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Appalti pubblici, la proposta per usare l’intelligenza artificiale contro la corruzione

da | Giu 25, 2025 | Tecnologia


L’intelligenza artificiale potrebbe essere utilizzata per combattere la corruzione nella pubblica amministrazione e vigilare sugli appalti pubblici. Mentre alla Camera dei deputati maggioranza e opposizioni si scontrano sull’articolo 25 del ddl intelligenza artificiale, in particolare su quello che viene definito il saccheggio dell’ingegno, del talento e dell’arte italiana, ovvero l’utilizzo indiscriminato, da parte dei fornitori di modelli di AI generativa, di volti, voci, illustrazioni e caratteristiche proprie di attori, doppiatori, illustratori e personaggi del mondo dello spettacolo, in Parlamento si stanno approvando una serie di ordini del giorno che dovrebbero – almeno in prospettiva – creare un quadro normativo in grado di tenere il passo allo sviluppo della tecnologia che sta cambiando sempre più il rapporto tra l’uomo e la macchina. L’approvazione definitiva del provvedimento è prevista per i primi di giugno, quando arriverà in terza lettura al Senato, dove si svolgerà il voto finale.

L’intelligenza artificiale potrà controllare gli appalti pubblici

Tra gli ordini del giorno approvati c’è quello del deputato Manlio Messina di Fratelli d’Italia, che impegna il governo Meloni “a valutare l’opportunità di assumere ogni opportuna iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, volta ad implementare l’impiego dell’AI nelle procedure di appalto pubblico, rendendolo obbligatorio, in primis, agli appalti di lavori di valore pari o superiore a 150.00,00 euro e inferiore alla soglia di rilevanza europea”. In parole povere, si chiede all’esecutivo di dare seguito all’articolo 30 del codice dei contratti pubblici, che nel 2023 ha ammesso l’adozione dei sistemi di intelligenza artificiale nel ciclo di vita dei contratti pubblici, disciplinando, in particolare, le regole che le stazioni appaltanti devono seguire per utilizzare l’AI nelle procedure di affidamento, e dunque nelle piattaforme di approvvigionamento digitale. Insomma, ad affiancare l’occhio umano nei controlli sulla regolarità di un appalto pubblico e a segnalare possibili problemi potrebbe arrivare un’intelligenza artificiale, un po’ come avviene nella moderazione dei contenuti sulle piattaforme social.

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L’Osservatorio sull’amministrazione automatizzata ha censito i casi noti, ma chiede un registro pubblico aggiornato e sistematico per conoscere dove sono impiegati algoritmi e per prendere quali decisioni

“L’intelligenza artificiale – spiega lo stesso Manlio Messina – può e deve diventare uno strumento fondamentale per garantire maggiore trasparenza, efficienza ed efficacia nell’azione amministrativa. Rendere obbligatorio l’uso dell’IA nella gestione degli appalti pubblici significa ridurre al minimo le interferenze dovute a negligenza o, peggio, al dolo di funzionari corrotti. È un principio sacrosanto, che tutela l’interesse pubblico e rafforza la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”.

Non solo controlli anti-corruzione, ma anche sull’efficienza dei funzionari

Del rapporto tra l’intelligenza artificiale e la pubblica amministrazione si parla anche nel piano triennale redatto dall’Agid (Agenzia per l’Italia digitale), che recita: “Un’adozione efficace e conforme alla normativa di strumenti di Intelligenza Artificiale (IA o AI – Artificial Intelligence, indifferentemente) all’interno della pubblica amministrazione richiede un’attenta navigazione nel panorama legislativo corrente e una previsione strategica delle evoluzioni future in questo ambito”. Il documento sottolinea che l’adozione dell’AI nella PA deve seguire le linee guida dell’AI Act e del GDPR (General Data Protection Regulation), allineandosi con gli obiettivi a lungo termine dell’Amministrazione digitale, che includono la digitalizzazione dei servizi, l’aumento dell’efficienza amministrativa e la promozione di una governance trasparente e accessibile.

intelligenza artificiale e diritto d'autore

Se ne è discusso in Parlamento, perché gli artisti chiedono forme di tutela dall’uso massiccio dei dati da parte dei grandi modelli di AI

Il Consiglio di Stato, negli ultimi anni, si è focalizzato su due capisaldi: garantire la trasparenza degli algoritmi utilizzati nella pubblica amministrazione e incoraggiare forme di automazione, soprattutto per quello che concerne la possibile funzione anticorruttiva dei sistemi utilizzati. E oltre a prevenire e combattere la corruzione, l’utilizzo dell’AI potrebbe anche aumentare la produttività, escludendo dai cicli produttivi le storture dovute alla negligenza o al dolo da parte dei funzionari, offrendo al contempo maggior garanzia di imparzialità. Insomma, truccare un concorso pubblico potrebbe diventare molto più difficile, se non addirittura impossibile. “Con questo atto – chiosa Manlio Messina – si rafforza l’impegno del Parlamento e del Governo verso una Pubblica Amministrazione moderna, trasparente e libera da condizionamenti illeciti”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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