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LondraGiorgio Tomassetti guidava da cinque anni una piccola società che forniva gas ed energia ad Ascoli Piceno, nelle Marche. Il manager, con meno di quarant’anni e una formazione economica, non s’immaginava ancora che nel giro di poche settimane la sua vita sarebbe cambiata, finendo catapultato dalla provincia italiana all’interno di un contesto internazionale come quello londinese. Infatti, la Sato, la sua azienda, stava per essere acquisita dalla britannica Octopus energy, che era alla ricerca di un veicolo per entrare nel mercato italiano. Era il 2021. L’anno seguente, la multinazionale (in cui ha investito anche il fondo di Al Gore) sbarcò in Italia. E al volante ci sarebbe stato lui.

C’è da supporre che la scelta sia stata operata dal fondatore Greg Jackson in persona. Un personaggio capace di dichiarare senza alcun problema, appena tre anni fa alla Bbc di “non avere un reparto risorse umane”, quando la sua startup valeva già 1,4 miliardi di sterline (2 miliardi di dollari dell’epoca) e contava 1.200 dipendenti. I reparti delle risorse umane “non rendono i dipendenti più felici o produttivi” sintetizzava l’imprenditore all’emittente britannica. Anzi. Ci sarebbe una tendenza delle grandi società a “infantilizzare” il personale, “affogando le persone creative in un mare di procedure e burocrazia”. Un approccio alla difficile arte del management sviluppato tra i venti e i trent’anni (oggi ne ha cinquantadue), quando gestiva piccoli business, tra cui una fabbrica di specchi e una caffetteria, con staff ridotti all’osso e la necessità cogente di darsi una mossa.

Le prassi dei colossi dell’energia sono abbastanza simili a quelle ingessate di banche e istituzioni finanziarie. La forma, prima di tutto, decine di livelli decisionali, amicizie coi regolatori. Qui siamo su un altro pianeta. Due giorni in Gran Bretagna, per visitare l’azienda, hanno contribuito a chiarirci il concetto.

Zoisa NorthBond ad di Octopus Energy Generation di fronte a una cartina dell'Italia. La società è il ramo del gruppo che...

Zoisa North-Bond, ad di Octopus Energy Generation, di fronte a una cartina dell’Italia. La società è il ramo del gruppo che si occupa della produzione di energia rinnovabile.Foto: Antonio Piemontese

Prima in Gran Bretagna

Fondata nel 2016 da Jackson (oggi ancora in sella con il ruolo di amministratore delegato) e il supporto della società di asset management Octopus Group, che possiede anche un business legato alle ultime volontà degli anziani, Octopus è diventata in pochi anni il primo player britannico dell’energia anche grazie a una politica serrata di acquisizioni che le ha consentito di scalare il mercato e, di recente, di poter ottenere i primi profitti. Jackson ci ha trasmesso tutta la propria storia imprenditoriale, a partire da quella nel settore digitale e dei videogiochi, come evidente dal logo aziendale e dalla comunicazione giocata su un’onnipresente piovra viola. Un mix tra certi avatar dei videogame anni Ottanta e titoli come il classico Day of the Tentacle, in voga nel decennio successivo.

Non è un caso. L’azienda si rivolge, in primis, a un pubblico attento alle tecnologie e alfabetizzato digitalmente, disposto persino a cambiare abitudini sulla base di confronti e comparazioni. La catena del valore parte dai laboratori di Slough, a pochi chilometri da Londra, passa per il quartier generale di Oxford Street e da lì arriva Oltremanica, in Africa del nord, negli Stati Uniti e persino in Giappone e Australia. Una sussidiaria della società madre, Octopus Energy Generation, è ormai tra i più grandi investitori europei in rinnovabili, con 4 GW distribuiti su 240 progetti in dieci Paesi, tra cui l’Italia.



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