salto da 4G a 5G è tecnologicamente più lungo di quello che c’è stato tra 3G e 4G.

Smartphone col freno a mano

C’è poi da considerare un altro, grosso, limite: gli smartphone. Al momento, quelli lanciati sul mercato finora supportano velocità massime di 2 gigabit, perché di fatto questo è il limite progettuale dei chip, cioè i processori, utilizzati per integrare il 5G negli smartphone (per esempio il Qualcomm Snapdragon 855 Plus). È chiaro che si tratta di un limite destinato a cadere, ma come per ogni nuova tecnologia è necessario passare per un periodo di “collaudo”, o per meglio dire di diffusione, fatto di caratteristiche col freno a mano tirato e prezzi alti. Chi oggi decide di utilizzare il 5G rientra nella categoria dell’early adopter: appassionati delle più nuove tecnologie che desiderano utilizzarle a ogni costo. Ma per tutti gli altri, oggi, vale davvero la pena investire su un dispositivo 5G?

5G
(Foto: Getty Images)

Comprare uno smartphone 5G: sì o no?

La domanda è complessa e rispondere anche di più. In breve: è una questione di denaro. Non dovendo considerare il rapporto prestazioni/prezzo, la risposta è affermativa, perché il guadagno in termini di prestazioni, col 5G attuale, pur coi limiti evidenziati, è evidente.

Pensate alle auto elettriche: se vi fosse chiesto di scegliere la soluzione più ecologica per guidare è chiaro che optereste per una splendida Tesla, anche a costo di programmare il vostro prossimo viaggio sulla base delle stazioni di ricarica disponibile nella zona volete visitare. Se invece doveste considerare costi e comodità, è chiaro che, allo stato attuale, sorgerebbero parecchi dubbi.

Nel campo del 5G succede un po’ la stessa cosa: si entra nel dominio del dubbio nel momento in cui si valuta quanto sia il guadagno al cospetto dell’aumento del costo. Se poi si è interessati al “vero 5G”, allora occorre avere pazienza. I primi test mostrano prestazioni da circa 400 mbit al secondo (che però scendono a 100 in ambienti chiusi…) che, intendiamoci, sono eccellenti se comparati a quelli ottenibili in media con un 4G, ma questo non è 5G. Per lo meno, non lo è del tutto. Al pieno delle sue potenzialità, il 5G consentirà di fruire di contenuti in 4K e 8K in streaming, senza rallentamenti, come pure di giocare con i prossimi servizi di cloud gaming, come Google Stadia.

Ma sono le prospettive future, difficili anche solo da tratteggiare oggi, a rendere meno doloroso questo periodo di transizione. La telemedicina, con interventi fatti da robot a distanza e riprese in altissima definizione a disposizione dei chirurghi, per esempio. Oppure le smart city, con sistemi semaforici, di videosorveglianza e di guida automatica di mezzi pubblici, dove il 5G consentirà la perfetta sincronizzazione di tutti i mezzi e i controlli di sicurezza, in tempo reale, da parte di operatori umani. Senza considerare l’integrazione nel prossimo settore delle auto private a guida autonoma, dove la gestione wireless dei dati diventerà imprescindibile.

Il 5G rappresenta l’infrastruttura ideale per supportare questi e altri servizi e i tempi che viviamo, in questo senso, sono paragonabili a quelli passati a maledire modem analogici da 14 kbps (sì, kbps) che non ne volevano sapere di farci collegare a internet o che lo facevano male, colpendo comunque duro sulle nostre finanze. Eppure, oggi, godiamo di connessioni (piuttosto) veloci grazie a quel periodo di sperimentazione e assestamento. Dobbiamo quindi immolare il nostro conto corrente in nome di quel che sarà il 5G? Ovviamente no. Basta solo essere coscienti del fatto che, in questo momento, lamentarsi dell’attuale stato del 5G, per prestazioni, costi e copertura, è inutile: tutte le tecnologie più rivoluzionarie, hanno sempre vissuto questa fase di passaggio.

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