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L’Impero colpisce ancora, il film dopo 45 anni rimane l’apice di Star Wars

da | Mag 21, 2025 | Tecnologia


L’Impero colpisce ancora è uno dei quei film che non invecchiano mai, non possono semplicemente farlo. Questo in virtù della sua perfezione artistica, della sua centralità nella saga cinematografica di Star Wars, di ciò che rappresenta dal punto di vita semantico, narrativo e generazionale. Esce in sala il 21 maggio del 1980 e dopo 45 anni, è ancora un punto di riferimento senza pari, non solo per la saga di George Lucas.

Un sequel nato da una volontà di imprevedibilità

L’Impero colpisce ancora ha avuto una genesi tra le più particolari e anche complicate nella saga, paradosso totale se pensiamo a quanto il successo del primo film, tuttora senza precedenti, avrebbe dovuto semplificare le cose a George Lucas. Un Lucas che fin dall’inizio fu determinato non solo su che tipo di film voleva creare, ma anche su quanto fosse necessario mantenere la sua creatura distante dalle grinfie delle majors, da sempre specializzate in una normalizzazione sterilizzante. Nossignore, dopo il primo Star Wars, Lucas voleva avere le mani libere. Usa gli immensi profitti e finanziatori privati per delineare un fantasy-scifi per il quale però, decide di fare quel passo indietro, che sarà solo l’incipit della sua posizione atipica nella industry. Niente regia, di quella si occuperà il suo vecchio Professore Irvin Kershner, cineasta dotato di forte personalità e con una visione unica per ciò che riguarda la trama e di protagonisti. L’Impero colpisce ancora diventerà il miglior film in assoluto del franchise.

La sceneggiatura è una delle più complesse, delle più ardite e creative mai viste nel genere. Ci mettono mano prima la scrittrice Leigh Brackett, con Lucas crea una prima stesura dalla struttura però forse troppo complicata, troppo dispersiva; la morte della Brackett non permetterà a quest’ultima di mettervi più mano. Toccherà a Lawrence Kasdan trovare il bandolo della matassa. Il risultato è un iter diegetico dove la componente della fiaba, si unisce al dramma shakespeariano, al western, un’avventura però che, nelle piene intenzioni di Kershner, è più oscura, matura, più psicologicamente centrata sui personaggi che sugli eventi in sé. George Lucas osserva, sovraintende all’estetica, che porta la firma di Ralph McQuarrie e Joe Johnston, che si connetterà in particolare a ciò che Moebius aveva delineato per il Dune di Jodorowsky. Poi ecco spuntare riferimenti all’architettura di Mackinstosh, all’Art déco, lo scenografo Norman Reynolds che pensa a cosa recuperare della Bauhaus.

discorso di mon Mothma

La serie di Star Wars diventa sempre più una metafora della resistenza ai regimi autoritari e alla manipolazione della realtà

Navi, città, droidi, tutto pare suggerire la necessità di approfondire, l’idea di labirinto, ma anche di contrasto tra tecnologia e natura, tra luce e tenebra. E quindi eccoci qui, in questo 2025, ad ammettere che sì, L’Impero colpisce ancora è davvero il migliore della saga mai fatto. Lo è per il world building, per come il film sa unire fantasia e verosimiglianza, qualcosa che non sempre Lucas saprà imitare, basti pensare all’anima un po’ plasticata della Saga Prequel. Qui però Luke Skywalker (Mark Hamill, fresco di cicatrice sul volto), Ian Solo (Harrison Ford), la Principessa Leila (Carrie Fisher) si trovano alle prese con pianeti ghiacciati, mostri spaziali, asteroidi, con un Impero che ancora più che nel precedente, strizza l’occhio al Terzo Reich, la sua efficienza militaresco-mortuaria. La fuga, la fuga è quasi una metafora, ma Kershner la rende in realtà un viaggio interiore, sottolineato dalla meravigliosa fotografia di Peter Suschitzky, in realtà quasi un regista aggiunto.

L’uso dei grandangoli, il dinamismo delle sequenze d’azione, la capacità di usare la luce per descrivere lo stato emotivo dei protagonisti o il momento diegetico, sono tutta farina del suo sacco, in un film in cui il volto degli attori, i loro sentimenti e reazioni, sono al centro di tutto. Gli effetti speciali sono creati da quella Industrial Light & Magic già all’epoca avanti su tutto e tutti, unisce trucchi pratici con una modernità di visione che ancora oggi rende L’Impero colpisce ancora, il film più importante del suo genere per realismo, potenza. Dentro ci troviamo la go-motion di quel matto di Phil Tippett, che riesce a porre di fronte agli spettatori tutto quello che Georges Méliès a suo tempo aveva predetto e immaginato: lo Spazio come nuovo tempio dei sogni dell’umanità. Il terribile Wampa, la visione di Luke, la battaglia di Hoth (la più bella battaglia scifi di sempre), Ian e Leila che vengono inseguiti da Darth Vader, Luke che comincia ad abbracciare il suo destino dopo aver incontrato Yoda

Una fiaba oscura che si è depositata nell’immaginario comune

Proprio nel personaggio di Yoda, L’Impero colpisce ancora crea una connessione con il mito greco, la filosofia, soprattutto orientale. In lui i fan troveranno il faro morale, il simbolo di una ricerca della verità su sé stessi, che è il vero motore di un film dove il dramma è sempre dietro l’angolo. Le interazioni tra i personaggi sono bellissime, con Ian e Leila che danno il via ad una rom-com spumeggiante. Kershner ama l’ironia, ma odia le parodie. Ecco il duello finale, Luke che va incontro al suo destino, o meglio alla verità circa il padre, quel passato che Obi-Wan Kenobi gli ha nascosto metaforicamente. “No, io sono tuo padre”. Ditemi un plot twist più leggendario di questo, creato all’insaputa di tutti o quasi sul set. Non c’è, non esiste. Neppure I soliti sospetti, Seven o Shutter Island, possono pareggiare ciò che la voce del rimpianto James Earl Jones ancora oggi, dopo quasi mezzo secolo, genera in noi. David Prowse ne era il corpo, Bon Anderson ne impugnava la spada nel duello, ma è quella frase che rende il mito ufficiale.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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