La trama ci impegna nell’osservare e intervenire in vari eventi di diverse realtà alternative, per recuperare le gemme dell’infinito. Semplice e diretto. Si parte con un Thanos prigioniero di Captain Marvel, con un altro ambiente tutto intorno a noi in cui muoverci. Possiamo parare oggetti con lo scudo e intrappolarli con la telecinesi, fino a vincere una gemma dell’infinito che ci dà nuovi poteri. Di storia in storia, sempre coadiuvati dall’Osservatore e da Wong, aiutiamo un Capitan America russo contro un Teschio Rosso americano, e recuperiamo un cane gigante dal Collezionista, prima che entrino Wanda e Visione per il colpo di scena finale. Tutto in linea con lo storytelling della serie What If…?, ma con una risoluzione e un’impressione di compresenza molto forti.
Certo, questo What if…? – An Immersive Experience, è ancora una delle molte produzioni per dimostrare delle potenzialità e non una da fruire. È troppo didascalica (come il tutorial di un videogioco) per essere davvero una storia che catturi l’utente. È troppo meccanica e rituale l’interazione per essere davvero un videogioco (non si va più in là di dire “Ora fai questo!” e aspettare che venga fatto). Può lasciare delusi se ci si aspetta un racconto appassionante o un gioco da rigiocare più volte. Non è nessuna delle due cose. Ma nondimeno la tecnologia che dimostra è stupefacente.
A stupire più di ogni altra cosa è l’interazione. Per questa prova abbiamo usato un headset disponibile nello stand, impostando alcuni parametri rapidamente, quindi, non tutto era tarato precisamente. Lo stesso l’interazione attraverso le mani e la rilevazione dello sguardo erano quasi impeccabili. La componente ludica non è molto sviluppata, è ripetitiva e chiede semplicemente di sparare a nemici, pararsi o spostare oggetti come insegnato: le basi, insomma. Ma la risposta è veloce, non c’è mediazione percepita, e la fluidità del combattimento è impeccabile una volta imparati i gesti per le magie.
