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Morti per caldo, le stiamo sottostimando?

da | Lug 9, 2025 | Tecnologia


Come si fa quindi a correlare queste morti al caldo? Si tratta di una stima, frutto di un ragionamento logico effettuato dagli studiosi a partire da dataset. Un ragionamento che, però, per propria natura è confutabile. Nel rapporto dei due centri inglesi si citano alcuni studi (questa volta peer reviewed) come base metodologica per attribuire le morti alle temperature estreme. Ma, per dare un’idea del margine interpretativo: una morte da incidente dovuto a un capogiro da caldo come va classificata?

Fatta questa necessaria premessa, torniamo al lavoro degli scienziati. Seguendo questo filo logico, all’ombra – si fa per dire – della Madonnina, su quasi cinquecento vittime del caldo a Milano nei dieci giorni presi in esame sarebbero 317 quelle direttamente legate alle conseguenze del riscaldamento globale dovuto all’uso di fonti fossili. Morti che “non ci sarebbero state senza l’impatto del climate change”, spiega Friederike Otto, professoressa di Scienza del clima al Centre for Environmental Policy dell’Imperial College di Londra.

Tre o quattro gradi in più sopra la media, come avvenuto nei giorni passati, possono uccidere”, aggiunge Garyfallos Konstantinoudis, docente al Grantham Institute – Climate Change and the Environment, sempre dell’Imperial College. Secondo lo studio, Milano vanta il triste primato della città col numero di decessi legati al caldo più alto in termini assoluti tra quelle considerate. In termini relativi, invece, davanti a tutte si posiziona Madrid, dove ben il 90% delle morti sarebbe attribuibile all’incremento delle temperature correlato al climate change. A Barcellona sarebbero l’84%; la media delle città analizzate si ferma al 65% (la città della Scala si attesta in questa fascia).

Più morti di un’alluvione (ma nessuno ne parla)

In sintesi, scrivono gli studiosi, il (probabile) bilancio delle vittime del calore legate alla crisi del clima in molte città europee è stato superiore a diversi e recenti disastri, tra cui le inondazioni di Valencia del 2024 (224 morti) e le inondazioni del 2021 nel nord-ovest dell’Europa (243 morti).

Il fatto, aggiungono, è che – però – delle morti legate al caldo estremo si parla poco, quasi per nulla. Le notizie finiscono nelle pagine di cronaca con il taglio della curiosità, più che con quello della strage. Le temperature alte vengono considerate un’anomalia fastidiosa, insomma, un fenomeno ricorrente che induce giaculatorie, e poco altro. Invece uccidono in silenzio, soprattutto gli strati sociali più svantaggiati. Se poi vi si sommano gli effetti dell’aria inquinata (sempre Milano, causa posizione geografica, ne sa qualcosa), il conto peggiora.

Come correre ai ripari

Le città dell’Europa occidentale, una delle aree che si sta riscaldando più velocemente al mondo, non sono state pensate per gestire questo tipo di clima. Molte traccheggiano: e si assiste ancora a errori urbanistici incredibili, come alcune fermate della linea 4 della metropolitana meneghina, con piazze completamente prive di alberi dove la temperatura al suolo è arrivata a 47 gradi per il fenomeno delle isole di calore. “Ma anche dove si sta facendo qualcosa, l’aumento rapido delle temperature ha più che compensato le contromisure, rimarca il ricercatore Pierre Masselot, della London School of Hygiene and Tropical Medicine. L’innalzamento precoce della colonnina di mercurio, schizzata in alto a inizio estate, peraltro non ha consentito all’organismo di adattarsi con i tempi fisiologici.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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