La proposta tecnica di Robinhood prevede che i token siano supportati dalla partecipazione della società in un special purpose vehicle (Spv), una struttura finanziaria che detiene effettivamente le azioni delle aziende private. Tuttavia, questa architettura significa che gli acquirenti non possiedono direttamente quote di OpenAI o SpaceX, ma piuttosto partecipazioni in un veicolo che a sua volta detiene tali quote. Come specificato dalla stessa azienda gli utenti “non stanno acquistando le azioni reali, ma contratti tokenizzati che seguono il loro prezzo, registrati su una blockchain”.
La smentita di OpenAI e la replica di Robinhood
La risposta di OpenAI è arrivata mercoledì 2 luglio attraverso un post ufficiale dell’account X. “Questi ‘token OpenAI’ non sono partecipazioni in OpenAI“, ha scritto la società, aggiungendo: “Non abbiamo collaborato con Robinhood, non siamo stati coinvolti in questo progetto e non lo approviamo. Qualsiasi trasferimento di partecipazioni OpenAI richiede la nostra approvazione: non abbiamo approvato alcun trasferimento. Vi preghiamo di fare attenzione”.
Tenev ha risposto poche ore dopo, riconoscendo che i token non sono tecnicamente equity, ma difendendo l’esperimento. “Offrono comunque esposizione a questi asset privati”, ha sostenuto, definendo la distribuzione gratuita “il seme di qualcosa di molto più grande”. Secondo Tenev, diverse aziende private avrebbero espresso interesse a unirsi al progetto, attratte dai vantaggi della tokenizzazione: trading 24 ore su 24, sette giorni su sette, possibilità di acquistare frazioni di azioni, riduzione dei costi grazie all’eliminazione di intermediari e accesso globale senza barriere geografiche.
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Ma il caso mette in luce anche le ambiguità di questo approccio. I token non garantiscono diritti reali di proprietà, si muovono in un quadro normativo incerto e il loro valore può divergere da quello delle azioni sottostanti. Inoltre, la vicenda solleva questioni più ampie sul controllo che le aziende private possono esercitare sulla rappresentazione e la negoziazione delle proprie quote nel nuovo ecosistema digitale, segnando un ulteriore punto di frizione tra le piattaforme che promuovono la democratizzazione dell’accesso finanziario e le imprese che si trovano coinvolte senza consenso. Al momento, Elon Musk, ceo di SpaceX, non si è espresso pubblicamente sull’iniziativa di Robinhood.