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Come il decreto sicurezza mette a repentaglio i diritti digitali in Italia

da | Mag 21, 2025 | Tecnologia


Tra body cam, riconoscimento facciale e decreto sicurezza i diritti umani in Italia vanno sempre peggio. Il rapporto annuale di Amnesty International, presentato lunedì 28 aprile a Roma, non fa classifiche, come accade per altri indici, come quello internazionale sulla trasparenza. Ma dalla conferenza stampa e, soprattutto, dalle pagine del volume, si delinea un quadro a dir poco complesso. Dove l’imperativo della sicurezza, messo in primo piano dal governo, e le scelte politiche conseguenti (spesso ispirate da una logica populista) creano un ecosistema che avvicina il paese sempre più a modelli che fino a pochi anni fa apparivano distanti. Vediamo.

Il dito contro Trump

Amnesty International punta, innanzitutto, il dito contro Donald Trump. Che il presidente degli Stati Uniti e i diritti umani non vadano molto d’accordo non è un mistero, basti guardare le immagini degli immigrati incatenati e caricati sugli aerei per essere deportati nei loro paesi d’origine. E non è un caso che l’organizzazione umanitaria, che ha presentato il Rapporto 2024-2025 alla sala della Stampa Estera nella capitale, parli proprio di “effetto Trump”, sottolineando quanto i primi cento giorni della nuova presidenza Usa abbiano intensificato la regressione globale e l’allontanamento da tendenze che ormai erano profondamente radicate. Per Amnesty, che quest’anno festeggerà il cinquantesimo anniversario della presenza in Italia con un concerto celebrativo del direttore d’orchestra Luigi Piovano, la campagna contro i diritti umani dell’amministrazione americana “sta svuotando completamente le protezioni internazionali sui diritti umani e mettendo in pericolo miliardi di persone in tutto il pianeta”. Parole forti.

La miscela malefica tra autoritarismo e tecnocrazia

A preoccupare la ong è, tra gli altri temi, anche l’utilizzo indiscriminato delle nuove tecnologie, dell’intelligenza artificiale e delle piattaforme come strumenti di repressione e di diffusione di notizie false e fuorvianti, Quella che il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, definisce “miscela malefica tra autoritarismo e tecnocrazia”. Non solo nella Penisola. Nel rapporto viene citato l’utilizzo repressivo delle banche dati che contengono informazioni sensibili in Serbia e Svezia, dove i governi le utilizzano per effettuare controlli sulla previdenza sociale. In Olanda, invece, lo screening è gestito da automatismi prodotti su base etnica dall’intelligenza artificiale e si concentra sui sussidi per gli studenti fuorisede. E poi l’Italia, dove il ddl Sicurezza contiene misure che possono favorire azioni repressive nelle piazze della protesta tramite l’utilizzo di body-cam e riconoscimento facciale.

Il paradosso italiano è che invece di dare la possibilità a chi manifesta pacificamente di segnalare abusi commessi dalle forze dell’ordine attraverso codici identificativi apposti sulle divise, si dotano queste ultime di strumenti tecnologici avanzati per colpire e identificare i manifestanti. Le body-cam mostrano il punto di vista dell’agente e le immagini che raccolgono potrebbero essere usate – attraverso il riconoscimento facciale e l’intelligenza artificiale – per identificare persone presenti durante le proteste e persino per una profilazione su base razziale. Inoltre, non è chiaro che fine facciano i dati raccolti dalle body-cam e questo potrebbe rappresentare anche un problema legato alla privacy. “C’è un tema legato alla privacy e a una possibile criminalizzazione di persone inquadrate in un gruppo e di conseguenza criminalizzate per la loro appartenenza a quel gruppo”, ha spiegato Riccardo Noury a Wired.

Gian Maria Campedelli, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler, e Gianmarco Daniele, economista dell'Università Bocconi

In questo episodio di Grande Giove, parliamo di come la tecnologia e l’analisi dei dati stanno rivoluzionando la lotta alla criminalità e alle mafie con Gian Maria Campedelli, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler, e Gianmarco Daniele, economista dell’Università Bocconi

Amnesty teme che quei dati possano essere archiviati in modo poco trasparente per poi essere utilizzati in un secondo momento, magari per far seguito ad azioni di espulsione e fogli di via. L’organizzazione, ormai cinque anni fa, aveva lanciato la campagna Ban the scan, per fermare la sorveglianza di massa con utilizzo di riconoscimento facciale messa in atto a New York durante le manifestazioni del movimento Black Lives Matter. Quanto alla cosiddetta profilazione razziale, quella per cui una persona con background migratorio o afrodiscendente ha più possibilità di essere fermata a un posto di blocco o essere accusata di furto in un esercizio commerciale, la stessa era stata già oggetto di una denuncia del Consiglio d’Europa.

Ma anche l”informazione corretta è un diritto. E i rapporti sempre più stretti dei colossi delle piattaforme social con la politica lo mettono in discussione, secondo Amnesty. Rapporti diretti, come la partecipazione di Elon Musk nell’amministrazione Usa, ma anche indiretti, come quelli di Meta, che avrebbe lobbisti ben posizionati su entrambe le sponde dell’Atlantico. La società di Mark Zuckerberg, che recentemente ha fatto enormi passi indietro sulla lotta alle fake news rimuovendo i fact-checker indipendenti, avrebbe – secondo la ong – favorito violazioni dei diritti umani in Etiopia e in Myanmar.

La situazione in Italia e gli effetti del decreto Sicurezza

Il rapporto di Amnesty International descrive la situazione in 150 Paesi e sottolinea che l’insinuarsi di pratiche autoritarie e le feroci repressioni contro il dissenso, il mancato contrasto alle ineguaglianze, al collasso climatico e alla trasformazione tecnologica mettono in pericolo le future generazioni”. Un racconto fatto anche di storie e che ovviamente coinvolge l’Italia, che negli ultimi anni ha visto un preoccupante arretramento. Storie come quella di Sabina, un’attivista climatica espulsa da Roma per 15 mesi lo scorso novembre per aver partecipato ad un sit-in pacifico, ma anche quelle che raccontano fatti gravissimi che si sono verificati nelle carceri italiane e nei Cpr in cui sono rinchiusi i migranti in attesa di conoscere il loro destino. Violazioni molto gravi come quelle che, nell’aprile scorso, hanno portato all’arresto di 13 agenti penitenziari accusati di tortura nei confronti di ragazzi trattenuti nel carcere minorile di Milano.

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Resta irrisolta la questione dei “paesi sicuri” contestata dai giudici

Gli effetti del “decreto Sicurezza ” varato dal governo Meloni sono stigmatizzati nel documento dell’organizzazione. Il provvedimento del governo Meloni – si legge nel rapporto di Amnesty – avrebbe portato a “restrizioni eccessive del diritto di protesta pacifica”. E, neanche a farlo apposta, davanti alla sede dell’Aeronautica militare nella capitale (a pochi passi dalla sala in cui l’organizzazione umanitaria presentava il suo rapporto) proprio lunedì mattina veniva sgomberato con la forza un presidio organizzato dall’associazione ambientalista Extinction Rebellion. Quasi cento persone – si legge nel comunicato di ER – venivano caricate “di peso” su autobus e volanti, “con atteggiamenti molto aggressivi da parte degli agenti”, raccontano i manifestanti, che riferiscono di aver messo in atto una semplice resistenza passiva non violenta nei confronti degli agenti in piazza. “Gli agenti erano giunti sul posto della manifestazione già a mezz’ora dall’inizio, cordonando l’area, e impedendo a chiunque di entrare e uscire, anche solo per procurarsi dell’acqua, nonostante le temperature estive”, si legge ancora nella nota. “Durante lo sgombero, alcune persone sono state trascinate sull’asfalto, afferrate saldamente per le mani, provocando ‘prese del dolore’ mirate a piegare la resistenza passiva. Alcuni agenti hanno infilato le mani nei pantaloni, all’altezza della cintura, delle persone fermate, in una modalità altamente lesiva della dignità individuale”. “Circa un centinaio di persone sono state portate in questura, compresi coloro che si limitavano a documentare l’accaduto con video”. Effetti, ritiene l’associazione, del recente testo sulla sicurezza varato dal governo.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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