Guardate chi dirige un’orchestra, perché la capacità di sfruttare abilità diverse con il solo movimento delle mani diventerà sempre più comune nel mondo del lavoro. “Con l’intelligenza artificiale l’essere umano diventerà un coordinatore di risorse; un direttore d’orchestra che avrà a disposizione molti strumenti, ma dovrà saper scegliere con cura i più idonei per completare i suoi compiti”, dice Silvio Savarese, made in Italy d’esportazione al cento per cento, lanciato ormai più di vent’anni fa alla conquista degli Stati Uniti. Prima il Michigan e poi l’Illinois, per approdare a Stanford, la fabbrica dei sogni della Silicon Valley. Oggi Savarese ha scalato il grattacielo di Salesforce a San Francisco ed è chief scientist: capo globale dello sviluppo dell’intelligenza artificiale della società del cloud, tra le voci più ascoltate dal fondatore Marc Benioff.
“Stiamo entrando nella nell’era dei digital workers, lavoratori digitali che possono svolgere le mansioni degli operatori umani, per renderli più efficienti e produttivi”, spiega Savarese parlando con Wired in occasione del World Tour Milano di Salesforce. “L’intelligenza artificiale – sottolinea – non riuscirà a rimpiazzare tutte le nostre capacità, ma le potrà potenziare dandoci la possibilità di delegare le mansioni più meccaniche e ripetitive”. Ed è per questa sua capacità di incidere direttamente sulla produttività della forza lavoro – e quindi sui profitti delle aziende – che l’Ai non sarà una moda tech passeggera: “Sta trasformando il modo in cui lavoriamo e va decisamente sul concreto. Se dovessi paragonarla a ciò che abbiamo visto in passato penso più alla rivoluzione di internet che al metaverso: come oggi non possiamo immaginare la nostra vita senza internet, così tra cinque anni (e forse meno) non potremo vivere e lavorare senza intelligenza artificiale”.
La frontiera dei robot alimentati dall’AI
La digital workforce è il passo successivo all’intelligenza artificiale generativa che si è affermata agli occhi del grande pubblico negli ultimi 18 mesi. “Stiamo correndo spediti verso l’introduzione di veri assistenti digitali, capaci di offrire una serie di servizi svolti dall’AI”, aggiunge Savarese che dalla sua finestra sul mondo della tecnologia scruta con più chiarezza l’orizzonte fatto di intelligenza artificiale multimodale. Fantascienza, mica tanto: “Lavoriamo alla possibilità di utilizzare abilità sensoriali per andare al di là del testo, della voce e delle immagini. Apriamo la strada ai robot fisici che integrano l’intelligenza artificiale, agenti non più solo digitali che saranno in grado di interagire con l’ambiente circostante”.
Umanoidi veri e propri, che potranno imparare dall’esperienza pregressa e da ciò che ‘vedono’ giorno per giorno intorno a loro. “La frontiera non è vicinissima, ma le difficoltà sono tutte dal punto di vista hardware: è più un aspetto di fisica e di meccanica che un problema informatico. Ci arriveremo ed è lì che ci sarà la nuova trasformazione nel modo di ragionare dei sistemi: nuove forme di intelligenza sensoriale legate alle esperienze fisiche e alla conoscenza di senso comune. I robot che conosceranno il rischio di scivolare sul ghiaccio saranno gli apripista della nuova fase dell’intelligenza artificiale”, sottolinea Savarese.
Salesforce punta su modelli verticali e veloci
Salesforce la sua partita la gioca a tutto campo, con ricerca interna e apertura al mondo della startup attraverso il fondo di corporate venture capital. “Stiamo sviluppando la nuova generazione di assistenti digitali nel sales, marketing e field service per aiutare i tecnici sul campo. Questo – spiega Savarese – sarà uno dei primi passi proprio verso la robotica alimentata dall’Ai, con i droni o dispositivi per compiere operazioni sul campo”.