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martedì, Nov 17

5G, tutti gli ostacoli che lo ritardano in Italia e in Europa



Da Wired.it :

Dalle regole per la sicurezza informatica al problema dei Comuni, uno studio evidenzia come in Europa al 5G siano connessi 779 abitanti ogni centomila contro 12.790 della Cina

5G al Mobile world congress (foto: Wired)
5G al Mobile world congress (foto: Wired)

Lo sviluppo delle reti 5G in Europa, e quindi anche in procede a una velocità che rischia di compromettere non solo l’implementazione dei nuovi servizi ma anche i previsti benefici economici. Questo è l’avvertimento è emerge dall’ultimo rapporto dell’Istituto per la competitività (I-Com) dal titolo Il 5G per rilanciare l’Italia in sicurezza. Con soli 779 europei ogni 100mila abitanti connessi in 5G, contro i 12.790 della Cina siamo ben oltre l’emergenza.

È fondamentale completare al più presto, in Europa e in il quadro regolamentare entro il quale si andranno a sviluppare le reti 5G, per assicurare allo stesso momento gli obiettivi della sicurezza e della competitività senza sterili contrapposizioni, ma con il necessario spirito costruttivo da parte di tutti i soggetti interessati“, ha sottolineato Stefano da Empoli, presidente di I-Com.

Lo scenario europeo

Lo studio iCom ha stimato una connettività 5G europea per soli 779 utenti ogni 100.000 abitanti, contro i 16.744 della Corea del Sud e i 12.790 della Cina. Primi in Occidente sono gli Stati Uniti ma si fermano a 2.300 utenti ogni 100mila. Il fanalino di coda è rappresentato dal Giappone, con 190 utenti ogni 100mila, ma questo si deve al fatto che il lancio 5G è avvenuto solo nella primavera del 2020.

In Europa il 50% delle infrastrutture di rete mobile è 4G e il 2G detiene ancora il 14%. Lo studio sottolinea che in base alle proiezioni dell’associazione di settore Gsma entro il 2025 il passo di implementazione nel Vecchio Continente dovrebbe consentire di raggiungere il 34% di copertura 5G, contro il 48% del Nord America e il 47% della Cina.

5g I-Com

La situazione in Italia

In grazie a Tim e Vodafone, attualmente vi sono servizi commerciali 5G a Roma, Milano, Torino, Firenze, Napoli, Bologna, Genova, Sanremo, Brescia e Monza. Inoltre, Vodafone ha già esteso la propria rete anche a gran parte dell’hinterland milanese, mentre Tim ne ha avviato la fase di sperimentazione nella Repubblica di San Marino, a Bari e a Matera dove, con i fondi del primo bando di gara del ministero dello Sviluppo economico (Mise), si sta realizzando il progetto Bari-Matera 5G. I due principali operatori hanno siglato un accordo per la creazione di una rete condivisa, grazie alla quale, entro il 2021, dovrebbero essere coperte altre cento città italiane, oltre a numerosi distretti industriali e alle principali località turistiche. Wind Tre in tal senso risulta più attardata ma ha previsto la copertura delle principali città entro fine 2020 e settanta entro il 2021.

Il problema è che le sperimentazioni italiane, secondo 5G Observatory, riguardano ventuno progetti, ma solo due di Tim (con Ericsson e Qualcomm) coinvolgono almeno due siti (small cell) e gli utenti finali. Gli altri sono classificati come pilota o di livello inferiore. In tal senso la Spagna e il Regno Unito ne vantano rispettivamente cinque e quattro di primo livello.

Il fronte economico

La realizzazione delle reti di quinta generazione, come indicano diverse analisi e studi, è un’opportunità di sviluppo e crescita a livello planetario, grazie soprattutto alla capacità di abilitare applicazioni avanzate come, per esempio, internet delle cose, guida autonoma, telemedicina. “Un’occasione che non può essere mancata soprattutto dopo l’emergenza determinata dalla diffusione del Covid-19 in cui è emersa ancora più fortemente l’irrinunciabilità di proseguire, e auspicabilmente velocizzare, il roll-out delle reti di nuova generazione“, ha ricordato il presidente di I-Com.

Nel 2016 la Commissione europea aveva stimato, come benefici economici legati alla 5G, un cifra superiore ai 141 miliardi di euro per il 2020. Avrebbero dovuto avvantaggiarsene soprattutto i settori energia, trasporti, sanità e automotive. A distanza di quattro anni l’obiettivo è stato mancato e quindi rimane distante la possibilità di ottenere i preventivati 17,7 miliardi di euro di benefici e i 186mila posti di lavoro. Per quanto riguarda le singole aree geografiche le stime indicano che la crescita maggiore interesserà gli Stati Uniti (oltre 650 miliardi di dollari), seguito da Europa (480 miliardi) e Cina (460 miliardi).

Le criticità che ritardano lo sviluppo

Nella prima fase istituzioni e dei principali attori europei hanno dato un buon impulso allo sviluppo 5G, ma poi è emersa l’esigenza di un “approccio comune che garantisca la creazione di un ecosistema ma favorevole agli investimenti” e affronti anche la tematica della sicurezza. Probabilmente è quest’ultimo il nodo chiave da sciogliere considerati gli obiettivi di armonizzazione, soprattutto rispetto a standard e certificazioni.

Anche in dove gli investimenti necessari nei prossimi cinque anni per la transizione al 5G sono stimati tra i 55 e i 75 miliardi, ovvero fino a cinque volte quelli sostenuti dagli operatori nel quinquennio appena trascorso, appare fondamentale trovare forme di incentivazione e rimozione delle barriere che come rilevato anche da analisi internazionali, gravano sul settore delle tlc, dai vincoli infrastrutturali a quelli relativi ai limiti elettromagnetici, fino alle recenti disposizioni delle autorità locali che hanno bloccato le infrastrutturazioni con standard di nuova generazione”, sottolinea lo Studio.

In Italia il decreto Semplificazioni (76 del 16 luglio 2020) ha introdotto il divieto per gli enti locali di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base e di poter incidere sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, nonché sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità.

Rimane però il problema della sicurezza: l’auspicio è che i requisiti prestabiliti, anche molto stringenti, siano trasparenti e non discriminatori. “In questo contesto, le dinamiche di mercato si intrecciano inestricabilmente con quelle relative alla sicurezza, che hanno assunto una connotazione geopolitica scaturita nell’innalzamento dei vincoli per l’accesso al mercato da parte dei fornitori extra-europei di apparecchiature 5G, fino ad una vera e propria esclusione a priori praticata in alcuni Paesi, in particolare quelli che fanno capo ai Five Eyes (il coordinamento dei servizi di Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Canada, ndr)”, prosegue il documento.

In sintesi vi è la necessità di non mettere a rischio la realizzabilità di progetti ritenuti essenziali per lo sviluppo delle nuove tecnologie e la tutela dei principi economici e commerciali praticati nel mondo occidentale. Anche perché l’offerta di apparecchiature 5G è ristretta a tre/quattro fornitori ed essendo anche necessaria la compatibilità tra vecchia e nuova generazione la soluzione non può che essere quella di aderire a forme condivise di regolazione della cyber sicurezza.

Le soluzioni

I-Com suggerisce per superare l’empasse italiano di “predisporre rapidamente e compiutamente un set di strumenti normativi in grado di creare un ecosistema improntato a quella chiarezza e certezza indispensabili ad assicurare uno sviluppo sicuro delle reti 5G“. In secondo luogo bisognerebbe portare a compimento la procedura per la cybersicurezza nazionale, in armonia con le norme sul golden power. E su questo punto, secondo il sottosegretario al Mise Mirella Liuzzi, “sarà importante continuare ad avere un approccio comunitario. Non è pensabile avere una serie di posizioni differenti e quindi approcci diversi”.

Ciò vuol dire quindi che anche in sede europea il quadro regolamentare dovrà rispondere alle esigenze di sicurezza e competitività. Quanto alla questione finanziaria il Recovery fund potrà essere d’aiuto. “Sullo sviluppo di servizi locali dobbiamo agire con politiche di investimento e con politiche di sviluppo mirate, come le case delle tecnologie emergenti“, ha concluso Liuzzi: “Abbiamo recentemente concluso il bando per le amministrazioni che hanno sviluppato una rete di 5G. Entro fine anno credo che saremo in grado di pubblicare la graduatoria delle case delle tecnologie“.

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[Fonte Wired.it]