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Tra economia circolare, diritto alla riparazione e la necessità di limitare le emissioni del settore tecnologico, le priorità in materia digitale dei Verdi sono chiare e coerenti con l’impostazione ambientalista. Manca forse una visione d’insieme relativa agli altri aspetti del mondo tecnologico.

Conservatori e riformisti europei

È il gruppo di cui fa parte Fratelli d’Italia ed è guidato da Giorgia Meloni. Nel manifesto varato l’aprile scorso si trovano alcuni spunti – anche se prevedibilmente secondari rispetto alla lotta all’immigrazione e la necessità di “rivedere il Green Deal” – relativi al mondo digitale. “Vogliamo potenziare le piccole e medie imprese (pmi) riducendo la burocrazia superflua, chiedendo una sospensione temporanea delle nuove normative dell’Ue per le piccole imprese, dirigendo invece le risorse verso l’attuazione e l’applicazione della legislazione esistente e modernizzando il panorama digitale dell’Ue per promuovere l’innovazione e gli investimenti in tecnologie all’avanguardia come l’AI, il 5G/6G e i computer quantistici, si legge nel manifesto.

È più o meno tutto ciò che si trova sul sito in materia di digitale. Per avere qualche idea in più, possiamo rifarci a quanto affermato recentemente da Giorgia Meloni, che si è parecchio spesa – ma in qualità di premier italiana – in materia di intelligenza artificiale e nuove tecnologie (sul tema, trovate un approfondimento qui).

La premier italiana ha infatti spiegato che l’intelligenza artificiale “è una tecnologia che può sprigionare tutto il suo potenziale positivo solo se il suo sviluppo si muoverà in un perimetro di regole etiche che mettano al centro la persona, i suoi diritti e i suoi bisogni. […] Possiamo costruire questa strada solo attraverso un forte sostegno alla ricerca, alla sperimentazione, a quelle realtà produttive che in Italia già esistono ma che hanno ovviamente bisogno di essere valorizzate per diventare più forti e più competitive”. Tutto ciò, però, riguarda l’Italia. Dal fronte europeo, invece, ci sono ben poche proposte – o anche solo dichiarazioni d’intenti – da riportare.

Identità e Democrazia

Ancora peggiore la situazione in casa Identità e Democrazia, il gruppo di estrema destra di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini. Per quanto Id abbia pubblicato da tempo il suo manifesto, all’interno si trova un unico brevissimo riferimento alle politiche digitale, in cui si parla della “necessità di proteggere la libertà d’espressione, in particolare la libertà d’espressione digitale. Per il momento, la Lega (e non solo, tra i partiti italiani) non ha pubblicato il programma relativo alle elezioni europee.

La Sinistra

Infine il gruppo della Sinistra, che al momento in Parlamento non ha rappresentanti italiani ma di cui sono membri Rifondazione Comunista e Sinistra Italiana (anche se solo osservatore). Nel manifesto pubblicato in vista delle elezioni europee, in materia di digitale si legge: “Accogliamo con favore il tentativo del Parlamento europeo di regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale e sosteniamo il divieto della sorveglianza biometrica, del riconoscimento delle emozioni e della polizia predittiva da parte dei sistemi di AI. Tuttavia, la norma del Parlamento europeo si concentra sulla regolamentazione basata sul mercato e quindi trascura l’aspetto essenziale: la necessità di trasparenza e responsabilità (controllo democratico e sociale) dell’innovazione tecnologica riguardo ai suoi impatti sociali e ambientali”.



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