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Ma voi vi ricordate la nascita dei blog?

da | Mag 18, 2025 | Tecnologia


Mi ricordo i feed Rss, che scorrevano come linfa nelle vene del sapere, nutrendo la mente, aggiornando il cuore. Mi ricordo i tag, i ping, i trackback: era una lingua segreta, un codice condiviso, una grammatica dell’appartenenza.

Mi ricordo quando ci si firmava con un nickname. Non per nascondersi, ma per costruire avatar di identità possibili.

Mi ricordo quando l’informazione era libera proprio perché gratuita. Perché chi scriveva lo faceva per passione, per urgenza, per desiderio di comunicare il proprio mestiere, il proprio sapere.
Il blogger non era una figura professionale. Era una testimonianza.

Mi ricordo quando arrivarono i social network site. Mi ricordo la nascita di Twitter: timida, quasi intima. Haiku digitali in 140 caratteri: brevi, taglienti, talvolta folgoranti. Mi ricordo quando bastava un hashtag per sentirsi parte di una comunità. Un simbolo, un gesto, una promessa.

Mi ricordo quando ci chiedevamo – forse con un misto di ironia e inquietudine – cosa sarebbe accaduto se un giorno quella piattaforma fosse finita nelle mani sbagliate. Magari nelle mani di un moderno Cesare della disinformazione. Mi ricordo che per i più sembrava una battuta.

Mi ricordo quando la condivisione superò il contenuto. Quando il like sostituì il link, e la complessità della connessione divenne la banalità dell’approvazione. E da lì, la rete cominciò a cambiare.

Mi ricordo quando l’architettura distribuita, aperta e libera cominciò a cedere. Sostituita dalle piattaforme. Giardini murati, perfetti ma inaccessibili. Luoghi dove gli utenti sono ospiti, non padroni. Dove l’algoritmo è sovrano, e gli utenti sudditi, inconsapevolmente succubi a logiche invisibili.

Mi ricordo i primi blogger che fecero del blog una professione. E con essa dimenticarono la bellezza dello scambio. Dimenticarono che il valore della loro voce stava nell’essere parte di una rete.

Mi ricordo la metamorfosi. Da blogger a influencer. E l’entusiasmo – forse ingenuo, forse calcolato – per piattaforme che portavano traffico, facendo scalare quella coda lunga dalla quale molti volevano fuggire.

Mi ricordo quando divenne più facile condividere che creare. Quando creare significava fatica, tempo, riflessione. E condividere bastava per sentirsi parte. In una rete chiusa, dove l’algoritmo premia la conferma più dell’importanza.

E oggi vedo.

Vedo la lenta agonia di quel mondo. Un mondo dove ai blogger sono subentrati i creator. Discendenti di un’epoca, ma non eredi di una cultura. Scollegati da quell’etica della passione, del dono, della competenza.

Un mondo sostituito da algoritmi che nutrono, come flebo di traffico, un esercito di creatori per mestiere, inconsapevoli schiavi di meccanismi che li esauriranno. Incolpevoli pedine di un sistema che prima li esaurisce e poi li sostituisce. Con intelligenze artificiali, più docili, più rapide, più replicabili.

Ma io mi ricordo. E nel ricordo, forse, c’è ancora la possibilità di una scintilla di futuro.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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