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Pride, chi sta scendendo del carro del sostegno alla comunità lgbtqia+

da | Mag 2, 2025 | Tecnologia


Nel 2025 il San Francisco Pride – una delle manifestazioni lgbtqia+ più grandi e iconiche al mondo – si svolgerà come sempre, sebbene gli organizzatori potranno contare su un budget inferiore rispetto agli ultimi anni: 300mila dollari in meno. A comunicarlo è stata Suzanne Ford, direttrice esecutiva dell’evento, spiegando che cinque sponsor di lunga data, tra cui Comcast, Anheuser-Busch e Diageo, hanno deciso di non rinnovare il proprio supporto. Un buco importante su un budget complessivo di 1,2 milioni di dollari. Le motivazioni ufficiali parlano di logistica e nuove priorità, ma Ford si è fatta un’idea diversa: “Il tono è cambiato in questo paese. C’è pressione dal governo federale. Le aziende che non hanno questi valori nel proprio dna stanno facendo marcia indietro”, ha dichiarato in un’intervista al The Guardian.

Non è un caso isolato. Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, l’attacco alle politiche di Diversity, equity & inclusion (Dei) è diventato sistemico. Solo per citare qualche esempio dalla lunga lista di defezioni, Target – la celebre catena d grandi magazzini – ha ridotto le proprie campagne inclusive, mentre Paramount ha eliminato riferimenti a minoranze nei propri contenuti. In una comunicazione interna di dicembre 2024, Candi Castleberry, vicepresidente per le esperienze inclusive di Amazon, ha dichiarato che l’azienda sta “eliminando programmi e materiali obsoleti” relativi alla Dei, aggiungendo che l’azienda si concentrerà su “programmi con risultati comprovati” per promuovere una cultura più inclusiva.

Il prezzo dell’orgoglio

Eppure, il Pride resta un momento fondamentale non solo per la visibilità, ma per la sostenibilità concreta delle iniziative lgbtqia+. E non si organizza gratis: servono fondi, logistica, sicurezza, strutture e comunicazione. A Milano, dove il Pride è cresciuto fino a coinvolgere oltre 350mila persone ogni anno, il budget rimane contenuto – circa 300mila euro – ma essenziale. Il Milano Pride è possibile grazie all’impegno di centinaia di volontari, ma è il contributo degli sponsor a rendere l’evento sostenibile e a finanziare il Rainbow Social Fund, che supporta servizi e progetti per la comunità Lgbtqia+”, ci hanno spiegato dall’organizzazione.

Negli ultimi anni, proprio Milano è stata spesso criticata per la forte presenza di brand e aziende, vista da alcuni come una forma di rainbow washing. Ma oggi, quella forza sta vacillando. “Quest’anno alcune aziende che in passato ci hanno sostenuto hanno deciso di non rinnovare il supporto. Le motivazioni? Investiremo altrove, non abbiamo budget, sosterremo la diversity in altri modi. E il rischio non è solo per la sfilata: significa meno fondi per i servizi che contano davvero”, denunciano dal Milano Pride.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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