La strage di piazza Loggia a Brescia, avvenuta il 28 maggio 1974, è stata uno degli attentati più gravi del terrorismo nero dell’Italia repubblicana. Come per gli altri attacchi dinamitardi neofascisti a piazza Fontana a Milano nel 1969, sul treno Italicus nel 1974 e alla stazione di Bologna nel 1980, i mandanti e i responsabili sono rimasti a lungo, o del tutto, impuniti. Il motivo è che tra i militanti delle organizzazioni neofasciste responsabili delle stragi si trovavano anche servitori dello Stato, come membri dei servizi segreti o delle forze dell’ordine, politici o dirigenti pubblici, che contribuirono a depistare le indagini e coprire le tracce dei loro crimini.
Il terrorismo neofascista
Lo stragismo che caratterizzò i cosiddetti Anni di piombo, tra il 1968 e il 1980, fu opera di organizzazioni neofasciste. Mentre l’estremismo comunista mirava a colpire singoli individui che rappresentassero un qualche potere economico o politico, l’obiettivo dei neofascisti era di creare disordine e terrore, addossando poi la responsabilità ad anarchici o comunisti grazie alla complicità degli apparati statali, al fine di poter giustificare una maggiore repressione da parte dello Stato. I loro attentati dell’epoca possono essere quindi descritti come attacchi sotto falsa bandiera, o false flag operation in inglese, termine con cui si indicano quelle operazioni ideate per far ricadere su altri la colpa.
Così, oltre alla strage di piazza Loggia, in cui furono uccise 9 persone e 102 vennero ferite, i neofascisti compirono altri 6 attentati. Il primo avvenne il 12 dicembre 1969 a piazza Fontana, a Milano, con 17 persone uccise e 88 ferite. Seguirono la strage di Gioia Tauro, il 22 luglio 1970, con 6 persone uccise e 66 ferite, la strage di Peteano a Gorizia, il 31 maggio 1972, con 3 persone morte e 2 ferite, la strage della questura di Milano, il 17 maggio 1973, con 4 persone uccise e 52 ferite, e la strage sul treno espresso Roma-Brennero Italicus, il 4 agosto 1974, con 12 persone uccise e 105 ferite. Infine, l’episodio più violento, che chiuse gli Anni di piombo, fu la strage della stazione di Bologna, il 2 agosto 1980, con 85 morti e 200 feriti.
La strage di piazza della Loggia
Negli anni precedenti l’attentato a Brescia, ormai sempre più isolati ed emarginati dalla politica istituzionale, i neofascisti avevano già compiuto 3 stragi con altrettanti attacchi dinamitardi. Nello stesso momento, il Partito comunista italiano stava cominciando a essere coinvolto nelle maggioranze parlamentari e la cittadinanza italiana era sempre più schierata a sinistra. Due settimane prima della strage di piazza della Loggia il popolo italiano aveva bocciato il referendum abrogativo della legge sul divorzio, fortemente sostenuto dal gruppo neofascista capeggiato da Giorgio Almirante, il Movimento sociale italiano (Msi).
Il 28 maggio 1974 i sindacati e il Comitato antifascista organizzarono a Brescia una grande manifestazione per protestare proprio contro il terrorismo nero, che stava proliferando sostanzialmente impunito. Oltre alle tre stragi già citate, la scia di sangue culminò con la morte del diciannovenne Silvio Ferrari, terrorista neofascista che rimase ucciso dall’esplosione dell’ordigno che lui stesso stava trasportando in motorino verso il centro di Brescia, a piazza del Mercato, il 19 maggio del 1974.