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Come sta l’Albania, che si prepara alle elezioni

da | Mag 7, 2025 | Tecnologia


L’Albania si appresta al voto. L’11 maggio 3,7 milioni di cittadini sono chiamati ad eleggere i 140 membri del loro Parlamento monocamerale. Potranno votare per posta anche gli albanesi residenti all’estero che si sono registrati sulla piattaforma elettronica appositamente creata dalla Commissione elettorale centrale.

Stando ai sondaggi, il Partito socialista (Ps) è favorito e potrebbe riconfermare l’attuale maggioranza parlamentare assoluta. Al potere dal 2013, è guidato dal primo ministro Edi Rama e affiliato al Partito socialista europeo. A contendergli la vittoria si troverà di fronte il Partito democratico d’Albania (Pd), membro del Partito popolare europeo e guidato dall’ottantenne Sali Berisha. Alleato elettorale del Pd è il Partito della libertà (Pl), fondato dall’ex-presidente Ilir Meta.

Tra gli altri partiti in lizza spiccano nuove formazioni nate attorno ad attivisti della società civile (come L’Albania si può costruire, L’Iniziativa Hashtag, Il Movimento Insieme) o da fuoriusciti dal Pd come Opportunità. Secondo rilevazioni dell’Istituto Piepoli, questi nuovi partiti potrebbero aspirare a ottenere seggi parlamentari, principalmente a scapito del Pl.

Elezioni in Albania, i duellanti Rama e Berisha

Ex-cardiochirurgo, Sali Berisha ha detenuto le cariche di presidente della repubblica (1992 – 1997) e primo ministro (2005 – 2013), prima dell’esecutivo Rama. Tuttavia, la sua immagine a livello internazionale è stata compromessa dal divieto d’ingresso nel loro territorio imposto da Stati Uniti e Regno Unito, che lo considerano un rischio per la democrazia albanese. La maggior parte del peso della sua forza politica si basa sul sostegno della frazione di popolazione che ha subito maggiormente gli effetti discriminatori della dittatura comunista durante la Guerra fredda. Il fulcro del programma del Pd è la lotta alla povertà, da affrontare attraverso una maggiore spesa pubblica ed esenzioni fiscali per le categorie svantaggiate.

Dall’altro lato, Edi Rama, con un background intellettuale da artista e pubblicista, rappresenta un punto di riferimento per gli albanesi più coinvolti nei processi di apertura del paese. Ex ministro della Cultura e sindaco di Tirana, dal 2005 dirige il Partito socialista (Ps). Nel 2013 diventa premier in seguito a un’alleanza elettorale quadriennale tra socialisti e Pl, conclusasi nel 2017. Dal suo primo insediamento, il fulcro delle azioni dei governi di Rama è stato l’attuazione dei criteri dell’acquis comunitario necessari per aderire alla Ue, focalizzandosi sulla lotta all’economia informale, alla criminalità organizzata e alla corruzione. Al fine di stimolare i consumi interni, durante il suo mandato ci sono stati continui incrementi del salario minimo, che ha raggiunto i 400 euro, e delle buste paga dei dipendenti pubblici, che costituiscono il 13,8% della forza lavoro nazionale. Inoltre, sono state avviate riforme per garantire la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale e un profondo rinnovamento del sistema giudiziario.

Tangentopoli in corso?

La ristrutturazione del sistema giudiziario ha ricevuto ampio sostegno politico e finanziario da parte di Stati Uniti e Unione europea. Questa riforma ha portato all’istituzione della Procura speciale contro il crimine e la corruzione (Spak), che ha coinvolto nelle sue inchieste politici e giudici di alto profilo, tra cui i leader dell’opposizione Berisha e Meta, l’ex procuratore generale Adriatik Llalla e, più di recente, il sindaco della capitale, Erion Veliaj, arrestato il 10 febbraio a seguito di indagini su accuse di abuso d’ufficio, corruzione attiva e passiva, mancata dichiarazione dei beni e riciclaggio di denaro. Secondo Transparency International, una ong che si occupa di questi temi, il significativo miglioramento albanese nella classifica 2024 sul percepimento della corruzione stilata dall’organizzazione è attribuibile alle azioni dello Spak.

Politica estera: la stella polare occidentale

Già membro della Nato dal 2009, il governo di Tirana ha allineato completamente la sua politica estera a quella di Ue e Stati Uniti. L’allineamento risulta particolarmente importante per garantire la stabilità regionale, minacciata in Kosovo e Bosnia-Erzegovina, e per contrastare i rivali geopolitici dell’Occidente, soprattutto Russia e Iran. L’implementazione dell’acquis comunitario sta consentendo all’Albania di modernizzare l’economia accedendo ai finanziamenti previsti dal Piano di crescita per i Balcani occidentali adottato dall’Ue. Nel frattempo, Washington assicura la stabilità della regione attraverso la presenza di truppe Nato in Kosovo, contribuendo a contenere un focolaio di tensione ai confini del paese. Aderendo a tutte le iniziative atte a rinvigorire i legami interbalcanici quali il Processo di Berlino e Open Balkan, Tirana è proiettata al mantenimento di buone relazioni di cooperazione regionale con i suoi vicini e a una stretta alleanza con la Turchia, fornitrice sopratutto di logistica per la modernizzazione delle forze armate albanesi.

Albania, una economia in fase di diversificazione

Il pil pro capite albanese si attesta, secondo la Commissione europea, attorno al 35% della media comunitaria. La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) stima per il 2024 una crescita del prodotto interno lordo del 3,9%, che scenderà di poco al 3,7% per il 2025 e il 2026, sostenuta dai settori delle costruzioni e dei servizi. Il flusso di investimenti diretti esteri sta aumentando e l’inflazione di base si attesta al 2,36%.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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