Esplora il mondo della tecnologia e del lifestyle con Consigli Tech e Lifestyle di Flavio Perrone

Assistenza sanitaria alle persone senza fissa dimora, la legge c’è ma non vale ancora per tutti

da | Mag 23, 2025 | Tecnologia


La strada per fornire assistenza sanitaria a tutti gli homeless, i senzatetto, è ancora lunga. I clochard in Italia sarebbero centomila, secondo l’ultimo censimento Istat, una stima chiaramente al ribasso vista la difficoltà intrinseca di mappare il popolo degli invisibili che sfugge in larga parte alle tabelle. Ma nella Penisola, quando, per qualsiasi circostanza, si finisce a vivere per strada, si perde la residenza e con essa una serie di diritti, tra cui quello alla salute. A meno che non ci si attivi con procedure spesso complicate. Così, quella che è un’ovvietà per quasi tutti diventa un ostacolo insormontabile per quelle che invece un tetto sopra la testa non ce l’hanno.

Assistenza sanitaria ai senzatetto, cosa dicono le norme

La normativa vigente prevede che per poter usufruire dei servizi sanitari si debba avere la residenza nello stesso territorio dell’azienda sanitaria. A questo aspetto è legata, per esempio, anche la scelta del medico di base. I senzatetto privi di residenza possono quindi accedere solo al pronto soccorso. L’approvazione bipartisan della legge numero 176 del 2024, finalizzata a riconoscere progressivamente il diritto all’assistenza sanitaria ai senza fissa dimora privi della residenza anagrafica (sul territorio nazionale o all’estero) e soggiornanti regolarmente in Italia ha provato a colmare questa disuguaglianza (dopo battaglie del terzo settore lunghe circa 15 anni). È un primo passo per la tutela di una categoria di cittadini fragili, ma non è la panacea di tutti i mali. Esistono infatti dei limiti, temporali e di intervento, che la rendono un passo avanti che però è, al momento, solo temporaneo. Vediamo perché.

Le novità e i limiti della nuova legge

Se l’Emilia-Romagna, con la legge n. 10/2021, è stata la prima a legiferare in materia, è a novembre 2024 che il parlamento ha votato all’unanimità la legge 176 che istituisce un fondo di un milione di euro per gli anni 2025 e 2026, che finanzia un programma sperimentale per consentire alle persone senza fissa dimora l’iscrizione alle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali, ma anche la scelta del medico di medicina generale e l’accesso ai Lea (livelli essenziali di assistenza).

Quali sono i limiti? In questa prima fase tutto ciò è consentito solo all’interno delle 14 città metropolitane italiane e non include i cittadini stranieri senza permesso di soggiorno. Questo vuol dire che, all’interno di una stessa regione, prendiamo a esempio la Lombardia, i senzatetto milanesi possono accedere a queste possibilità mentre quelli bresciani no. Qui possono intervenire le singole regioni per colmare le disparità nei propri confini, come già fatto ad esempio in cinque territori: “Puglia, Calabria, Marche, Abruzzo e Liguria hanno approvato una legge che garantisce quanto previsto da questa legge in ogni provincia e so che Lombardia e Piemonte ci stanno lavorando – spiega a Wired Matteo Festi, membro del direttivo nazionale dell’associazione Avvocato di Strada, impegnata da tempo per i diritti delle persone senza fissa dimora, e coordinatore dello sportello di Bologna -. In tutte queste regioni, di colori politici diversi, le singole leggi regionali sono state approvate all’unanimità, proprio perché è un tema sentito e non di parte.

Non avere il medico di base vuol dire non poter ricevere una ricetta per un farmaco o essere seguito in caso di malattia cronica: “Un problema che si era presentato in tutta la sua criticità durante il Covid – prosegue Festi -. Essendo l’impianto sperimentale, ogni 30 giugno andrà monitorata la situazione per capire quante persone abbiano avuto accesso all’assistenza e a quali servizi. Questo permetterà al parlamento di valutare se stabilizzare la legge ed estenderla alle altre città, anche capoluogo di regione, o su tutto il territorio regionale. È vero che nelle città metropolitane risiede oggi il 60% degli homeless ma sono censimenti aleatori ed esistono numeri consistenti in altre città non metropolitane. Su questo aspetto bisogna continuare a battersi. Al momento esiste poi anche un problema molto pratico, ovvero che la legge c’è ma serve formare gli operatori: “È capitato anche qui a Bologna che operatori dei servizi sociali non conoscessero questa nuova possibilità per le persone senza fissa dimora”.

Per strada ci si ammala di più

A un evento organizzato a Milano dalla fondazione Roche assieme all’associazione Avvocato di Strada, Carlo Costantini, direttore sanitario poliambulatorio dell’Opera San Francesco, ha parlato non solo dei dati in costante crescita di chi chiede aiuto nel capoluogo lombardo perché finito in una spirale di povertà. Ma il dirigente ha sottolineato anche la specificità delle cure richieste da chi vive per strada: “L’anno scorso abbiamo effettuato 8 mila visite di medicina generale, 7.200 visite specialistiche che abbracciavano 28 specialità, realizzato 4.300 interventi odontoiatrici, e distribuito 47mila confezioni di farmaci, oltre a servizi di psicologia precisa Costantini -. Non dobbiamo illuderci: la legge è un primo passo, si è aspettato anche troppo, ma questi pazienti si ammalano di più e più gravemente. Molti sono diabetici, con patologie vascolari periferiche, piaghe, ulcere varicose legate alle condizioni igieniche e alla cattiva conoscenze delle più elementari note di prevenzione. Devono essere sottoposti a medicazioni continue, spesso fatte un giorno sì e uno no, e non possono essere presi in mano solo dai nostri medici di medicina generale. Le persone visibili per esempio oggi hanno l’assistenza domiciliare mentre per loro, che non hanno una residenza e sono spesso invisibili, questo non è possibile”.

Col medico di base un risparmio per le casse pubbliche

Guardando alle stime dei costi, con l’assistenza sanitaria ai senza fissa dimora i risparmi per le tasche della sanità italiana sono notevoli: gli homeless senza residenza per curarsi possono ricorrere solo al pronto soccorso, dove un singolo intervento ha un costo quasi triplo e in alcuni casi anche quadruplo rispetto a quello di un medico di medicina generale: “Questa legge fa anche risparmiare soldi allo Stato – spiega allo stesso evento milanese il deputato Marco Furfaro, primo firmatario della legge approvata a livello nazionale -. Basti pensare che il medico di medicina generale costa 70 euro lordi mentre il pronto soccorso tra i 400 e gli 800 euro a singolo accesso. Questa legge inoltre è l’unica proposta dall’opposizione che siamo riusciti a far finanziare. La sperimentazione prima nelle città metropolitane non mi preoccupa: il ministero dell’Economia, che ha un altissimo tasso di burocrazia, aveva bisogno di avere dei calcoli e delle relazioni tecniche su questo allargamento dell’assistenza sanitaria. Lo ritengo quindi un primo passo che porterà all’estensione su tutto il territorio nazionale”.

Tra le Regioni che stanno lavorando a un progetto di legge c’è anche la Lombardia, con un pdl a prima firma del capogruppo al Pirellone del Pd, Pierfrancesco Majorino. L’iter adesso vede il documento in discussione in commissione sanità regionale: “Abbiamo raccolto dei segnali positivi anche da parte della maggioranza e speriamo di poter portare in aula il testo entro l’estate, al massimo a settembre”, precisa a Wired il consigliere regionale del Pd Carlo Borghetti. E se la speranza è che il quadro nazionale resti, e venga esteso a tutti gli homeless in Italia, rimane sul piatto la differenza tra i vari territori che rende questi “nuovi diritti” validi solo per alcuni cittadini fragili, e non per altri.



Fonte

Written By

Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

Related Posts