Seleziona una pagina
lunedì, Giu 24

7 regole di buonsenso per usare il monopattico elettrico


Ecco qualche consiglio per approcciarsi alla rivoluzione della micromobilità con garbo, intelligenza e compassione

Il via libera del ministero dei Trasporti alla sperimentazione nelle città italiane di monopattini elettrici e affini ha scatenato una serie di reazioni alquanto divergenti tra loro. La curiosità di chi ha sempre desiderato sfrecciare senza sforzo alcuno con il vento tra i capelli, per esempio, ma anche il giubilo degli operatori pronti a fornire nuovi servizi in sharing, la disperazione dei pedoni desiderosi di conservare integre le proprie caviglie e l’interesse dei carrozzieri che potrebbero aver appena trovato nuovi, preziosissimi killer di specchietti in erba.

Certo, trattandosi di una sperimentazione iniziale le regole per la circolazione sembrano ancora di ampissima interpretazione: in attesa del verdetto del Codice della strada, dunque, abbiamo deciso di raccogliere qualche piccolo suggerimento figlio della logica e dell’esperienza, per mettere a punto un primissimo galateo del monopattino elettrico. Da consultare, memorizzare e mettere in pratica per non trasformare la rivoluzione della micromobilità in un catastrofico far west urbano.

1. Meglio evitare il marciapiede

Di fatto il monopattino elettrico, secondo il decreto micromobilità, potrebbe essere utilizzato anche nelle aree riservate ai pedoni, a patto che sia dotato di un regolatore di velocità e che non si proceda in queste aree a più di 6 km/h. Tutto molto bello, ma attenzione, perché facendo lo slalom tra le persone come un Alberto Tomba d’annata, seppur a una modestissima velocità, il rischio di farsi male, di inciampare in qualche piede o di travolgere qualche distratto barboncino resta altissimo. Nei limiti del possibile, dunque, si consiglia di lasciare il marciapiede ai pedoni.

2. Niente surf tra le auto

Trovarsi su un monopattino che sfreccia in strada a 20 km/h rischia di farci sentire un genio strappato allo skateboarding, meritevole di superare senza alcuna remora auto e scooter vari ed eventuali in una gincana da vincere a colpi di bacino e sgomitate. Spoiler: no, decisamente no.

Così come è importante che gli altri mezzi imparino a rispettare chi viaggia in monopattino, allo stesso modo è fondamentale comportarsi in modo irreprensibile quando ci si trova sulla carreggiata. Ne va della nostra sicurezza e di quella degli specchietti altrui.

3. Bando ai gruppetti

La progressiva diffusione dei monopattini potrebbe presto generare fenomeni di costume potenzialmente discutibili come orde di colleghi che decidono di spostarsi in massa verso l’ufficio, o amichetti del sabato pomeriggio che colonizzano il centro cittadino sulle loro ruotine.

Bellissimo, ma l’effetto sciame anche in questo caso potrebbe risultare un tantino pericoloso. In strada probabilmente sarà vietato, come accade – almeno su carta – per le biciclette. Nelle aree ciclabili/pedonali, invece, facciamo appello al buonsenso.

4. La freccia, per favore

Segnalare i propri spostamenti quando si è in strada, insegnano le maestre sin dalle primissime lezioni di sicurezza alla elementari, è fondamentale. Non facoltativo, non consigliabile, non tutto sommato prudente. No, fondamentale. Soprattutto se si è a bordo di un mezzo come il monopattino ancora alquanto sconosciuto.

Cerchiamo dunque di staccare per un secondo il braccino dal manubrio e di segnalare con un adeguato anticipo le nostre eventuali svolte a destra o a sinistra. La direzione ringrazia.

5. Attenzione al pavé

In molte città, come per esempio Milano, il centro cittadino è impreziosito da pavimentazioni stradali decisamente più belline del banale asfalto. Ma anche potenzialmente meno funzionali, comode e umane. Morale della favola? No, i Comuni non sostituiranno il pavé per fare spazio alla nuova invasione di monopattini elettrici.

Quindi meglio armarsi di buonsenso, evitare certe strade quando possibile e moderare notevolmente la velocità. Distruggere il monopattino, e ancor di più distruggersi menischi e incisivi, per colpa di qualche vibrazione di troppo parrebbe alquanto sciocco.

6. No ai parcheggi selvaggi

La cosa fantastica dei servizi di sharing a flusso libero è che si può trovare e noleggiare il proprio mezzo ovunque. La cosa un po’ meno fantastica dei servizi di sharing a flusso libero, invece, è che si può parcheggiare e abbandonare il proprio mezzo ovunque.

Morale: ricordiamoci sempre che strade, marciapiedi, piazzole & co non sono il nostro personale ripostiglio di casa. Abbandonare un monopattino in sharing davanti a un portone d’ingresso, o a un centimetro netto dalla portiera di una malcapitata auto, per esempio, farà di noi un cattivo utente. Da punire con più che meritate imprecazioni e macumbe di sorta.

7. Chiedere permesso con educazione

È vero, il monopattino elettrico è dotato perlopiù di un campanello che permette di segnalare la propria presenza mentre si compie, per esempio, il sorpasso di una bicicletta o di una famigliola a zonzo con cono gelato in mano. Ma scampanellare come pazzi nelle aree pedonali sortisce il più delle volte un unico effetto possibile: fastidio, tanto fastidio. Quindi oltre ad abbassare la velocità, soluzione sempre consigliata e consigliabile, potremmo azzardare un flebile “Mi scusi, permesso”, al posto del più perentorio “Drin drin”.

Sì, andremo comunque incontro a proteste, insulti, “scendi da quel coso”, “ci mancavano solo nuovi dementi per le strade” e via dicendo. Ma questa è la dura vita dei pionieri. Tra qualche anno, quando anche il più scorbutico dei pensionati andrà alla Posta con un monopattino elettrico potremo dire orgogliosi di aver fatto la differenza e pavimentato la strada verso il futuro semplicemente con la nostra educazione.

Potrebbe interessarti anche






Source link