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Assegno unico a rischio. Nei lavori in corso relativamente alla prossima legge di bilancio, per il governo guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni il tema delle misure di sostegno per chi ha figli appare centrale. Come sottolinea il Corriere della Sera, nonostante uno spazio di manovra esiguo (la finanziaria dovrebbe pesare in tutto per circa 25 miliardi di euro) l’esecutivo sarebbe all’opera per individuare possibili misure ulteriori per sostenere le famiglie.

Tale attenzione potrebbe portare il governo a trasformare profondamente l’assegno unico per i figli e a rimodularlo attraverso l’utilizzo di risorse che erano state stanziate per il 2024 ma non sono state impiegate nella loro totalità oltre che dei circa due miliardi risparmiati rispetto alle previsioni sul reddito di inclusione. Nel dettaglio, la scelta dell’esecutivo potrebbe essere quella di premiare le famiglie numerose nell’ottica di un sostegno marcato alla natalità. Il ministero dell’Economia e delle finanze, guidato dal ministro leghista Giancarlo Giorgetti, impegnato in questi giorni nella definizione dei margini di spesa per la manovra, in una nota diffusa alla stampa ha bollato come “fantasiosa e senza alcun fondamento l’ipotesi di tagli agli assegni per i figli in vista della prossima manovra“. Venerdì 30 agosto, alle 17, è stato convocato a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri proprio per affrontare la scrittura della manovra.

Le altre misure

È opportuno ricordare come il governo italiano sia finito nel novembre del 2023 sotto la lente delle istituzioni comunitarie proprio a causa dell’assegno unico, in particolare per la decisione di introdurre il requisito di residenza nel paese da almeno due anni affinché esso potesse essere riconosciuto alle famiglie straniere. Dovendo intervenire per rimediare in questo senso, non è escluso che l’esecutivo possa procedere a una più profonda rivoluzione del Piano nazionale per le famiglie varato dal governo Draghi nel 2022.

Tra le nuove misure al vaglio, ci sarebbe anche l’allargamento del bonus mamme lavoratrici alle partite Iva (circa due milioni di donne), finora escluse dall’agevolazione. Anche alle libere professioniste con almeno tre figli potrebbe dunque spettare l’esonero del 100% della quota dei contributi per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore fino al mese di compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo per il periodo che va dall’1 gennaio 2024 al 31 dicembre 2026, con un limite massimo annuo di 3000 euro riparametrato su base mensile. Lo stesso varrà per le mamme di due figli, ma limitatamente al 2024 e solo se il più piccolo dei due ha meno di 10 anni.

Nei primi cinque mesi del 2024 sono state 550mila le lavoratrici che hanno fatto richiesta del sostegno. SI tratta di circa il 75% delle aventi diritto.



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