Elon Musk ha riacceso Starlink in Iran. Il fondatore di SpaceX ha annunciato sabato 14 giugno la riattivazione del suo servizio internet satellitare rispondendo su X al commentatore di Fox News Mark Levin con il messaggio “the beams are on” – letteralmente “i fasci [del segnale, ndr] sono accesi“, ovvero i satelliti stanno inviando il segnale internet verso l’Iran. Levin aveva invitato pubblicamente Musk ad attivare Starlink per offrire agli iraniani un accesso a internet non controllato dal governo, dopo che Teheran ha limitato la connettività nazionale per motivi di sicurezza.
Non è la prima volta che Musk attiva Starlink in Iran per sostenere la popolazione durante una crisi. Il servizio era già stato reso disponibile nel 2022 durante le proteste seguite alla morte di Mahsa Amini e poi sospeso. La nuova attivazione arriva dopo gli attacchi militari israeliani del 13 giugno contro le installazioni nucleari iraniane, che hanno spinto il governo di Teheran a imporre restrizioni temporanee all’accesso internet nazionale. Secondo l’organizzazione NetBlocks, che monitora la libertà digitale globale, queste limitazioni hanno causato una riduzione di circa il 50% del traffico internet internazionale dall’Iran. Il regime ha adottato questa strategia per impedire la diffusione di informazioni sui danni militari subiti e prevenire eventuali proteste della popolazione contro il governo. Tuttavia, l’utilizzo pratico di Starlink da parte dei cittadini iraniani presenta ostacoli significativi.
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Il vantaggio di Starlink nel superare i controlli governativi su internet
L’arrivo di Starlink nei paesi con forti restrizioni digitali cambia radicalmente il modo in cui i governi possono controllare l’accesso a internet. Grazie a una rete decentralizzata di migliaia di satelliti in orbita bassa, i terminali si collegano direttamente allo spazio, bypassando le infrastrutture nazionali facilmente controllabili o spegnibili. Questo nuovo modello conferisce a chi possiede e gestisce la rete un potere senza precedenti nel determinare l’accesso all’informazione, ponendo una sfida concreta ai regimi autoritari.
Per contrastare Starlink, infatti, un governo dovrebbe adottare costose e complesse tecnologie di disturbo elettronico, rischiando di interferire con altri servizi satellitari civili e di generare tensioni diplomatiche. Inoltre, la mobilità continua dei satelliti e la capacità dei terminali di connettersi automaticamente a diverse unità rendono il sistema particolarmente resiliente. È per queste ragioni che Starlink è considerato un sistema strategico in contesti di conflitto e una minaccia concreta per regimi come quello iraniano. Nonostante questo potenziale tecnologico, però, l’adozione effettiva di Starlink in Iran è limitata da una serie di ostacoli pratici, economici e legali che ne riducono la diffusione tra la popolazione, trasformando così l’intervento di Musk più in un gesto simbolico di supporto all’opposizione che in una soluzione immediata per garantire la libertà d’informazione nel paese.
Gli ostacoli pratici per gli utenti iraniani
Il primo ostacolo riguarda l’approvvigionamento dei terminali. I dispositivi devono essere introdotti clandestinamente nel paese, principalmente attraverso le regioni di confine, poiché la loro importazione è illegale. Attivisti e gruppi di opposizione in esilio confermano che durante le proteste del 2022 alcuni terminali sono entrati nel paese, ma in quantità molto limitate. Il secondo ostacolo è economico. Un terminale Starlink costa ufficialmente 250 dollari negli Stati Uniti, ma nel mercato nero iraniano i prezzi oscillano tra 700 e 2.000 dollari a causa dei rischi e delle difficoltà di contrabbando. Inoltre, l’abbonamento mensile costa 110 dollari, una cifra proibitiva considerando che lo stipendio medio in Iran si aggira intorno ai 200 dollari mensili. Per ridurre i costi, alcune famiglie condividono un singolo dispositivo tra più abitazioni dello stesso edificio, strategia che ha portato il numero totale di utenti stimati a oltre 100mila persone.
Il terzo, e probabilmente più grave, ostacolo è rappresentato dai rischi legali. Il governo iraniano considera l’utilizzo di sistemi satellitari non autorizzati come attività di spionaggio, reato punibile con arresto e detenzione. Le forze di sicurezza conducono controlli sistematici e hanno intensificato i sequestri di terminali, arrestando regolarmente chi viene trovato in possesso dei dispositivi. L’Iran è classificato da Freedom House come il terzo paese al mondo per restrizioni internet, con blocchi sistematici di piattaforme come Instagram, Telegram e X, oltre a severe punizioni per chi tenta di aggirare la censura digitale.
A questo si aggiungono le complicazioni legali per la stessa Starlink. La società è controllata da SpaceX, azienda americana soggetta alle leggi degli Stati Uniti. Le sanzioni economiche imposte da Washington vietano alle imprese statunitensi di operare in Iran senza autorizzazioni specifiche. Nel 2022, l’amministrazione americana aveva temporaneamente allentato alcune restrizioni sui servizi internet per sostenere i manifestanti, ma il quadro normativo resta fluido e dipende in larga parte dall’andamento delle relazioni diplomatiche tra i due paesi.