Finalmente un libro di filosofia con la dote della leggerezza che si può leggere senza l’impressione che l’autore stia affrontando una prova mortale tra lui e i grandi del passato. Mi è capitato in mano per caso l’ultimo libro di Emanuele Ferretti (detto Scrip), Anche Socrate qualche dubbio l’aveva (Cairo, 2024), noto youtuber e insegnante di liceo, e devo confessare che mi sono divertito, e non poco, a leggerlo. Il grande merito delle sue 250 agili pagine è la serenità che permette di guardare ai grandi filosofi del passato con semplicità, ma senza travisare il loro messaggio. Senza pretese di erudizione, senza dover dimostrare niente, Ferretti presenta la sua prospettiva esistenziale, un misto di scetticismo e di buon senso veneto, che ci incoraggia a esplorare la filosofia senza mai perdere il contatto con il nostro mondo.
Il viaggio della vita, tra alti e bassi
Si parte dal fallimento, ma non come concetto negativo, bensì come momento indispensabile per provare a compiere un percorso che, per qualcuno porterà sull’Everest e per qualcuno porterà alla spiaggia di Riccione. Il bello di questo libro è che non vuole né convincerti né venderti un metodo per avere successo, ma toglierti la paura di cadere. Se proprio devi cascare, e succede anche ai grandi e grandissimi, fallo in modo da non farti male e, soprattutto, in modo di rialzarti e riprendere il cammino. Confesso che, se fossi stato l’editor di questo testo, avrei proposto di cambiare la parola «fallimento» con la parola «tentativo», ma comprendo perché Ferretti ha preferito un termine più diretto. Lui è un praticante della parresia, il parlare franco e diretto, senza mezze misure, che i filosofi greci predicavano per evitare le insidie dei lupi mannari della retorica (così erano definiti coloro che usavano la dialettica per imporre le loro opinioni).
Il testo si muove vivacemente dall’antica Grecia fino ai giorni nostri. Una parte molto bella è quella che riporta il mito di Sisifo secondo il filosofo esistenzialista Albert Camus dove il suo supplizio, condannato da Zeus a spingere in salita per l’eternità un masso destinato a rotolare in basso, viene visto in una prospettiva positiva. In fondo Sisifo è felice: spingere il masso contro la gravità è la sua natura. Come nel Vahalla dei vichinghi, dove si continua a combattere anche in paradiso, così quello che conta è trovare, in ogni passo, il senso di andare avanti. La vicenda di Sisifo mi ha ricordato sia il filosofo Rocco Ronchi che Rocky Balboa. Il primo ha scritto, con parole molto belle nel 2007, che «filosofare è un esercizio senza fine, un lavoro immenso, praticamente impossibile da portare a termine. Si deve sempre ricominciare da capo. Niente può essere dato mai per acquisito pena il tradimento della propria vocazione. Franando continuamente, quasi ad ogni pagina, se non ad ogni riga, il mondo del filosofo deve essere interamente ricostruito dalle fondamenta.» Il secondo, nell’ultimo commovente capitolo della saga del pugile di Philadelphia, Balboa, ricorda a suo figlio «non importa quanti pugni darai, importa quanti pugni prenderai e saprai incassare rialzandoti».
La grandezza del finito
Non temete, il libro che avete fra le mani non vi prende a pugni, ma vi porta con mano amica dall’ironia e maieutica di Socrate agli odierni tormenti di narcisisti e fake news. Come usare la filosofia per liberarsi dei mali della vita moderna: smania di successo, narcisismo, dogmatismo. Anzi, come tradurre la filosofia in modo che parli come noi e scoprire che le nostre piccole magagne quotidiane affliggevano esseri umani di ogni epoca.
Dalle pagine traspare l’esperienza di docente delle superiori di Ferretti, chiamato ogni giorno a far parlare i suoi autori in modo comprensibile per i suoi studenti (ma non solo). Esilarante la sintesi del pensiero critico secondo Immanuel Kant: ergerci a giudici delle nostre convinzioni sapendo che siamo sia il giudice che l’imputato. E così il tenente Colombo è un emulo di Socrate, Gregory House di Aristotele e De Niro è uno scettico che ha saputo coniugare talento e modestia nelle scelte. E tutti noi, un passo alla volta, un giorno dopo l’altro, anche una caduta dopo l’altra, siamo sul palcoscenico dell’esistenza e abbiamo la nostra parte.




