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mercoledì, Mar 01

Spid, è tregua: allo studio i nuovi contratti di gestione



Da Wired.it :

Tregua su Spid. Almeno per il momento. La prima riunione sul futuro del sistema pubblico di identità digitale tra il sottosegretario all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, i rappresentanti dei gestori di Spid e Assocertificatori, l’associazione che rappresenta i principali certificatori accreditati, sotterra l’ascia di guerra. Il governo si è impegnato ad affrontare i nodi sul rinnovo delle convenzioni di Spid. A cominciare dalle risorse. Butti, si legge in una nota congiunta, “ha sottolineato l’intenzione di definire un rinnovo pluriennale del servizio e la disponibilità a individuare un sostegno che, dopo anni di richieste inascoltate da parte dei precedenti governi, possa garantire la sostenibilità economica dello Spid, a fronte dell’impegno richiesto”. Detto in altri termini, soldi e tempi più stabili per la gestione del sistema pubblico di identità digitale.

Ci sarà una prossima riunione e tempo fino a giugno per stabilire il futuro di Spid, lavorando anche con altri enti pubblici. Butti ad ogni modo ha ribadito la linea di voler razionalizzare il sistema di identità digitale in Italia per assicurare una progressiva evoluzione in linea con il quadro europeo di riferimento”.

La situazione, spiegata passo dopo passo:

  1. Il braccio di ferro su Spid
  2. Il progetto Idn
  3. La app europea
  4. Il commento degli esperti

Il braccio di ferro su Spid

Il caso Spid scoppia a fine 2022. Quando arrivano al capolinea le convenzioni di alcuni tra i principali gestori del sistema pubblico di identità digitale. Tra cui Aruba, Infocert, Intesa (gruppo Kyndryl), Namirial, Poste Italiane (che ha una fetta dell’81,4% dei profili rilasciati), Register, Sielte, Tim. Il governo le proroga d’ufficio fino al 23 aprile 2023, per non lasciare scoperto il servizio, ma i gestori, rappresentati dall’associazione di categoria Assocertificatori, chiedono nuovi contratti. Che prevedano un sostegno economico da parte dello Stato per sostenere le spese di gestione delle identità digitali. Circa 50 milioni di euro, stando ai primi calcoli delle aziende, che potrebbero essere pescati dal capitolo sull’identità digitale previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Oltre ai soldi, i gestori chiedono di essere coinvolti nei progetti del governo, eliminare schemi concorrenti e candidare Spid per il futuro sistema europeo comune di identità digitale. A queste condizioni, sono disposti anche a proseguire fino a giugno alle condizioni attuali.

Il progetto Idn

Il sottosegretario Butti non ha mai fatto mistero di voler far convergere le identità digitali. Attualmente in Italia vige una sorta di duopolio, con due sistemi tra loro complementari: Spid e la Carta di identità elettronica (Cie). Spid, che ha differenti livelli di sicurezza e di costi di attivazione a seconda del gestore, offre una maggiore flessibilità rispetto a Cie, documento emesso dal ministero dell’Interno e prodotto dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, perché contiene un chip che richiede un lettore dedicato. Un ostacolo per il suo uso quotidiano. 



[Fonte Wired.it]