Il Tribunale di Parigi ha giudicato Gérard Depardieu colpevole di aggressione sessuale, condannandolo a 18 mesi, due anni di ineleggibilità e all’iscrizione nel registro degli autori di reati sessuali, uno strumento di tutela per le donne utilizzato in Francia per identificare le persone accusate e condannate per reati di carattere sessuale, aggressione e abuso.
Dopo una serie di rinvii dovuti alla salute precaria dell’imputato, il processo, iniziato lo scorso 24 Marzo, si è concluso con la sentenza di colpevolezza dell’attore.
Sono due le donne che, scegliendo di rimanere anonime per la stampa, lo hanno denunciato e accusato di aver usato un linguaggio fortemente sessista, volgare e screditante, e di essersi preso la libertà di toccare i loro corpi senza consenso nel Settembre del 2021, sul set del film Les Volets verts. Tutti comportamenti che, se accertati e verificati come in questo caso, sono riconosciuti dal codice penale francese come aggressioni sessuali.
L’assenza di consenso da parte delle donne, come sempre, resta una costante nei casi di abuso e violenza e conferma, qualora ne avessimo ancora il bisogno, l’assenza totale di considerazione della volontà delle donne e la tendenza, naturalizzata e introiettata dalla cultura fortemente maschilista, di considerare i nostri corpi come oggetti da possedere, maltrattare, usare e abusare a piacimento degli uomini. Del resto, si costruisce proprio su queste basi quella che, in letteratura femminista, viene identificata come cultura dello stupro, un processo sistemico che si articola su livelli diversi – visibili e invisibili – e si manifesta attraverso comportamenti socialmente normalizzati come per esempio, appunto, il linguaggio sessista.
Ma in questi casi esiste anche un’altra costante ed è il potere e l’assicurazione del suo mantenimento. L’esercizio del potere autorizzato perché ritenuto autorevole e dunque onnipotente. Un potere che assicura in qualche modo la libertà di agire indisturbati.
Società colpevole e apologia del sessismo
Nell’ambiente, di Gérard Depardieu, tutti e tutte sapevano che tipo di comportamenti assumeva sui set cinematografici. Al processo sono state diverse le testimoni che hanno dichiarato di avere assistito direttamente agli episodi riportati dalle due donne; quattro, invece, hanno raccontato di aver subito aggressioni sessuali tra il 2007 e il 2015; più di una ventina di donne, nel corso degli anni, hanno accusato l’attore di stupro mentre la prima vera denuncia è stata depositata nel 2018 dall’attrice Charlotte Arnould. Un quadro complessivo che ci fornisce la misura della sistematicità degli abusi e dei comportamenti violenti a discapito delle donne. Su molti giornali mi è capitato di leggere, a proposito di Gérard Depardieu, la definizione “il mostro sacro del cinema francese”. Allora mi chiedo: cosa succede quando coloro che consideriamo i mostri sacri di una determinata arte o ambito, si rivelano semplicemente responsabili di cose mostruose?