Alla fine il nome è arrivato nella mattinata di mercoledì 28 maggio. Antonio Filosa dal 23 giugno sarà il nuovo amministratore delegato di Stellantis. La nomina del consiglio di amministrazione è arrivata all’unanimità. Dopo l’interim di John Elkann, sarà lui a mettersi alla guida del gruppo italo francese succedendo a Carlos Tavarez, dimissionario a dicembre 2024. Un incarico pesante: non tanto per i risultati di Tavares, anzi. Il portoghese è stato accusato di creare valore per gli azionisti, ma di aver sbagliato le scelte industriali; insomma, di essere una figura meramente finanziaria. Le conseguenze si vedono: Stellantis produce sempre meno automobili, licenzia in America, è indietro nella corsa all’elettrico, vive una relazione ambivalente col governo italiano, da cui è stata aiutata, e a cui non ha restituito in proporzione. Filosa avrà, quindi, il compito di rilanciare l’azienda. Nel segno di quello che è la vera stella polare, per tutti: Sergio Marchionne. E, come il manager italo canadese, anche il suo è un nome sconosciuto ai più. Buon segno? Si vedrà.
Antonio Filosa, la biografia
Nato il 26 giugno 1973, 52 anni fra poco, Antonio Filosa è attualmente chief operating officer per le Americhe e chief quality officer di Stellantis. Con lui, recita la nota diffusa dalla società, si sceglie un uomo dalla “comprovata esperienza maturata in oltre 25 anni di attività nel settore automobilistico, della sua vasta esperienza in tutto il mondo, della sua ineguagliabile conoscenza dell’Azienda e delle sue riconosciute qualità di leadership”. Un dirigente che “ha guidato Stellantis sia in Nord che in Sud America. Durante il suo mandato come chief operating officer per il Sud America, ha portato il marchio FIAT alla leadership di mercato e ha poi sviluppato significativamente i marchi Peugeot, Citroën, Ram e Jeep. Come conseguenza, Stellantis ha rafforzato la sua leadership nella regione. Il suo lavoro nella creazione dello stabilimento di Pernambuco, uno dei più grandi poli automobilistici del Sud America, ha lanciato Jeep in Brasile, che è rapidamente diventato il principale mercato del brand al di fuori degli Stati Uniti”.
Un rapporto privilegiato con le Americhe
Sergio Marchionne era italo candese, inglese perfetto (era emigrato a 14 anni) e studi in ambiente anglosassone, insomma il manager giusto per avviare il processo di internazionalizzazione cominciato con la fusione con Chrysler e proseguito sfruttando tutte le possibilità, contabili e industriali, offerte dalla globalizzazione di quegli anni.
Anche Antonio Filosa, dal canto suo, ha un rapporto privilegiato con il Nuovo continente. Non è un caso. John Elkann è stato tra i primissimi dirigenti a incontrare Donald Trump, e, data l’imprevedibilità del tycoon newyorchese finito alla Casa Bianca per un secondo mandato a dir poco effervescente, è essenziale avere alla guida del gruppo un uomo che conosce bene la mentalità di oltreoceano, oltre alle questioni industriali, sindacali, di mercato.
I dazi possono affossare chiunque, ed evidentemente Stellantis ha bisogno di piantare i piedi in profondità nel terreno per sopravvivere alla buriana. Motivazioni chiarite nella nota di Stellantis, che così prosegue: “A dicembre 2024 [Filosa] è stato promosso chief operating officer per le Americhe. Sin dalla sua nomina, ha avviato il rafforzamento delle operazioni negli Stati Uniti, riducendo significativamente le scorte dei concessionari, riorganizzando il team dirigenziale, guidando il processo di introduzione di nuovi prodotti e propulsori e intensificando il dialogo con i concessionari, i sindacati e i fornitori”.
