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I dazi di Trump sono una nuova vetta di autolesionismo

da | Apr 5, 2025 | Tecnologia


L’obiettivo dichiarato è quello di riportare negli Stati Uniti i posti di lavoro nel settore manifatturiero, che è un po’ come dire di voler resuscitare il dodo. Gli Stati Uniti continuano a produrre molti beni (secondo la Banca mondiale, sono secondi solo alla Cina per produzione annuale), ma molti degli impieghi nell’industria sono stati sostituiti dall’automazione, una situazione da cui non è possibile tornare indietro. L’aumento del costo della manodopera nazionale poi farà sì che i prodotti made in USA diventino più costosi, un compromesso che i consumatori americani hanno sempre rifiutato. E se tutto questo era già vero nel primo mandato di Trump, ora lo è ancora di più.

Ma supponiamo che una serie di aziende decida di trasferire le proprie attività o di aprire fabbriche negli Stati Uniti. I tempi necessari a prendere queste decisioni e ad attuarle si calcolano in anni se non in decenni, e non è detto che poi tutto vada liscio (basta pensare all’esempio di Foxconn).

La logica dietro ai dazi di Trump ha la consistenza di una bolla di sapone. Non esiste un mondo in cui gli Stati Uniti improvvisamente produrranno tutti gli articoli presi di mira dalla misura. Il presidente ha introdotto una tassa del 47% sulle importazioni dal Madagascar. Sapete perché gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale con il paese africano? Il Madagascar produce vaniglia, gli Stati Uniti hanno no. E a meno che l’Ohio non abbia improvvisamente iniziato a mettere in piedi catene di montaggio di vaniglia, questo non cambierà.

Ma forse la cosiddetta Festa della liberazione di Trump è solo uno stratagemma negoziale. “Sedetevi tutti, fate un respiro profondo. Non reagite immediatamente. Vediamo come va a finireha detto mercoledì a Cnn il segretario al Tesoro Scott Bessent –. Perché se rispondete, si arriva a un’escalation“.

È una strategia interessante: far scattare una rissa in un bar e poi chiedere a tutti i presenti di non reagire ai cazzotti se qualcuno si fa male. Peccato che non stia funzionando. La Cina ha già annunciato ritorsioni e anche l’Unione europea ha aperto alla possibilità.

La strategia del dolore di Trump

Mettiamo però da parte per un momento la questione economica. Oltre il danno c’è anche la beffa della sciatteria con cui il piano è stato realizzato. È lo stesso approccio distruttivo e senza mezzi termini che il Doge ha applicato al governo degli Stati Uniti e che Robert Kennedy Jr ha usato per smantellare i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, ora proiettato su scala globale. Elon Musk e il Doge hanno preso a cannonate le agenzie federali americani. Ma i dazi sono un promemoria utile a non dimenticare che è Trump a fischiettare mentre tutto brucia.

È il suo istinto che lo porta a misurare le vittorie sulla base del dolore e della sofferenza che provocano. È il presupposto secondo cui l’unico modo per aiutare se stessi sia fare del male agli altri. L’America oggi è questo.

L’ipotesi ottimista è che sia tutta una finta. Che gli altri paesi capitoleranno o almeno faranno abbastanza rumore da far tornare tutto alla normalità. Ma sembra improbabile. Prima di tutto, i partner commerciali americani stanno già andando in direzione opposta. Ma anche se l’atteggiamento degli Stati Uniti fosse una posa, questo atteggiamento ha delle conseguenze. Tutto il capitale accumulato dagli Stati Uniti nell’ultimo secolo è stato in gran parte spazzato via da un presidente-imprenditore noto soprattutto per le sue bancarotte.

E poi c’è l’ipotesi pessimista, o forse dovremmo dire realista. Gli Stati Uniti si stanno avviando verso una recessione senza alcun motivo valido, trascinando con loro il resto mondo. Oltre a qualche migliaio di pinguini su una manciata di isole remote in Antartide.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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