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Ci sono storie difficili da ascoltare. Perché ci chiedono di fare i conti con le nostre paure, i tabù, i pregiudizi. Difficili anche solo per la fatica che ci costa affrontare situazioni che siamo abituati a tenere lontane da noi, dal nostro pensiero, dalla quotidianità. Quella di Luigi Celeste è una di queste. Non sarà sempre così. La mia storia di rinascita e riscatto dietro le sbarre è la sua storia, narrata da Sara Loffredi (Edizioni Piemme).

Familia il film tratto dal libro Non sarà sempre così racconta la straordinaria storia di Luigi Celeste

Il libro è uscito nel 2017 e oggi la storia di Luigi viene raccontata anche in un film, Familia, che sarà in concorso nella sezione Orizzonti al Festival del Cinema di Venezia 2024. Diretto da Francesco Costabile, alla sua seconda opera dopo Una Femmina, ha come protagonisti Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva e Marco Cicalese. Dopo la presentazione a Venezia, Familia sarà nelle sale cinematografiche italiane dal 2 ottobre, distribuito da Medusa Film.

La storia di Luigi Celeste

Luigi scontato nove anni di carcere per omicidio volontario, dopo aver sparato a suo padre nel 2008. Quel giorno inizia il viaggio di andata e ritorno verso l’inferno. A 23 anni e dopo una vita dura, vissuta tra le difficoltà economiche e con la costante violenza fisica e psicologica di un padre che entra ed esce dal carcere, Luigi si trova dentro un buco nero e profondo: quello di una cella di San Vittore, per poi approdare dopo un anno in un posto ancora più duro, dalla gestione quasi militare: il carcere di Opera.

I miei ricordi da bambino sono quelli di mio padre che picchia a sangue mia mamma o di quando andavamo a trovarlo in carcere”, racconta Luigi Celeste. “La mia vita è stata così, dovevo continuamente rimanere concentrato e lucido per sopravvivere. Continuamente preoccupato di quello che stava per succedere, sempre pronto alla difesa o se necessario all’attacco. Dovevo cercare di aiutare e proteggere mia mamma e mio fratello. Non mi sono mai trovato nella condizione di avere un orizzonte lungo, non pensavo di potermi programmare un futuro. Semplicemente non potevo permettermi di pensarci, concentrato sul presente, ma sentivo che il destino un giorno mi avrebbe riservato qualcosa di meglio, se solo non avessi mollato”.

In carcere il tempo si ferma. E Luigi si trova a doversi confrontare giorno e notte con i propri demoni, in un ambiente ancora più difficile e ostile. Ma è proprio in quella condizione di vita sospesa che si apre uno spiraglio di luce: comincia a dedicarsi ai pesi, costruendosi gli attrezzi con materiale di risulta in cella, seguendo l’esempio di un amico carcerato.



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