Può il sistema di scambio di emissioni (Ets) dell’Unione europea spingere i prezzi di benzina e diesel ad aumentare di più di 40 centesimi al litro? Per qualcuno la risposta a tale domanda è sì. A pensarlo è l’eurodeputato tedesco e coordinatore per le politiche ambientali del Partito popolare europeo (Ppe) Peter Liese, che in un’intervista rilasciata a Euractiv si è dichiarato pessimista riguardo all’effettivo raggiungimento di alcuni obiettivi.
Nel dettaglio, l’eurodeputato di Olsberg è convinto che i prezzi di compensazione non resteranno effettivamente al di sotto dei 45 euro per tonnellata di anidride carbonica e che, anzi, in base agli studi attuali essi potrebbero salire fino a 200 euro a tonnellata. Considerato che la prima possibilità porterebbe a un aumento di più o meno 10 centesimi per ciascun litro di benzina e diesel, la seconda presupporrebbe quindi un salto in alto più che quadruplicato. C’è da dire che negli ultimi mesi il Partito popolare europeo è diventato molto aggressivo verso le politiche ambientali dell’Unione messe a punto dalla maggioranza di cui fa parte, nella speranza di poter contendere qualche volto sul tema ai partiti di estrema destra.
Gli effetti
Un aumento di questa portata, in un contesto economico tutto fuorché solido come quello che l’Europa sta vivendo, avrebbe conseguenze pesanti sulla mobilità dei cittadini dell’Unione e sul prezzo dei prodotti di prima necessità, che oscillano quasi sempre proporzionalmente a quelli affrontati dai loro trasportatori. Di fatto, il fondo sociale per il clima da 87 miliardi istituito dalla Commissione europea per sostenere i cittadini continentali appartenenti alle fasce più deboli potrebbe dunque dimostrarsi insufficiente a soddisfare tutte le esigenze in campo.
Il progetto Ets è stato avviato dall’Ue nel 2005, con l’obiettivo di promuovere la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. A tal fine, di quest’ultimo sono stati parametrati sia i costi, sia l’efficienza economica. Il sistema limita il volume totale di gas che può essere emesso dalle industrie ad alta attività energetica, dai produttori di energia e dalle linee aeree dei paesi membri e di Islanda, Liechtenstein e Norvegia, in base a un tetto massimo delle emissioni stabilito dalla stessa Unione.
Le imprese, invece, ricevono o acquistano quote individuali. Esse sono obbligate dall’Unione europea a pagare per ogni singola tonnellata di anidride carbonica emessa, secondo un approccio cap-and-trade: le aziende interessate ottengono o possono acquistare, all’interno del limite totale massimo stabilito, quote di emissione, anche scambiandole tra loro. Nell’ambito delle revisioni del 2023 della direttiva, è stata data vita a un nuovo sistema di scambio di emissioni, denominato Ets2, separato da quello principale e dedicato alla copertura delle emissioni derivanti dalla combustione di carburante negli edifici, nei trasporti stradali e in altri settori.
L’arrivo di Ets2
L’Ets2 diventerà pienamente operativo nel 2027 e riguarderà le emissioni a monte: saranno in pratica i fornitori di carburante (non i consumatori finali come le famiglie e gli automobilisti in generale) a dover monitorare e segnalare le proprie emissioni. Per i cittadini, al di là dell’allarme lanciato da Liese, non sembrano tuttavia mancare delle garanzie.
Come è riportato sul sito ufficiale dell’Unione europea, se durante i primi tre anni di operatività dell’Ets2 il prezzo delle quote dovesse superare i 45 euro (ai prezzi del 2020, cioè adeguati all’inflazione), quote aggiuntive potrebbero essere rilasciate automaticamente da una riserva stabilizzatrice del mercato Ets2 per far fronte ad aumenti eccessivi dei prezzi. Questo avverrebbe anche se il prezzo delle quote dovesse aumentare troppo rapidamente. In caso i prezzi del gas o del petrolio dovessero rivelarsi eccezionalmente elevati nel corso del 2026, l’avvio del sistema Ets2 potrebbe inoltre essere posticipato al 2028, in modo tale da garantirne un’attuazione agevole.