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MaXXXine, dei tre film, è il più ritmato: non ha la brutalità del primo né le ambizioni autoriali del secondo, in cui Mia Goth recitava un lungo monologo senza stacchi di eccezionale potenza, ma è più spensierato in superficie, replica estetica e stilistica dei film degli anni ‘80, tagliato per piacere ma con sotto le medesime idee. Un’attrice, un investigatore, un predicatore e l’aspirazione di uscire dal porno ed entrare nel cinema grazie a un ruolo in un film di serie B diretto da una regista dalle grandi ambizioni. Nel mezzo ci si mette un serial killer (come già detto: è tutto in stile anni ‘80). In linea con gli altri film sono le aspirazioni delle donne che le opprimono. Sia Maxine che Pearl sognano di essere parte dello spettacolo, e questa è la loro condanna, perché negli anni in cui vivono significa essere soggette agli uomini. Tuttavia, questa trilogia è anche determinata a non mostrare le donne come vittime (come fanno gli slasher, cioè i film in cui vengono perseguitate da serial killer) ma come macchine omicide che trasformano la violenza psicologica, verbale e sociale che subiscono in violenza con coltelli e forconi.

E poi non c’è la nostalgia! Dei molti film e delle serie che in questi anni stanno raccontando, in modi diversi, gli anni ‘80, questo è nettamente il meno interessato al periodo in sé, cioè il meno interessato alle canzoni dell’epoca, alle capigliature, agli accessori, alle tecnologie, ecc. Il punto di MaXXXine è la brutalità e la possibilità per una donna di ribellarsi e gli anni ‘80 servono perché in quel periodo il porno (che è l’esibizione della sessualità) ha avuto l’ultima incarnazione di successo, per l’appunto quella del mercato VHS. Non a caso ci sono due modelli di ribellione nel film: quello di Maxine, la protagonista, che ha vissuto esperienze terribili nel primo film e qui è diversa, con uno sguardo spietato e non disposta a fermarsi davanti a nulla; e quello della regista del film per il quale viene scritturata (interpretata da Elizabeth Debicki) che invece fa la sua ribellione dall’interno, cercando di cambiare le cose attraverso un film.

MaXXXine rimescola porno violenza e anni Ottanta per raccontare una storia di ribellione

E poi c’è Kevin Bacon, detective smargiasso che le prende continuamente, masticato dal cinema noir moderno, un personaggio esterno all’industria del cinema che tuttavia sembra uscito da un film. Indaga, dovrebbe scoprire cose, ed è parte del sistema che opprime la protagonista. È lui a cui tocca la parte più inutile della storia, che poteva tranquillamente essere tagliata. Anche stavolta il punto di tutto è Mia Goth. Quando entra in azione, quando mette in relazione un corpo truccato e vestito per essere quello di un’attrice porno, con la violenza e il potere ribelle, tutto ha un senso. Perché quello è ciò che differenzia MaXXXine dai film che la sua trama racconta, non avere un’attrice in un ruolo protagonista ma raccontare una storia in cui sono le donne a determinare il proprio destino.



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