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Guerra in Ucraina, cosa possiamo aspettarci dai colloqui di Istanbul con la Russia

da | Mag 17, 2025 | Tecnologia


Il vertice di Istanbul parte con ben poche prospettive. I colloqui di pace tra Russia e Ucraina, promossi dalla Turchia e in programma per oggi venerdì 16 maggio, si aprono sotto i peggiori auspici. L’assenza dei presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky segna di fatto un fallimento ancor prima dell’avvio ufficiale dei negoziati. Sul tavolo negoziale, formalmente, ci sono tre punti principali: cessate il fuoco temporaneo nelle zone di contatto, scambio di prigionieri, inclusi civili detenuti, e ripristino parziale dell’accordo sul grano del Mar Nero.

Il contesto dei negoziati

La prima crepa si è aperta con la rinuncia di Vladimir Putin. Martedì sera, il Cremlino ha comunicato che il presidente russo non avrebbe partecipato al vertice, limitandosi a inviare vice-ministri e consiglieri militari privi di poteri decisionali. Nonostante le pressioni di Ankara per una delegazione più autorevole, Mosca ha mantenuto un profilo tecnico. A stretto giro è arrivata la decisione di Volodymyr Zelensky di annullare la propria presenza, dopo due giorni di colloqui ad Ankara con Recep Tayyip Erdoğan. Zelensky ha definito la delegazione russa “decorativa e ha ribadito di voler negoziare solo con Vladimir Putin. Tuttavia Kyiv ha comunque scelto di inviare una delegazione composta da figure di alto profilo, guidata dal ministro della Difesa Rustem Umerov, dotata di reale margine di manovra. Nonostante l’assenza dei leader, quello di oggi resta il primo incontro diretto tra rappresentanti di Russia e Ucraina da quasi tre anni.

Le aspettative per il vertice erano già basse da settimane. Dopo mesi di stallo, il vertice di Istanbul ha preso forma anche grazie alla mediazione personale di Donald Trump, che aveva coinvolto Erdoğan con l’obiettivo di un possibile faccia a faccia con Putin. Tra le ipotesi circolate vi era anche quella di un cessate il fuoco di trenta giorni nelle zone di contatto. Trump aveva inizialmente dato disponibilità a partecipare, ma ha poi annullato la presenza, che sarà sostituita dal segretario di Stato Marco Rubio. Questi ha già dichiarato che nessuno si aspetta risultati concreti. Secondo fonti diplomatiche citate dal Corriere della Sera, la strategia americana punta ora a un pressing diretto su Mosca, ritenendo poco efficaci i formati multilaterali in questa fase. In questo contesto, la Turchia tenta comunque di salvare l’iniziativa sul piano diplomatico. Erdoğan sperava di trasformare il vertice in un’occasione per rilanciare il ruolo di mediazione del proprio paese, già centrale negli unici accordi strappati fino ad ora: quello sul grano e sullo scambi di prigionieri.

La cronologia dei tentativi di pace falliti

Il percorso diplomatico dall’inizio del conflitto è costellato di fallimenti. I primi colloqui al confine bielorusso, avviati il 28 febbraio 2022 a pochi giorni dall’invasione, si conclusero con vaghe promesse di “corridoi umanitari” mai pienamente realizzati. Seguirono tre ulteriori round negoziali in Bielorussia, tutti inconcludenti. Il 10 marzo 2022, i ministri degli Esteri Lavrov e Kuleba si incontrarono ad Antalya, in Turchia, nel primo faccia a faccia di alto livello, che si concluse senza alcun progresso tangibile oltre a una generica disponibilità a proseguire il dialogo. La prima fase di Istanbul, tra fine marzo e inizio aprile 2022, rappresentò il momento di maggiore ottimismo. Le delegazioni produssero una bozza di accordo in 15 punti che prevedeva la neutralità dell’Ucraina in cambio di garanzie di sicurezza internazionali. Tuttavia le trattative naufragarono dopo la scoperta dei massacri di Bucha, che irrigidì la posizione ucraina, mentre la Russia ritirava le proprie truppe da Kyiv per concentrarsi sul Donbass. L’accordo sul grano del Mar Nero, siglato a Istanbul il 22 luglio 2022 con la mediazione turca e dell’Onu, rappresenta l’unico successo diplomatico, peraltro parziale e temporaneo. L’intesa, che consentì l’esportazione di oltre 33 milioni di tonnellate di cereali ucraini, venne unilateralmente sospesa dalla Russia nel luglio 2023, con Mosca che accusava l’Occidente di non aver rimosso gli ostacoli alle proprie esportazioni agricole.

Il piano di pace in 12 punti presentato dalla Cina nel febbraio 2023, in occasione del primo anniversario dell’invasione, non produsse risultati concreti, tanto più che appariva sbilanciato a favore delle posizioni russe. Analogamente, la conferenza di pace tenutasi a Bürgenstock, in Svizzera, nel giugno 2024 con la partecipazione di oltre ottanta paesi ma senza la Russia, si concluse con una dichiarazione di principi priva di meccanismi attuativi. Il vertice di Jeddah di febbraio 2025, ospitato dall’Arabia Saudita con il sostegno delle Nazioni Unite, ha rappresentato il più ambizioso tentativo recente, con la partecipazione di rappresentanti di 43 paesi, inclusa per la prima volta una delegazione russa di livello intermedio. Nonostante l’ottimismo iniziale e la presentazione di una “roadmap per la pace” in sei fasi elaborata da un gruppo di mediatori internazionali i colloqui si sono conclusi senza progressi significativi.

Aggiornamento ore 15:30: Stando a quanto si apprende dall’agenzia di stampa russa Ria Novosti le parti avrebbero concordato a Istanbul uno scambio di mille prigionieri per parte. Le delegazioni si sono incontrate per un faccia a faccia per la prima volta in oltre tre anni di guerra. Secondo l’agenzia Reuters i colloqui sono terminati in meno di due ore “senza segni apparenti” di avvicinamento tra le parti sulle questioni principali.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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