Secondo Iliad, “il fenomeno dello spoofing rappresenta un aspetto tecnico di un problema più ampio, legato a una filiera commerciale che genera e monetizza contatti attraverso modalità ingannevoli”. In questo contesto, l’operatore evidenzia la “necessità di interventi volti a contrastare il modello operativo alla base di tali pratiche” e richiama anche l’attenzione sulla “responsabilità degli attori coinvolti nella catena commerciale”, sottolineando come “l’utilizzo di contatti ottenuti in modo scorretto possa incidere negativamente sulla tutela dei consumatori e sulla trasparenza del mercato”.
Scettiche associazioni dei consumatori
In attesa di toccare con mano ciò che accadrà di qui ai prossimi mesi sulla reale efficacia dell’operazione c’è chi esprime scetticismo. Lo fanno alcune associazioni di consumatori. Secondo l’Unione nazionale consumatori, le misure non sono che un “palliativo” poiché i call center irregolari potrebbero aggirarle anche a causa delle differenze normative tra Paesi.
Per Assoutenti è presto per cantare vittoria: “Occorrerà attendere novembre, quando scatterà il blocco anche per le finte numerazioni di rete mobile, per capire se la misura determinerà reali benefici per gli utenti. Per adesso l’unica strada per combattere realmente il teleselling selvaggio risiede nell’applicazione concreta dell’articolo 66 quinques del Codice del consumo, che rende nulli i contratti non richiesti dai consumatori, una tutela sostanziale a valle che va applicata con rapidità ed efficienza“, sottolinea il presidente Gabriele Melluso.
Secondo il Codacons le nuove regole sul telemarketing “non fermeranno il fenomeno delle telefonate commerciali”. Nel ricordare che il settore del telemarketing in Italia genera un giro d’affari da 3 miliardi di euro all’anno, con 2.035 call center attivi e quasi 80.000 addetti, l’associazione evidenzia che “accanto agli operatori legali vi è un sommerso di call center ubicati all’estero che operano nella più totale anarchia, violando le norme di settore e la privacy dei cittadini. Al punto che, nonostante i 32 milioni di utenti iscritti ad oggi al Registro pubblico delle opposizioni, ogni italiano riceve in media ogni settimana dalle 5 alle 8 telefonate commerciali, che portano a circa 15 miliardi il numero complessivo di chiamate indesiderate registrate in un anno nel nostro Paese”. E se in passato la maggior parte delle chiamate era legato a proposte di forniture telefoniche o di luce e gas stanno aumentando vertiginosamente quelle in cui si promuovono investimenti finanziari o in bitcoin “col rischio di far perdere ingenti somme ai consumatori”. Il Codacons accende i riflettori sul fenomeno della falsificazione delle numerazioni chiamando dall’Italia e sulle chiamate commerciali che usano prefissi stranieri. “E vanno considerate le contromisure che saranno adottate dai call center illegali, i quali utilizzano tecnologie sempre più sofisticate per aggirare blocchi e divieti e colpire gli utenti”, conclude l’associazione.
La questione dei call center
Nel mese di maggio l’Antitrust ha avviato, anche grazie all’attività investigativa svolta dalla Guardia di Finanza, sette procedimenti istruttori nei confronti di società di call center che promuovono la conclusione di contratti nel settore dell’energia – Action, Fire, J.Wolf Consulting e Noma Trade – e nel settore delle telecomunicazioni – Entiende, Nova Group e My Phone.