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La Corte di Giustizia Ue ha dato il via libera alla maggior parte delle conclusioni della Commissione europea, ma ha bocciato la decisione di infliggere a Google un’ammenda record di quasi 1,5 miliardi di euro legata alla piattaforma pubblicitaria AdSense. Il tribunale ha evidenziato che la Commissione non ha tenuto conto di tutte le circostanze rilevanti nella valutazione delle clausole contrattuali considerate abusive.

Google ha lanciato AdSense nel 2003, offrendo un servizio di pubblicità online che permetteva agli editori di siti web di guadagnare dalle inserzioni pubblicitarie visualizzate sui loro siti. Tuttavia, alcuni accordi con Google imponevano limitazioni sulla visualizzazione di annunci pubblicitari di servizi concorrenti, suscitando le proteste di varie imprese come Microsoft, Expedia e Deutsche Telekom.

Dopo un’indagine antitrust, la Commissione Ue ha concluso che tali clausole avrebbero potuto danneggiare la concorrenza nel settore. Google ha successivamente modificato o rimosso le clausole incriminate. Tuttavia, nel marzo 2019, la Commissione ha multato Google con l’ammenda sopra menzionata.

Il Tribunale Ue ha criticato l’Antitrust Ue per non aver dimostrato che le clausole incriminate costituissero abusi di posizione dominante o avessero effettivamente danneggiato la concorrenza. Inoltre, non è stata provata la capacità delle clausole di scoraggiare gli editori dall’utilizzare servizi concorrenti o di limitare l’accesso dei concorrenti al mercato della pubblicità online.

In conclusione, la decisione della Corte di Giustizia Ue rientra in un contesto di monitoraggio e regolamentazione sempre più attento del mercato digitale, con l’obiettivo di garantire un sano e leale ambiente competitivo.