Nel frattempo, le due società hanno iniziato a rinegoziare l’accordo, in una fase in cui OpenAI si sta preparando a una ristrutturazione aziendale. Sebbene Microsoft voglia continuare ad avere accesso ai modelli dell’azienda di Sam Altman anche nel caso in cui la startup dovesse dichiarare di aver sviluppato l’Agi prima della fine della partnership, nel 2030, una persona che ha familiarità con le discussioni spiega a Wired che il colosso non crede che OpenAI raggiungerà la tecnologia entro quella scadenza; un’altra fonte vicina alla questione descrive però la clausola come la più importante leva a disposizione di OpenAI (a entrambe le persone è stato concesso l’anonimato, in modo che potessero parlare liberamente).
Secondo il Wall Street Journal, OpenAI ha persino preso in considerazione l’ipotesi di invocare la clausola adducendo come prova dell’Agi un proprio agente AI per la programmazione. Le trattative sono diventate così tese che OpenAI avrebbe valutato di accusare pubblicamente Microsoft di comportamento anticoncorrenziale, riporta la testata.
Un’altra fonte a conoscenza delle discussioni, a cui è stato concesso l’anonimato per parlare liberamente delle trattative, afferma invece che OpenAI è abbastanza vicina al raggiungimento dell’Agi. Lo stesso Altman ha detto che si aspetta di ottenere la tecnologia entro la fine della presidenza di Donald Trump.
La stessa persona suggerisce che ci sono due aspetti rilevanti da tenere in considerazione. Innanzitutto, il cda di OpenAI può stabilire unilateralmente che l’azienda ha raggiunto l’Agi, tagliando immediatamente fuori Microsoft dall’accesso alla tecnologia o alle entrate che ne deriverebbero (il colosso manterrebbe però i suoi diritti su tutto ciò che precede il traguardo). In secondo luogo, nel 2023 al contratto tra le due società è stato aggiunto il concetto di “Agi sufficiente”, che definisce l’intelligenza artificiale generale come un sistema in grado di generare un certo livello di profitto. Ma anche se OpenAI affermasse di aver raggiunto il parametro, avrebbe comunque bisogno di un’approvazione del suo partner commerciale. Infine, l’accordo esistente impedisce a Microsoft di perseguire l’Agi in autonomia o attraverso terzi che sfruttano la proprietà intellettuale di OpenAI.
Il documento che alimenta le tensioni tra OpenAI e Microsoft
Bloomberg aveva già riferito dell’esistenza del documento sui “cinque livelli” e del fatto che OpenAI aveva intenzione di condividere la scala con i suoi investitori esterni, anche se all’epoca era considerata ancora un “lavoro in corso”. Da allora Altman e il responsabile della ricerca di OpenAI Mark Chen ne hanno parlato in varie interviste. Una versione del paper datata settembre 2024, visionata da Wired, descrive nel dettaglio una serie di cinque fasi progressive per misurare l’avanzamento dei sistemi di AI, citando altre ricerche secondo le quali molti dei modelli di OpenAI si trovavano al livello 1, definito come “un’AI in grado di comprendere e utilizzare il linguaggio in modo fluido e di svolgere un’ampia gamma di compiti per conto degli utenti, almeno al livello di un principiante e talvolta meglio“.