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Nella notte tra sabato e domenica 28 luglio, Israele ha colpito con i suoi droni sette località del Libano, come risposta dell’attacco missilistico di Majdal Shams, territorio nelle Alture del Golan e che Israele occupa dal 1967, facendo aumentare il rischio escalation nella regione. L’incursione arriva dopo che un missile attribuito a Hezbollah, il potente gruppo paramilitare libanese alleato e finanziatore di Hamas in Palestina, è caduto nelle vicinanze di un campo di pallone, provocando la morte di 12 ragazzi e bambini e il ferimento di altre 29 persone. La città colpita è abitata principalmente da drusi, una minoranza religiosa con influenze islamiche, ebraiche e cristiane, molti dei quali sono cittadini israeliani. Si tratta dell’incidente più grave subito da Israele dal 7 ottobre 2023.

L’attacco israeliano

Tel Aviv fin dal primo momento ha attribuito la responsabilità dell’attacco missilistico avvenuto il 27 luglio a Hezbollah, convocando una riunione del gabinetto di guerra per valutare le contromisure. Questa mattina lo stesso ha autorizzato il governo a rispondere all’attacco. L’Idf, (Forze di difesa di Israele) ha dunque iniziato a colpire obiettivi nel sud del Libano. Fonti libanesi affermano che Israele stia effettuando pesanti bombardamenti nella città di Houla, a meno di un chilometro dal confine con la Galilea. Per questo, stando alle dichiarazioni rilasciate dalla Middle east airlines (Mea) diversi voli all’aeroporto di Beirut sono stati cancellati o ritardati. Il Libano si prepara a una risposta significativa da parte di Israele, che potrebbe ulteriormente esacerbare il conflitto nella regione.

Rapporti tesi

Nonostante Hezbollah continui a negare la sua partecipazione, l’esercito israeliano ha infatti identificato il razzo che ha colpito Majdal Shams come un Falaq-1, un’arma di origine iraniana tipicamente usata da Hezbollah. La Casa Bianca ha confermato questa attribuzione, mentre Hezbollah, che ha respinto le accuse, afferma che l’esplosione sia stata causata da un razzo israeliano di intercettazione. Questa versione alternativa non è stata ancora verificata in modo indipendente. Dal principio del conflitto a Gaza, la situazione al confine libanese-israeliano è caratterizzata da crescenti tensioni e da scambi quotidiani di attacchi tra Hezbollah e Israele, ma non si era mai arrivati a un attacco diretto.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Hezbollah “pagherà un prezzo alto” per l’attacco a Majdal Shams. La rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert, e il capo della Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil), il generale Aroldo Lázaro Sáenz, hanno invece esortato sia Israele sia Hezbollah a trattenersi e a “mettere fine agli scambi di attacchi” che potrebbero “innescare una più grande conflagrazione che travolgerebbe l’intera regione in una catastrofe”. Un’escalation con Hezbollah, infatti, potrebbe avere conseguenze ancora più gravi rispetto a ciò che sta accadendo a Gaza, a causa della maggiore capacità militare di Hezbollah e del maggiore sostegno che l’organizzazione riceve dall’Iran. Nel frattempo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che la Turchia è pronta a intervenire direttamente a sostegno dei palestinesi, come è avvenuto in passato in conflitti come quelli in Libia e Nagorno-Karabakh.



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