La pirateria digitale resta ancora un fenomeno piuttosto evidente, nell’ambito dei Paesi dell’Ue, ma non è aumentata nel 2023, attestandosi ad una media di 10 accessi mensili per ogni utente di internet tra i 15 e i 74 anni di età. L’Italia, in questo senso, risulta essere il Paese con la media più bassa di accessi a contenuti piratati (7,3), davanti a Germania (7,7) e Romania (7,9). In particolare, la metà di tutti gli accessi illegali riguarda contenuti televisivi, con 5 accessi al mese in media, considerando che è aumentata la rilevanza dei siti di streaming illegale, con una crescita del 10 % delle visite a siti web pirata per servizi di televisione via internet (IPTV) nel 2023. A dirlo sono i dati di uno studio recente condotto dagli esperti dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo).
“Un accesso insufficiente a contenuti legali a prezzi abbordabili”
Secondo il report, che ha analizzato il fenomeno della pirateria nel suo complesso, i tassi degli utenti che accedono a contenuti illegali sono inferiori alla media dell’Ue in Austria (8,9), Spagna (8,5), Polonia (8,3), Romania (7,9), Germania (7,7) e Italia (7,3). Per João Negrão, direttore esecutivo dell’Euipo, “il panorama digitale è in continua evoluzione, e così anche gli schemi di violazione del diritto d’autore online”. Lo studio, ha aggiunto, ha cercato di far luce “sulle complessità dell’utilizzo di contenuti digitali e sui fattori alla base della pirateria” e ne è emerso come sia “indispensabile affrontare le cause profonde di questo comportamento, che spesso risiedono in un accesso insufficiente a contenuti legali a prezzi abbordabili e nella necessità di una maggiore sensibilizzazione del pubblico sulle conseguenze della pirateria“. Lo streaming, ha sottolineato l’Euipo nel suo rapporto, risulta essere il metodo più utilizzato per accedere a contenuti piratati, con una tendenza allarmante per l’aumento delle visite a siti web pirata per servizi IPTV. Notevole preferenza è stata rilevata per l’accesso a musica e pubblicazioni piratate tramite dispositivi mobili. Invece, per accedere a contenuti televisivi illegali, lo strumento preferito è il pc fisso.
Dalla pirateria cinematografica a quella musicale
Entrando nei meandri dello studio, è emerso ancora che la disuguaglianza di reddito, la disoccupazione giovanile e la percentuale di giovani tra la popolazione, rappresentano alcuni tra i fattori principali alla base della pirateria. Lo studio, infatti, suggerisce che livelli più elevati di disuguaglianza di reddito e una popolazione giovanile più numerosa sono correlati a maggiori livelli di pirateria. Un Pil pro capite più alto e una maggiore conoscenza delle offerte legali di contenuti sono associati, invece, a tassi di pirateria più ridotti. Ecco, poi, altri dati. La pirateria cinematografica è scesa a 0,71 accessi, per lo più in streaming, quota che rappresenta il 74 % dell’attività. La pirateria musicale è aumentata anche se di poco a 0,64 accessi, mentre il download di contenuti in streaming rappresenta il metodo principale. La pirateria delle pubblicazioni è rimasta stabile a 2,7 accessi. Il download rappresenta il metodo principale, e i manga sono la tipologia di contenuti maggiormente piratata. La pirateria di software è cresciuta del 6 % (con 0,88 accessi al mese) mentre i giochi per dispositivi mobili si confermano essere i più ricercati. Considerando, infine, gli eventi sportivi in diretta, la pirateria è aumentata con 0,56 accessi per utente.
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